Il Piemonte delle fortezze, un viaggio sulle Alpi - InformaCibo

Il Piemonte delle fortezze, un viaggio sulle Alpi

di Informacibo

Ultima Modifica: 17/03/2022

In Valle Stura si rimane colpiti dall’imponenza del Forte di Vinadio, detto anche Forte Albertino. Fu eretto nel 1834 in posizione strategica, tale da poter tenere sotto controllo le circostanti valli confinanti con la Francia. Ora è sede di eventi culturali e col Forte di Fenestrelle e il Forte di Exilles è uno dei più significativi esempi di struttura difensiva dei confini piemontesi.  

La storia di queste costruzioni militari, risale a secoli fa.  Da fonti storiche si rileva che la costruzione del Forte di Exilles, in Val di Susa, iniziò nel 1155. Il forte, dopo cruenti battaglie, fu occupato alternativamente dai Savoia e dai Francesi. Ai nostri giorni, finalmente destinato a scopi pacifici, al suo interno si trova il  Museo nazionale della Montagna dove, nello spazio delle Cannoniere, si può visitare  l’ “Area museale delle Truppe Alpine” dove, protette da bacheche, sono esposte su manichini in pietra 44 uniformi che ripercorrono la storia del corpo militare degli Alpini. L’insieme è commovente e molto suggestivo.

Non può passare inosservata in Val Chisone, presso Sestriere, la lunga muraglia che sale la cresta della montagna, percorsa nel suo interno da una scala coperta di quattromila gradini che si inerpicano per tre chilometri lungo il fianco del monte. Si tratta del Forte di Fenestrelle, considerato “patrimonio dell’umanità”, tutelato dall’Unesco. 
C’è un  avvincente volume che illustra le bellezze monumentali e naturalistiche delle valli alpine piemontesi e delle Alpi liguri. Porta il titolo “Il Piemonte delle Fortezze : itinerari delle fortezze alpine” distribuito dalla Associazione Val Susa e Valli Pinerolesi. Nel volume sono indicati  interessanti percorsi che rientrano nell’azione intrapresa dalla Regione Piemonte per la promozione del territorio alpino. Le “fortezze sabaude” sono veri complessi monumentali delle Alpi piemontesi ricche di tradizione. Attualmente sono adibite ad esposizioni, a teatri itineranti, concerti di musica classica ed etnica, mostre e conferenze. Le rievocazioni storiche, attraverso effetti luci e suoni evocano i pensieri, le attese del soldato e coinvolgono il turista emotivamente. Queste fortezze costituiscono un forte richiamo per il turismo nazionale e internazionale. Le fortezze  ci fanno rivivere non solo la nostra storia , ma la storia individuale delle migliaia di uomini che in quei luoghi hanno vissuto, i loro sogni, le loro speranze, le loro angosce.

Non è da trascurare anche l’aspetto faunistico che sicuramente è un grosso richiamo. Al Colle dell’Assietta a 2472 metri, con l’aiuto di un buon binocolo, si vedono i camosci. Erano su un costone a picco stagliati contro il cielo ed osservarli  è stato uno spettacolo indimenticabile. Il camoscio si riconosce dalle corna verticali con le punte rivolte all’indietro. Il suo corpo, coperto da un pelo corto e ruvido,  appare massiccio, sorretto da arti robusti e zoccoli stretti e si muove agilmente tra le rocce. Vivono in branco e dopo la  stagione degli amori, il piccolo camoscio, che nasce in primavera, miracolosamente dopo poche ore si regge sulle zampe e saltella.


Gli itinerari di queste vallate, ricche di tradizioni e di gusto, sono facilmente accessibili in quanto è stato costituito  un consorzio composto da alberghi, da agriturismi e ristori che rende più agevole la conoscenza della zona.  Sono preziosi, idilliaci luoghi dove trascorrere in relax una giornata serena,  in estate  lontano dall’afa di pianura, magari con una felpa  sulle spalle, d’inverno seduti all’interno al riparo dal freddo, avvolti dal calore delle stufe, confortati  da una zuppa caldissima.  Sono infatti le anonime baite e locande  delle valli montane a proporre una cucina regionale di eccezionale qualità.   Proprio in questi rifugi è possibile assaporare specialità, vere gemme del gusto. Non c’è da stupirsi se una regione in cui l’allevamento riveste un ruolo tanto importante sia ricchissima di formaggi di ogni tipo,  forma e sapore. La  Toma è il formaggio per eccellenza dell’alto Piemonte, con origini che si perdono nella notte dei tempi.  Molti  formaggi “scendono anche a valle”, mentre nei ristori si possono assaporare prodotti locali  quali  il Brus. Si produce partendo da avanzi di formaggio di vario tipo sia a  pasta dura che molle, amalgamandoli fra loro e ponendolo a fermentare in vasi di terracotta.  I tomini elettrici sono una carica da schianto.  Il Serass del fen è così chiamato perché nella salamoia si mischiano acqua, sale ed erbe provenienti dai pascoli di montagna e si fa stagionare sul fieno che conferisce al prodotto un peculiare aroma.   Sono  alcuni dei formaggi di alpeggio prodotti dai maestri dell’arte casearia, i margari. Altre prelibatezze della Val di Susa sono il  Prosciuttello,  il Pane di Chianocco, la Salsiccia di Cavolo, la Toma dl Lait Brusc.   

Un piemontese doc, nelle zone montane non esita a lasciarsi coinvolgere da un condimento speciale: la Bagna Càuda. Sapidissima salsa di olio, acciughe, aglio, portata in tavola sul fornelletto che la mantiene a temperatura elevata dove si intingono verdure crude, cardi, peperoni, cavoli verza tagliati a strisce. E’ un piatto tradizionale dal gusto forte e inconfondibile, anche se ben due degli ingredienti che lo compongono – l’olio e le acciughe – non sono sicuramente prodotti piemontesi. La  Bagna Càuda è una storia di scambi fra due regioni vicine, la Liguria e il Piemonte. Trae origine dalle vie del sale, anticamente un bene prezioso, tanto da essere oggetto di contrabbando. Il sale serviva per dare sapore ai cibi in cucina, per conservare la carne, come disinfettante nelle pulizie, per conciare le pelli ed altro.  Genova ne aveva il monopolio e lo sottoponeva al dazio ed a gravosi orpelli. Creata la legge, trovato l’inganno: le storie popolari raccontano che per sfuggire ai gabellieri si nascondeva il sale nei barili coprendoli  con un abbondante strato di acciughe.  Con la scomparsa del monopolio si cambiò rotta: non più sale sotto le acciughe, ma acciughe sotto sale. Gli agricoltori della Val Maira, terminati i raccolti, attraverso impraticabili e poco conosciuti sentieri, partivano per la Liguria con il loro carrettino di frassino riportandolo carico di acciughe da rivendere in loco e nella vicina Lombardia. La bagna càuda è un intingolo conviviale: richiede  l’abitudine di sedere in circolo intorno alla  scionfeta – un piccolo contenitore alimentato da un lumino  che tiene caldo il condimento ed inzupparvi verdure. Ormai non esiste ricorrenza dove non venga esaltato questa pietanza, cosicché la  Bagna Càuda è diventato  un piatto celebrativo.

 Il Piemonte è fra le regioni italiane più ricche di vini rossi, corposi robusti: non può mancare un inchino al  “regale” barolo. Andar per fiere e sagre, significa assaggiare il rarissimo vino del ghiaccio o l’Elgovitto, acquavite di altissima qualità, tutti prodotti di vitigni autoctoni unici al mondo. L’Avanà, vitigno molto raro e antico è presente in Val di Susa da molti secoli e viene sfruttato per la vinificazione del vino del ghiaccio. I vini di montagna, detti anche “vini estremi” hanno particolari caratteristiche organolettiche: mantengono intatti aromi e profumi e sono  ricchi di minerali grazie a terreni molto sciolti, addirittura rocciosi.

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Capo Redattore