Lettera aperta di Bartolo Ciccardini ai propri aderenti - InformaCibo

Lettera aperta di Bartolo Ciccardini ai propri aderenti

di Informacibo

Ultima Modifica: 08/01/2013

Cari amici,

avevo una grande voglia di fare a tutti voi, uno per uno, un caldissimo augurio, come facevano gli antichi romani, di fortuna e di felicità: “Che sia per voi un anno felice e fortunato”.
Ma ho aspettato, perché questo non è un anno in cui ce la possiamo cavare con dei semplici auguri.

Questo è l’anno della verità, l’anno in cui si decide se l’Italia esiste ancora, se l’Europa è ancora il nostro continente, se facciamo parte della civiltà occidentale o se siamo tornati ad essere un’espressione geografica, divisa in tanti piccoli stati, impotente, irrilevante, al servizio di padroni stranieri. Con alcuni di voi parliamo da più di trent’anni ed insieme abbiamo fatto qualcosa di importante per il nostro Paese.
Ma non è il caso di parlare di quello che abbiamo fatto, di quello che abbiamo realizzato, dei nostri risultati, della più importante impresa dell’Italia del secolo scorso: la diffusione della cucina italiana in tutto il mondo.


Avete costruito un impero e rischiamo di perderlo.

Mi accorgo che quello che ci siamo detti fra di noi a questo proposito potrebbe riassumere la storia italiana. L’Italia uscita stremata, umiliata, lacerata da una guerra, aveva compiuto un miracolo, diventando la quinta potenza mondiale: il miracolo italiano.

Poi qualcosa si è bloccato. I volenterosi entusiasti sono stati sostituiti dagli affaristi imbroglioni. Ciascuno ha cominciato a chiedere qualcosa in più dall’Italia e chi più aveva più voleva, usando tutti i mezzi. Abbiamo visto abbandonare i programmi costruttivi e cercare solo le occasioni per sprecare il denaro.
La storia di Ciao Italia (Associazione dei Ristoranti italiani nel Mondo) è istruttiva: abbiamo proposto all’inizio degli anni ’90 una grande rete di cooperazione e di distribuzione. L’Italia aveva i prodotti alimentari migliori del mondo, rischiava di vendere le aziende agli stranieri, era alla mercè delle reti di distribuzione altrui.

Cosa ci voleva per fare una grande rete di distribuzione, un’alleanza fra i produttori e gli utilizzatori finali, i ristoratori? Cosa ci voleva per fare grandi reti cooperative per garantire i prodotti e per lanciarli sul mercato? Che cosa ci voleva per fare dei nostri ristoranti delle botteghe-scuole per i giovani italiani? Che cosa ci voleva per unire col franchising i ristoranti italiani in Italia con le loro nuove scoperte ed immaginazioni per trasferire all’estero la loro scienza, come aveva fato la generazione precedente?
Ci voleva solo intelligenza, coscienza civile ed onestà.

Abbiamo visto i consorzi di produttori diventare organismi burocratici parassitari, che spendevano male soldi italiani e soldi europei, incapaci di unirsi per affrontare assieme il mercato mondiale.
Abbiamo visto creare enti inutili con spese altissime, come Buonitalia. Li abbiamo visti aprire e chiudere, riaprire e richiudere. Abbiamo visto ICE ed ENIT diventare baracche inutili, con dirigenti malfamati.
Abbiamo visto le grandi organizzazioni produttive diventare strutture corporative parassitarie, nate solo per sfruttare i sussidi statali. Abbiamo visto una serie di Ministri dell’Agricoltura, da Pecoraro Scanio in poi, incompetenti, inabili e complici (con una sola eccezione: Alemanno ha cercato di fare una cosa giusta ed è stato tradito dalle persone a cui l’aveva affidata!).

C’era un Comitato per la Valorizzazione della Ristorazione Italiana all’estero. Aveva funzionato per un certo periodo e poi era stato chiuso. Ne fu annunciata la ricostituzione dal Ministro De Castro, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sotto la pressione del nostro X Congresso. Non fu mai riunito. Ricorremmo all’Avv. On. Publio Fiori, perché fosse riunito, com’era nel nostro diritto. Ci comunicarono che era stato sciolto per risparmiare le spese e per semplificare la burocrazia, quando non era mai costato un soldo e non aveva mai chiesto una lira in bilancio. Il capo di gabinetto del Ministro (e presidente del Comitato che non avrebbe mai convocato) è stato arrestato per aver speso milioni in programmi e modalità che sono in mano ai giudici ed ai tribunali.

Perfino il voto degli italiani all’estero è stato disonorato ed inquinato dai mascalzoni.
Così, l’Italia che lavora, l’Italia che si sacrifica, l’Italia che costruisce, che fa la scienza, che è amata nel mondo, viene condannata a morte.
L’augurio mio, cari amici, è che l’Italia si risvegli, torni a premiare l’onestà ed il lavoro, torni ad essere sobria ed onesta, torni ad essere l’Italia del miracolo.

Torniamo tutti a fare bene le cose. Ed anche per quello che riguarda Ciao Italia, non aspettatevi che qualcuno faccia il lavoro per voi, ma datevi da fare per costruire nuovamente il vostro Club, il vostro modo di stare insieme, il vostro modo di essere colleghi, senza gelosie e senza inimicizie, ma con l’unico scopo di rappresentare il lavoro che avete fatto, la cultura italiana che avete difeso e diffuso, il vostro onore di italiani nel mondo.


Il Presidente

Bartolo Ciccardini

31 dicembre 2012

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L'Autore

Capo Redattore