Milano Expo 2015: Leonardo da Vinci, un illustre vignaiolo - InformaCibo

Milano Expo 2015: Leonardo da Vinci, un illustre vignaiolo

di Informacibo

Ultima Modifica: 25/08/2015

Imprevedibile Milano. Chi avrebbe pensato dopo  cinque secoli di scovare il pieno centro della città la vigna di Leonardo?  Non un Leonardo qualunque, ma quello più che celebre, che tutti al mondo conoscono,  tuttora nostro maestro: Leonardo da Vinci (1452-1519), uomo di ingegno, di inimitabile talento, considerato uno delle più grandi menti dell’umanità. Ha coltivato parallelamente pittura, scultura, architettura, ingegneria, disegno, medicina. Sicuramente un animo spinto da infinite curiosità. Oltre tutto questo lo abbiamo scoperto vignaiolo.

La vigna si trova nel giardino di Casa degli Atellani, un elegante dimora quattrocentesca  situata in corso Magenta 65, in centro città.  Il palazzo e il giardino sono visitabili tutti i giorni e donano un fascino ineguagliabile che coinvolge fantasia, storia, percorso di vita secolare.

Leonardo nacque a Vinci in Toscana e trascorse molti anni a Firenze che gli fu maestra. Nel 1482 si trasferì a Milano alla corte degli Sforza dove visse per venticinque anni  realizzando le sue opere più famose, tanto da legare indissolubilmente il suo nome alla città. All’inizio del proprio soggiorno in quella Milano che tanto ama l’artista,  Leonardo dovette sentirsi “straniero”. Con ogni probabilità lui che proveniva da Firenze dove si parlava il “vulgare” di Dante, dovette imparare persino il dialetto meneghino. Conquistò la città, seppe affermarsi ed inserirsi in società  tanto da desiderare di ottenerne la cittadinanza.
All’epoca Milano era una delle capitali più ricche di Europa: per ottenerne la cittadinanza bisognava però essere proprietari di terreni in città. La vigna fu regalata a Leonardo da Ludovico Sforza,  il Moro, Duca di Milano, nel 1498, quale ricompensa per aver saputo dipingere  proprio quel capolavoro che è il Cenacolo.  
Possiamo quindi comprendere come Leonardo dovesse essere orgoglioso della sua proprietà alla quale riservava cura e dedizione. Si appassionò moltissimo al lavoro di  vignaiolo, anche per staccarsi dal “genio” Leonardo, celeberrimo pittore, scienziato ed inventore. Trovava relax ed interesse lavorando la sua vigna e  si faceva il vino da sé. Mentre ora la vigna è in centro città, con tanto di metropolitana a due passi, all’epoca la proprietà si trovava in periferia e doveva essere più estesa dell’attuale come specificato nel “Codice Atlantico” custodito alla Biblioteca Ambrosiana, dove si legge “cento braccia di larghezza e 294 di lunghezza” all’incirca sessanta metri per centosettantacinque. I tempi tranquilli hanno sempre avuto scarsa durata e anche all’epoca accaddero avvenimenti tragici: la Francia invase il Ducato di Milano e Ludovico il Moro fu fatto prigioniero. Leonardo lasciò Milano e trascorse sette anni tra Mantova, Venezia, Firenze e Urbino.
Conservò la vigna, che venne affittata a Pietro di Giovanni Caprotti, persona di fiducia che la custodì. Ritornò a Milano nel 1507 e continuò a godere della sua proprietà. Purtroppo gravi sentori di guerra e l’età che inesorabilmente avanzava, lo indussero ad accettare l’ospitalità di Francesco I°, re di Francia e si trasferì al Castello di Amboise, dove morì nel 1519.   

La vigna divenne proprietà di Giambattista Villani suo fedele servitore e di un ex allievo Gian Giacomo Caprotti detto il Salaì.

Trascorrono quattro secoli durante i quali la proprietà passò più volte di mano. In fondo al giardino la vigna continuò a vivere fino al 1943 quando venne distrutta da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale. Disastro totale. Venne dimenticata: ma grazie alla tenacia ed alla dedizione di un appassionato enologo, scrittore e giornalista, Luca Maroni, il vigneto in questi ultimi tempi è stato ricostruito. Lavoro non indifferente: Luca Maroni coinvolse i proprietari, gli studiosi, la Fondazione Portaluppi. Il progetto ottenne il sostegno dell’ Università di Mllano, venne patrocinato dalla Confagricoltura e da Expo 2015.
Con tanta buona volontà si iniziò a cercare sotto terra, dove il fuoco dell’incendio non era arrivato e si scovarono le radici delle viti di 500 anni fa. Da alcuni frammenti si riuscì ad identificarne il DNA. La specie più simile è risultata essere la Malvasia bianca aromatica di Candia.  Se ne è trovata una copia perfetta sui colli piacentini che presenta un corredo aromatico molto ricco e complesso: lo stesso vino che beveva Leonardo.
Storia e realtà: rispettando la disposizione dei filari originali la vigna è rinata e la certezza di un tale successo, fa sognare. Lasciamo tutto lo spazio necessario agli enologi ma, tirando le somme, sappiamo che prossimamente la vigna di Leonardo avrà una  nuova vendemmia.  


Una visita perfetta potrebbe includere oltre Santa Maria delle Grazie, l’Ultima Cena, la Vigna di Leonardo anche il “Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci”, che si trova a due passi, museo che Milano ha dedicato al genio. E’ situato nell’antico monastero di San Vittore al Corpo in via San Vittore 21 (tel. 02.485551) e possiede la più grande collezione al mondo di modelli di macchine realizzati a partire dai disegni di Leonardo da Vinci. Comprende pure una biblioteca di 42.000 volumi su argomenti scientifici e tecnici, tra i quali mille titoli dedicati appunto a Leonardo. 

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Capo Redattore