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Verona e il Carnevale

di Informacibo

Ultima Modifica: 15/02/2022

Verona generalmente fa parlare di sé come la città dell’amore.
Ma, in sordina è anche una città ricca di avvenimenti, alcuni proprio vicini per via del Carnevale. La tradizione del Carnevale di Verona risale al 1531. Quell’anno in città incombeva una grande carestia tanto che i fornai, a causa dell’aumento del prezzo della farina, sospesero la produzione e la vendita del pane.
Il popolo inferocito si riversò in piazza facendo razzia di pane, grano ed ogni cosa. La rivolta fu scongiurata in quanto alcuni cittadini danarosi affrontarono la spesa per la distribuzione di pane, alimento indispensabile.
ra questi, un facoltoso medico, Tomaso da Vico stabilì in testamento un lascito di denaro tale da permettere di distribuire ogni anno agli abitanti del quartiere di  San Zeno pane, vino, burro, formaggio e farina per preparare gli gnocchi nel giorno di venerdì grasso. La tradizione percorse  i secoli tanto che a Verona l’ultimo venerdì di Quaresima è ancora chiamato Venerdì Gnocolar.

Si è fatto tesoro di tale mito tanto che nella sfilata carnevalesca sono simboleggiate maschere rappresentanti i vari rioni: il Papà del Gnoco (quartiere San Zeno), il Simeon de l’Isolo (quartiere Veronetta), il Duca della Pignata e il Dio dell’Oro (quartiere Santo Stefano), il Principe Reboano de la Concordia (quartiere Filippini), il Sor de la Spianà (quartiere Stadio), il Duca della Pearà (quartiere Indipendenza Santa Lucia) ed altri. Il tutto rallegrato da ben ventiquattro carri allegorici al seguito del Carro dell’Abbondanza, bande musicali, majorettes.

La sfilata si terrà venerdì 5 febbraio ed a fare gli onori di casa sarà il Papà del Gnoco. Sabato pomeriggio si potrà godere della regata storica sul’Adige dove il Principe Reboano col suo seguito discenderà in canoa il fiume per sbarcare al porticciolo della Dogana. Domenica mattina la manifestazione si sposterà sul Liston di piazza Brà per invadere gli altri quartieri storici. La festa del Luni Pignatar si svolgerà lunedì nel rione Santo Stefano con la distribuzione di minestrone e tanta musica. Pare che il Duca della Pignatta ai tempi fosse personaggio molto abbiente e che tanta ricchezza provenisse dall’aver trovato in un bosco una pignatta colma di monete d’oro. I festeggiamenti si protrarranno fino al martedì grasso nel quartiere di Porto San Pancrazio e proseguiranno fin a notte fonda. Il primo giorno della Quaresima verrà ricordato nella frazione di Parona con la Festa della Renga.

Verona in tali circostanze mostra il suo lato ghiotto. L’aringa  a Parona è diventata la regina di una festa popolare che attira gourmet ed appassionati, la Festa della Renga.  Ogni famiglia considera il proprio “vasetto di renga” il migliore e da sempre le massaie lo conservano  nello scaffale di cucina. E’  una  particolare salsa che ha come base un impasto di  aringa marinata, le sue uova, patate, olive e capperi.  Gustosissimo è il  paté di “renga”.  Dà il massimo del gusto se  spalmato sui crostini, appena abbrustoliti, caldi,  da servire con gli  aperitivi.  E’ una crema di calda tonalità nocciola molto  saporita, preparata in due versioni, una più piccante, l’altra più delicata dove il gusto salato del pesce si stempera nell’aroma di peperoni dolci, capperi, ovviamente  tutto in olio biologico insaporito con poche foglie di prezzemolo.

 Durante la sagra, l’aringa affumicata e marinata viene servita con la polenta brustolà, abbrustolita, in una coreografia di spettacoli rallegrati dal corpo bandistico: l’ultima trasgressione carnevalesca, prima di entrare in Quaresima. La tradizione della “renga” ha una vecchia storia. Risale a secoli addietro  quando i burchieri, provenienti  dai Mari del Nord Europa,  sostavano lungo l’Adige con i loro prodotti essiccati, e vendevano ad osti e locandieri  l’aringa affumicata.

Ora questa gustosa salsa, da tradizione locale, punta a farsi conoscere su tutte le tavole dei buongustai.  Dall’amore per la buona cucina, la genuinità dei prodotti ed una  esuberante  creatività nacque l’idea di commerciare la “renga”.   Il risultato doveva essere “super”,  un prodotto genuino, profumato, saporito ed anche tradizionale. Già nel 2006 si producevano quattromila vasetti di renga l’anno, ormai sono arrivati a quantità da laboratorio artigianale. Ovviamente la ricetta di questa leccornia, che richiede una preparazione lunga e laboriosa – la renga marinata –  è segreta:  non è stata mai svelata. Possiamo dire che la renga ha spiccato un salto: da modesta produzione locale è entrata in sagre, manifestazioni, in moltissimi ristoranti ed è commercializzata nei  supermercati  su tutto il territorio nazionale.

Altra salsa antichissima (si sostiene risalga a Rosmunda ed  Alboino), la pearà, è a base di pappa di pane, midollo, brodo e pepe, studiata per accompagnare i bolliti.  L’alternanza è la salsa di melograno  che si gusta con la tacchina lessata.

La storica Riseria  Ferron,  considerando che “el riso nasse ne l’acqua e ha da morir nel vin” , provvede a fornire Violone Nano Veronese Igp per golosi piatti di “risotto alla renga”  resi ancora più gustosi da un buon bicchiere di Rengarol rosso della Cantina di NegrarVerona è il cuore dell’enologia veneta ricca all’inverosimile di vini da nomi altisonanti quali il Soave Superiore, il Recioto di Soave, il Bardolino Classico Superiore, il Recioto di Valpolicella, l’Amarone.

Fra tante prelibatezze, come non citare fra i  “fine tavola” lo strudel, i zaleti di polenta, i biscotti detti baicoli e, proveniente dalla  “offella d’oro”  una antenata di tutto rispetto,  il dolce classico di Verona,  il Pandoro, così  conosciuto ed apprezzato da non richiedere presentazione. 

Un pensiero va anche ad una torta a forma di zuccotto giallo ad imitazione della  polenta,  ornato con uccellini di cioccolato “polenta e osei”: piatto bello da vedere, buono da gustare. 

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Capo Redattore