Cantine Cusumano verso la vendemmia e i 20 anni di vita. Progetti futuri e identità - InformaCibo

Cantine Cusumano verso la vendemmia e i 20 anni di vita. Progetti futuri e identità

"Per il ventennale, stiamo organizzando in Sicilia un evento al quale inviteremo tutti gli importatori del mondo. E ci abbracceremo"

di Emanuele Scarci

Ultima Modifica: 20/08/2020

Che cosa manca a Cusumano, produttore di tanti vini? “Non tanti – obietta Diego Cusumano, fondatore, insieme al fratello Alberto, della cantina di Partinico -. Su 5 tenute facciamo 12 vini unici. E in più abbiamo la cantina Alta Mora sull’Etna che produce i 2 cru e i classici bianco e rosso e il rosato Doc”. In tutto sono 17.

I due cru nascono dalle terre scure del vulcano: sono il Feudo di Mezzo Etna rosso Doc (Nerello mascalese in purezza, tre ettari di vigneto coltivato ad alberello ad una altitudine di 650 metri) e il Guardiola Etna rosso (Nerello mascalese in purezza con vigneti di 150 anni coltivati ad alberello a 800-1.000 metri).

Diego e Alberto Cusumano
Diego e Alberto Cusumano

“Le quote elevate e il terroir dell’Etna – commenta Cusumano – consentono al Nerello mascalese di maturare più lentamente, generando nell’acino una fitta trama di tannini e profumi particolari”.

Cusumano produce vini eleganti e identitari in cinque tenute: Ficuzza a Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo; San Giacomo a Butera (Caltanissetta); Presti e Pegni sulle colline di Monreale; Monte Pietroso a Monreale e San Carlo a Partinico.

cantina Cusumano Presti e Pegni
Presti e Pegni, a Monreale


Nel 2013 la famiglia Cusumano ha creato il brand Alta Mora e mettendo sotto un unico cappello le contrade di Guardiola, Pietramarina, Verzella, Feudo di Mezzo e Solicchiata sull’Etna.

Viaggio sensoriale


“Il legame che unisce ogni vino alla propria terra d’origine è un legame profondo e indissolubile – spiega Cusumano – che definisce l’essenza del vino stesso. Partendo da questa consapevolezza, abbiamo voluto rendere visibili e palpabili sulle nostre bottiglie le più intime sfumature delle terre siciliane”.

Poi inizia il racconto: “È tutto cominciato con Francesco, nostro padre, nel 2000. Sapevamo che non c’era una sola Sicilia, ma tante Sicilie del vino. Per questo siamo andati in cerca di terreni diversi, con caratteristiche proprie. Abbiamo cominciato vicino a Partinico, dove c’era già la cantina. È stata la scelta più naturale. La prima tenuta acquisita è stata Tenuta Ficuzza, a Piana degli Albanesi. Una Sicilia di montagna tra Palermo e Corleone. Da lì siamo arrivati a Butera, dove oggi c’è Tenuta San Giacomo e dove da un terreno bianco come un torrone produciamo il nostro Nero d’Avola Sàgana. Poi siamo arrivati a Presti e Pegni, a Monreale, di nuovo vicino a Palermo, e Monte Pietroso. Intanto il nostro mercato cresceva”.

E’ le uve di proprietà? “E’ stato un passaggio naturale – risponde Cusumano -. Avevo il cruccio di fare i vini Cusumano solo con i nostri vigneti. Mio padre ha prima avallato questa scelta e poi l’ha spinta e incoraggiata. Dopo, aver conosciuto l’enologo piemontese Mario Ronco ha chiuso il cerchio. Ci ha trasferiti questa cultura della vigna. E da lì, day by day è iniziato questo processo che è arrivato fino al primo ventennio di Cusumano”.   

Il valore dell’abbraccio

In questi 20 anni mentre Alberto si occupava della produzione, Diego viaggiava, portando i vini Cusumano in giro per il mondo. “Abbiamo rinnovato la cantina, rendendola sempre più funzionale per valorizzare l’uva che proviene dai vigneti, secondo le indicazioni di Ronco. Abbiamo tenuto sempre chiaro in mente un principio: usiamo solo l’uva che viene dai nostri vigneti. A ciascuna vigna dedichiamo tutto il tempo di cui ha bisogno. La fretta non esiste. Ogni vendemmia è una scommessa: se raccogli l’uva troppo presto, si perde in qualità. Se la raccogli troppo tardi, rischi di giocarti tutto. Devi essere attento, e anche un po’ folle, per trovare il momento giusto”.

L’anno prossimo l’impresa doppierà la boa dei primi 20 anni di vita. “Il covid – conclude Cusumano – ci ha fatto capire quanti problemi generi la lontananza e il distanziamento e quanto sia invece importante abbracciarsi. Per questo, per il ventennale, stiamo organizzando in Sicilia un evento al quale inviteremo tutti gli importatori del mondo. E ci abbracceremo”.

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