La Bandiera, il ristorante stellato sulle colline pescaresi tra la Majella e il Gran Sasso - InformaCibo

La Bandiera, il ristorante stellato sulle colline pescaresi tra la Majella e il Gran Sasso

A Civitella Casanova la cucina maschia e femmina salva anima e sapore. Ingredienti ruspanti e tecnica perfetta per i piatti abruzzesi. L'imbarazzo della scelta in una recenzione di Camillo Langone

di Donato Troiano

Ultima Modifica: 29/12/2020

Sarà una gradita sorpresa essere ospiti dello chef Marcello Spadone nel ristorante di famiglia sulle colline pescaresi tra la Majella e il Gran Sasso.

E in questi giorni di festa ve la raccontiamo così, con queste righe.

Nel tempo il locale si è trasformato da trattoria di campagna in un ristorante stellato di Alta cucina. Tutto qui a Civitella Casanova è preparato per trasmettere al commensale calore, gusto e buona cucina territoriale.

Molto attraente e graziosa la “terrazza naturale” esterna del locale dove, nel periodo estivo, si può gustare la frescura di questo posto a poco più di mezz’ora da Pescara.

Ma è la cucina e  “L’amorevolezza di una famiglia (Marcello Spadone, mamma Bruna, i figli Mattia e Alessio) tale da ingentilire – e impreziosire – un paesaggio naturale e umano spettacolare nella sua asperità. Anima antica, storie contadine, sapori calibrati all’essenza. Con sapienza, tecnica d’avanguardia. E tanta poesia, perchè no. Un dono, che gli Spadone hanno imparato a tramandarsi”, come ha scritto tempo fa, su queste pagine, Jolanda Ferrara.

La famiglia Spadone 

Leggere qui, l’articolo, “Marcello, Buona, Alessio e Mattia Spadone, una Bandiera di famiglia).

E poi in questo periodo di fine anno nei nostri archivi abbiamo ritrovato una simpatica recensione di Camillo Langone scritta il 28 giugno del 2007 che offriamo ai nostri lettori. Lo facciamo anche per ricordare che il bravo Camillo era, tanti anni fa, ospite fisso di Informacibo con tante noterelle di costume ed articoli ripresi dal “Il Foglio” nella sua guida “maccheronica”.

La Bandiera – La cucina maschia e femmina salva anima e sapore. Ingredienti ruspanti e tecnica perfetta per i piatti abruzzesi. L’imbarazzo della scelta di Camillo Langone

su Il Foglio

I migliori navigatori faticano a raccapezzarsi nel groviglio di stradine che circonda la Bandiera.

E’ la seconda volta che ci veniamo ma anche fosse la ventesima l’impressione di perdersi sarebbe la stessa. Marcello Spadone, cuoco e titolare ma soprattutto snob abruzzese, non fa nulla per aiutare il cliente in difficoltà. Non si degna nemmeno di rimettere a posto il cartello indicatore situato all’incrocio decisivo, caduto a terra da tempo.

Però vale la pena perché la Bandiera pare sia il miglior ristorante della regione.

Non per l’estetica dell’edificio: meglio l’interno, con travi a vista, camino, grandi vasi di ceramica… Non per le modalità di presentazione del cibo: alcune sono datate (i cucchiaini), altre sono scomode (piatti quadrangolari e senza bordi fatti apposta per sporcarsi i pantaloni).

L’Abruzzo è regione di sostanza e alla Bandiera il cibo è di grande soddisfazione. Ingredienti ruspanti con tecnica sopraffina, raro connubio.

Spadone sa distinguere la perfezione dal perfezionismo e così salva il sapore e l’anima. (Del Reale di Rivisondoli, altro rinomato ristorante abruzzese, ricordiamo invece una poco abruzzese tendenza all’evaporazione del gusto, ma è passato del tempo, magari adesso è migliorato come dicono.) 

La Bandiera primeggia nella cucina d’orto e di cortile e lo si capisce subito dalla deliziosa polpetta di formaggio, che arriva da sola, e dagli antipasti in carta, che invece vanno ordinati: la galantina di gallina coi sottoli, l’uovo in camicia sulla  panzanella, la fracchiata, la strapazzata… Lessico adorabile.

Siamo in quattro ma i primi invitanti sono ancora di più e non riusciamo ad assaggiarli tutti. Fra quelli sperimentati la palma va alla zuppa di cipollotti con caciocavallo subacqueo (anche i maccheroni carrati, tipo chitarra, suscitano entusiasmo). Vivo rimpianto per le sagnette ai funghi cardoncelli e per i raviolini di mozzarella con pomodoro e basilico, un’insalata caprese trasfigurata in pasta, chissà.

A questo punto la Bandiera femmina lascia il posto alla Bandiera maschia, degna di un Re Pastore.

E’ il momento delle carni, del ferro e del fuoco, della griglia: il cosciotto di agnello con le patate al coppo (in cucina hanno la brace), i fegatini sempre di agnello (forse un po’ troppo cotti), il vitellone alla pizzaiola, l’agnello mollicato, il gallo nostrano…

Fra i dolci la crema all’Aurum (finalmente si è capito che il dannunziano liquore almeno un utilizzo ce l’ha) e un notevole zabaione col mosto cotto servito in bicchierino a parte.

I massimi vignaioli abruzzesi, Valentini e Cataldi Madonna, li conosciamo a memoria, perciò ordiniamo il Cerasuolo Terre dei Beati, fresco, eccellente, e un Montepulciano Col del Mondo, barricato, generico. Ottimo il servizio a cura di Spadone figlio, per nulla invadente (a noi piace mangiare senza essere guidati, mica siamo ciechi). (recensione del 28 giugno 2007)

La ricetta de La Bandiera L’Arrostigin

L’Arrostigin

Condividi L'Articolo

L'Autore