Nell’Oltrepò pavese: frode in commercio nel settore vinicolo
I carabinieri e la guardia di finanza hanno hanno eseguito 7 misure cautelari e 5 arresti domiciliari
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 23/01/2020
Zucchero e anidride carbonica per trasformare l’acqua in spumante. Si può così riassumere la maxi-truffa che ha coinvolto la Cantina Sociale di Canneto, nell’Oltrepò Pavese, per cui le Forze dell’Ordine hanno disposto 7 misure cautelari e 5 arresti domiciliari.
I provvedimenti sono stati emessi dal tribunale di Pavia su richiesta del procuratore aggiunto Mario Venditti e del pm Paolo Mazza, che hanno coordinato le indagini.
I cinque arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine di prodotti agroalimentari (Doc e Igp), “nonché all’utilizzo e all’emissione di fatture false che servivano a giustificare quantitativi di vini etichettabili con denominazioni pregiate, non presenti in magazzino, e sostituiti dal produttore con vini di qualità inferiore, alterati e destinati alla vendita come vini di tipologie tipiche dell’Oltrepò Pavese”.
A dare il via alle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal sostituto Paolo Mazza, accertamenti eseguiti dopo la vendemmia del 2018, quando fu accertato un notevole “ammanco di cantina”, cioè una differenza tra la quantità fisica di vino presente nei vasi vinari e la quantità commerciale riportata nei registri, che era decisamente superiore (di oltre un milione di litri). Gli investigatori hanno anche eseguito una raffica di perquisizioni tra Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige.
Solo sei anni fa, nel 2014, un’altra inchiesta aveva coinvolto altri produttori vinicoli dell’Oltrepò pavese, accusati di aver prodotto Pinot Grigio senza rispettare i canoni dei marchi Doc e Igt.
Condividi L'Articolo
L'Autore