Rapporto I.T.A.L.I.A. 2019 – Geografie del nuovo made in Italy
L’Italia è il Paese con il maggior numero di riconoscimenti dell’UE per le specialità agroalimentari. Italia primo paese al mondo per siti Unesco
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 10/07/2019
C’è un’Italia che ci piace ed è, forse, anche quella più apprezzata nel mondo. Quella che produce ricchezza e che punta su qualità, innovazione e passione.
Questa Italia di cui essere orgogliosi ce lo racconta il rapporto I.T.A.L.I.A. 2019 – Geografie del nuovo made in Italy acronimo e racconto dell’identità produttiva e sociale italiana – dall’Industria al Turismo, dall’Agroalimentare al Localismo, dall’Innovazione all’Arte e alla Cultura.
E’ realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison con il sostegno di Intesa Sanpaolo, il patrocinio dei ministeri degli Affari Esteri, dell’Ambiente e la collaborazione di Aiccon.
Noi qui ci occupiamo dei settori di stretta “competenza” di Informacibo, agroalimentare e turismo
Agroalimentare
Le eccellenze agroalimentari italiane originano dal sistema primario: agricoltura, silvicoltura e pesca.
La rilevanza di tale sistema riguarda innanzitutto l’occupazione. In Europa, quasi 1 occupato su 10 è italiano: infatti nell’Unione Europea si contano circa 10 milioni di occupati e ben 917mila sono localizzati in Italia. Tra le 5 grandi economie europee, l’Italia è al primo posto per numero di occupati. Al secondo posto si colloca la Spagna con 764mila e al terzo la Francia con 752mila, mentre a maggiore distanza si posizionano la Germania con 617mila e il Regno Unito con 388mila unità.
L’Italia è il Paese con il maggior numero di riconoscimenti dell’Unione europea per le specialità agroalimentari, e in particolar modo per i vini: più di un prodotto certificato su 4 è italiano (una specialità alimentare su 5 e un vino su 3). I prodotti alimentari italiani a denominazione di origine e a indicazione geografica sono 299, di cui 167 Dop e 130 Igp a cui si aggiungono anche 2 Stg.
Nel comparto del vino l’Italia conta ben 526 riconoscimenti, di cui 408 Dop e 118 Igt
In Italia è generato quasi un quinto del valore aggiunto dell’intero sistema agricolo dell’Unione Europea: su un totale stimato pari a 182,3 miliardi nel 2018, l’Italia contribuisce per il 17,7%, la Francia per il 17,6%, la Spagna per il 16,6%, la Germania per il 9,2% e il Regno Unito solo per il 5,9%. Peraltro, la leadership italiana origina da un trend di lungo corso. Nel periodo 2008-2018, l’Italia ha conquistato stabilmente il primo posto in Europa (a parte gli anni difficili 2010 e 2011) in quanto ha sempre superato la Francia, anche se a volte di stretta misura (fonte dati: Eurostat). Il settore agroalimentare si contraddistingue per i suoi risultati straordinari nel commercio con l’estero e si conferma tra i comparti più vitali e dinamici. Le esportazioni di prodotti agroalimentari segnano un nuovo record nel 2018: 41,8 miliardi di euro. L’agroalimentare vale quasi un decimo (9%) di tutte le esportazioni italiane (circa 463 miliardi). Le performance positive sono confermate nel lungo periodo: le esportazioni sono passate da 26,3 miliardi nel 2008 a 41,8 miliardi nel 2018, ovvero sono aumentate di circa 15,5 miliardi (+59%). La crescita è stata pressoché ininterrotta e particolarmente positivi sono i risultati degli ultimi anni (fonte ISTAT).
Turismo
Il turismo continua ad essere una delle principali leve di attrazione del nostro Paese e il contributo diretto del turismo al Prodotto interno lordo dell’Italia, secondo i dati elaborati dal World Travel and Tourism Council (WTTC), ammonta nel 2018 a 99 miliardi di euro (pari al 6% circa della produzione nazionale), mentre se consideriamo anche le ricadute dirette e indirette (prodotti e servizi intermedi, spesa pubblica, investimenti, ecc..) l’intero comparto “viaggi e turismo” arriva a rappresentare il 13,2% del Pil, con un valore pari a 232,2 miliardi.
Scomponendo il Pil generato dal turismo italiano, osserviamo che nel 2018 esso è originato per l’80% dai viaggi di piacere, per un valore di 141,1 miliardi di euro, ed il restante 20% da viaggi d’affari (37,3 miliardi).
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