Sanzioni alla Russia: l’export italiano ha perso 3,6 miliardi
di Informacibo
Ultima Modifica: 28/03/2016
Roma 27 marzo 2016. L'embargo alla Russia ha colpito in misura maggiore le eccellenze italiane. Sia nel senso dei territori, sia come settori merceologici. Secondo dati Istat – rielaborati dalla Cgia di Mestre (i piccoli artigiani)- l'export italiano verso la federazione russa è passato dai 10,7 miliardi del 2013 ai 7,1 miliardi di euro del 2015.
Le sanzioni economiche introdotte nel 2014 dall'Ue nei confronti della Russia e le reazioni di Mosca sono costate al “Made in Italy” 3,6 miliardi di euro. Un crollo di più di un terzo per le esportazioni, che ha riguardato soprattutto le regioni del Nord e del Nord Est.
Solo la Lombardia ha perso 1,18 miliardi, l'Emilia Romagna 771 milioni e il Veneto 688,2 milioni.
Dei 3,6 miliardi di minori esportazioni, 3,5 sono ascrivibili al comparto manifatturiero. I macchinari (-648,3 milioni di euro), l'abbigliamento (-539,2 milioni), gli autoveicoli (-399,1 milioni), le calzature/articoli in pelle (-369,4 milioni), i prodotti in metallo (-259,8 milioni), i mobili (-230,2 milioni) e le apparecchiature elettriche (-195,7 milioni) sono stati i settori dove i volumi di affari hanno registrato le contrazioni più importanti.
E il settore alimentare? I dati difusi all'Expo e quelli della Coldiretti
Nel solo primo bimestre del 2015 le esportazioni alimentari italiane si sono dimezzate (-46,3 per cento). A voler essere precisi, ecco i dati per settore diffusi in un Convegno all’Expo: chi ha risentito maggiormente è stato il mercato delle carni preparate (-83 per cento) e il lattiero-caseario, che si era praticamente azzerato (-97 per cento).
Coldiretti: embargo prodotti agroalimentari
Il primo e piu’ incisivo effetto dell’embargo è stato determinato – afferma in una nota la Coldiretti – dall’embargo totale in Russia per “una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, provenienti da UE, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014. Una misura che – spiega la Coldiretti – è costata direttamente all’Italia 240 milioni di euro nel 2015 per il solo settore agroalimentare. I prodotti agroalimentari Made in Italy piu’ colpiti dall’embargo in termini di taglio in valore delle esportazioni sono stati – precisa la Coldiretti – nell’ordine la frutta, le carni e frattaglie, i formaggi e latticini. La guerra commerciale ha pero’ provocato – continua la Coldiretti – anche effetti indiretti dovuti alla mancanza di sbocchi di mercato che ha fatto crollare le quotazioni di molti prodotti agricoli europei nel lattiero caseario, nella carne e nell’ortofrutta”.
Paolo Zabeo dell'ufficio studi Cgia
«Anche alla luce degli attacchi terroristici avvenuti nei giorni scorsi a Bruxelles – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – è giunto il momento che l’Unione europea riveda la propria posizione nei confronti di Mosca. Rispetto al 2014, le condizioni geo-politiche sono completamente cambiate. Per ripristinare la pace nell’area mediorientale e per combattere le frange terroristiche presenti in Europa, la Russia è un alleato strategico indispensabile per il mondo occidentale. Proseguire con le misure restrittive nei confronti della Russia che, ricordo, scadranno il prossimo mese di luglio, sarebbe poco oculato e controproducente».
L’incidenza del nostro export in Russia sul totale esportazioni Italia è passata dal 2,8% del 2013 all’1,7% del 2015 e queste problematiche sono state discusse in un Convegno organizzato dalla Russia a Expo 2015 con la relazione tenuta da Sergey Sobyanin, Sindaco di Mosca (Foto e cronaca di INformaCIBO).
Questa contrazione è stata determinata sia dalla caduta delle vendite verso la Russia, ma anche dall’aumento delle esportazioni italiane nel mondo che, tra il 2013 e il 2015, sono passate da 390 a quasi 414 miliardi di euro. La Russia, che nel 2013 era l’ottavo paese per destinazione dell’export italiano, è diventata nel 2015 tredicesima ed è stata scavalcata dalla Polonia, dalla Cina, dalla Turchia, dai Paesi Bassi e dall’Austria.
Gli artigiani mestrini sottolineano che in risposta all’annessione della Crimea da parte della Russia (marzo 2014), l’Unione Europea ha imposto una serie di azioni restrittive contro Mosca. Queste azioni sono state di natura diplomatica (l’esclusione, ad esempio, dalle riunioni del G8), di carattere restrittivo (congelamento dei beni e il divieto di visto applicati a persone ed entità responsabili di azioni contro l'integrità territoriale dell'Ucraina) e sanzioni di tipo economico. Quest’ultime sono state avviate nel luglio del 2014 e rafforzate nel settembre del 2014. Hanno colpito il settore finanziario, energetico e della difesa. I cittadini e le imprese dell'Ue, ad esempio, non possono più acquistare o vendere nuove obbligazioni, azioni o strumenti finanziari simili con scadenza superiore a 30 giorni emesse dalle 5 principali banche russe di proprietà statale, dalle 3 principali società energetiche e dalle 3 grandi aziende che si occupano di difesa. Inoltre, è previsto un embargo sull’import-export di armi (con qualche eccezione) e le esportazioni di alcune attrezzature e tecnologie legate all'energia sono soggette a preventiva autorizzazione da parte delle autorità competenti degli Stati membri. Queste azioni sono state prorogate fino al 31 luglio 2016 dal Consiglio Europeo.
In risposta a queste sanzioni la Russia ha reagito già nell’agosto del 2014 con un embargo all’importazione di alcuni prodotti dai paesi membri dell’Unione Europea. Le merci soggette ad embargo riguardano, in particolare, alcuni prodotti agricoli e del settore alimentare ma, relativamente agli acquisti effettuati dagli enti pubblici russi, sono state vietate anche le importazioni di prodotti tessili, abbigliamento, calzature e pelli, dispositivi medici, automobili, furgoni, camion, autobus, mezzi d’opera e di servizio.
Le misure dell’Unione europea e la reazione della Russia hanno prodotto un deterioramento dei rapporti commerciali tra Russia e Ue, non solo relativamente ai prodotti commerciali oggetto di restrizione/embargo.
Il commento del presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti
Sui dati diffusi dalla Cgia interviene il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti: «ho rimarcato con forza a Christopher Jester, nuovo consigliere per gli affari economici del consolato Usa di Milano venuto in visita lunedì scorso a palazzo Ferro Fini, che la politica delle sanzioni verso la Russia va assolutamente rivista se non cancellata del tutto. Non ho fatto mistero alle autorità statunitensi della preoccupazione per le nostre imprese venete e del Nord Italia, quelle che possono trainare una ripresa che in Italia è alquanto stentata – ha spiegato Ciambetti -. Lombardia, Emilia e Veneto, cioè le tre regioni che sostanzialmente reggono i conti pubblici italiani, sono anche quelle maggiormente penalizzate dalle sanzioni verso la Russia. Il Veneto, da solo, ha perso nel 2015 oltre 688 milioni. Se Regno Unito, con un più 17% e gli Stati Uniti, + 16,6% nel 2015 sono stati i principali mercati per le merci prodotte in Veneto, le nostre imprese pagano a caro prezzo le politiche delle sanzioni dell'Unione europea e Usa verso Mosca. Verso la Russia il Veneto ha visto contrarsi del 30,6% le proprie esportazioni durante il 2015. Le province di Belluno, con un dato prossimo al meno 36%, e Vicenza, con un meno 28.5%, sono state particolarmente colpite, ma è soprattutto il padovano a segnare una contrazione prossima al 50% dell'export verso la Russia».
Ciambetti evidenzia come «Veneto e Piemonte secondo l'Istat trainano l'export italiano e proprio la provincia di Vicenza è al top dell'export tricolore e mi chiedo quale sarebbe stato il dato se avessimo potuto contare anche sul mercato russo. Come ho detto al consigliere Jester per noi è necessario rilanciare l'occupazione e le sanzioni vanno nella direzione esattamente opposta creando tensioni che, alla lunga, non sono esattamente gestibili». Per il presidente del Consiglio regionale «l'ultima proroga per sei mesi decisa nel dicembre scorso oggi appare chiaramente inutile se non dannosa sia per l'economia europea sia le strategie di intelligence per contrastare l'Isis che va combattuta con una rete di cooperazione e sinergie. Il terrorismo si fa forte delle nostre divisioni e contraddizioni» . "Con il crollo di oltre un terzo dell'export italiano verso la Russia noi, come sistema Italia ma soprattutto come Veneto, stiamo sacrificando fin troppo – ha concluso Ciambetti – per sostenere una strategia che non ha dato alcun frutto, se non una mela avvelenata per la nostra economia, le nostre imprese, la nostra occupazione e che può aprire pericolose falle nella lotta al fondamentalismo del califfato e dei suoi epigoni».
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