Zanella, Ca’ del Bosco: "La gestione governativa di turismo e Horeca è stata vergognosa," - InformaCibo

Zanella, Ca’ del Bosco: “La gestione governativa di turismo e Horeca è stata vergognosa,”

Intervista al fondatore e presidente della cantina franciacortina. Coerenza, supporto alla ristorazione e una nuova app per affrontare la Ripartenza

di Emanuele Scarci

Ultima Modifica: 28/05/2020

Risalire la china e guardare avanti. Gli effetti del lockdown sono stati devastanti anche per la Franciacorta. E non è ancora finita.

“Sarà un lento rodaggio – osserva Maurizio Zanella, fondatore e presidente della cantina franciacortina Ca’ del Bosco – ma questo territorio ne ha vissute anche di peggio. La supereremo. Mi irrita soltanto vedere com’è stata trattata la ristorazione dal governo, ma è possibile che da settembre si possa ritornare a qualcosa che ricordi la normalità”.

Com’è stato il suo periodo di lockdown?

Meraviglioso per il mio privato devastante per l’azienda. Due mesi di reclusione mi hanno fatto riscoprire gli affetti familiari, a partire dai miei figli. Viaggio 200 giorni l’anno e non mi capita spesso di dormire per tre notti consecutive nel mio letto. Poi ho riscoperto lo stare nella vigna, motivo per cui è nata Ca’ del Bosco. Per l’azienda invece il lockdown è stato un periodo buio.

A proposito Ca’ del Bosco ha lanciato la app “Troviamoci” nei luoghi golosi del tuo territorio.

Vogliamo dare una mano ai nostri clienti. La app ti dice, in base alla geolocalizzazione, quali sono i migliori ristoranti, enoteche e wine bar. Oltre ai locali che fanno delivery e asporto. Sarà attiva fino a tutto agosto con i 1.300 esercizi aderenti. Alla fine la app non cambierà la sorte della ristorazione, ma daremo una mano per il riavvio.

Secondo Cantina Italia del ministero delle Politiche agricole, le giacenze di Franciacorta a metà maggio erano di 541 mila ettolitri, 3 mila in meno del 2018. Ci si sarebbe aspettato il contrario.

La spiegazione è che nel 2019 abbiamo avuto una vendemmia povera. Ed essendo stata povera dobbiamo ricostituire le scorte, tenendo conto dei circa 3-4 mesi di calo delle vendite. Quindi non credo che in Franciacorta avremo un problema di caduta del prezzo dell’uva.

Come spiegare allora che a fine 2017 le giacenze erano scese a 469 mila ettolitri.

E’ l’alternanza delle vendemmie. In quell’anno perdemmo per una gelata quasi il 60% della produzione. La 2018 invece fu ricca. Nel 2019 abbiamo perso il 38%. Quindi su tre anni ne abbiamo persa quasi una.

Oggi per chi si pone il problema delle cantine piene di invenduto?

Per quei vini di consumo come Verdicchio, Soave, Lugana: se non li imbottigli non puoi metterli in botte e non possono fare posto alla nuova vendemmia. Per i grandi vini e il Franciacorta il problema non sussiste: perché vanno in legno o in bottiglia, quindi la cantina è vuota. E oggi in Franciacorta le cantine sono vuote perché dobbiamo mettere tutto in bottiglia per la seconda fermentazione. I grandi vini rossi invece sono in botte.

Ma c’è un problema finanziario per la Franciacorta?

Sì, quello sì. E si capisce: non avendo avuto incassi non puoi pagare lavoro, bottiglie, tappi e tutto il resto. Oltre a non avere incassato devi spendere. Non ho evidenza che qualche cantina della Franciacorta abbia problemi, ma ci può stare che questa situazione finisca per destabilizzarne qualcuna. Non noi che facciamo parte del gruppo Marzotto: ha spalle larghe.

Ca’ del Bosco ha chiesto crediti garantiti dallo Stato?

Finora no. Nel decreto Rilancio c’è la possibilità per le aziende agricole di ottenere prestiti garantiti fino a 800 mila euro. Credo che lo faremo: stiamo valutando gli strumenti a disposizione. La necessità c’è.

Come si è chiuso il bilancio 2019 di Ca’ del Bosco?


E’ stato il migliore di sempre, anche se non l’abbiamo ancora definito per i ritardi connessi al lockdown. Il fatturato ha superato i 40 milioni, con 1,9 milioni di bottiglie vendute. Il Margine operativo lordo si è collocato sempre a livelli elevati: intorno al 29%.  Ma ora ci prepariamo a un anno difficilissimo.

Quali sono i dati parziali?

A marzo abbiamo perso il 18% dei ricavi e in aprile il 60%. Ho visto però aziende con -90%. Per fine esercizio spero che il calo del nostro fatturato non superi il 35%. Il distanziamento continuerà a penalizzare la ristorazione e quest’estate vedremo pochi turisti esteri.

Durante il lockdown le bollicine nella distribuzione moderna hanno perso vendite a due cifre. E Ca’ del Bosco?

Siamo presenti solo in Esselunga. Per quanto ci riguarda il sell in (le vendite dal produttore alla catena ndr) è rimasto invariato. Mentre sono raddoppiati i volumi nell’e.commerce, canale che riflette immediatamente il sell out (le vendite al consumatore finale ndr).

Con la riapertura, ristoranti e wine bar hanno gravi problemi di liquidità. Come vi regolerete con i vostri clienti?

Saremo coerenti col passato anche se esamineremo caso per caso. Non muteremo politica sullo scaduto ma nemmeno nelle condizioni commerciali e promozionali. Tanto meno cambieremo canali: ho visto aziende cambiare canali con disinvoltura. E un errore. Faremo dei sacrifici per rimanere coerenti.

Anche il governo dà una mano alla ristorazione con il decreto Rilancio.

Guardi, la gestione governativa di turismo e Horeca è stata vergognosa, una porcheria: lo scriva non ho paura di dirlo. Non si è tenuto nella giusta considerazione un comparto che dà motivo all’Italia di essere visitata: dopo le opere d’arte e il patrimonio culturale c’è il cibo e il vino. Non ha l’indotto dell’industria meccanica o di altri comparti ma il peso del turismo estero sulla bilancia commerciale è molto consistente.

Quali sono i fatti?

La ristorazione è stata massacrata. Solo l’ultima: sulla previsione di riapertura della ristorazione il 2 giugno, sabato 16 maggio, nella notte, si è deciso di aprire il lunedì 18 maggio senza le regole.

E poi?

Per il turismo il governo italiano ha stanziato poco più di 2 miliardi per il rilancio; in Francia il governo ne ha messi 18 sul piatto. La nostra ristorazione vale 9 volte meno di quella francese? Parigi, inoltre, ha diviso il fatturato dei ristoranti per 12 e poi ha accreditato il 13% a fondo perso. Col 13% il gestore paga l’affitto, le spese generali e lo metti in condizione di non fallire. Non so cosa accadrà in Italia ma con 2 miliardi non si rilancia niente. Si evita che fallisca il 50% delle imprese turistiche, ma il 20% è destinato al default.

Ca’ del Bosco è controllata al 60% dal gruppo Marzotto. E al vertice del gruppo veneto è arrivato Beniamino Garofalo. Cambierà qualcosa?

Garofalo è consigliere di Ca’ del Bosco. E oggi ricopre ad interim la direzione commerciale estero del gruppo Santa Margherita. Ci siamo confrontati al suo arrivo e abbiamo un rapporto ottimo. Il suo ruolo è sull’estero e sta funzionando bene. Pur essendo entrato nel periodo peggiore per via del virus.

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