Parma 1 dicembre 2013. “Mi sono piaciuti l’atmosfera, i contenuti e le sensazioni. Ho ascoltato e vissuto con intensità le due giornate parmensi”, così ha detto ad INformaCIBO uno studente di Saluzzo dopo aver partecipato al Convegno, “Il Segno italiano: moderno per tradizione", promosso dall'Osservatorio Permanente Giovani – Editori, presidente Andrea Ceccherini, e da Fondazione Cariparma, presieduto da Paolo Andrei, che si è tenuto (il 29 e 30 novembre) a Parma in occasione della celebrazione del 200° anniversario dalla morte del grande stampatore, editore, disegnatore, incisore e designer di font tipografici, Giambattista Bodoni (Saluzzo 26 febbraio 1740 – Parma 30 novembre 1813).
E' stato un importante Convegno, pieno di contenuti ma anche di ricordi arrivati da parte di prestigiose firme del giornalismo: dal direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, a quello della Gazzetta di Parma, Giuliano Molossi, dal notista politico e inviato del Corriere della Sera, Dario Di Vico, al giornalista, ora Ad della Gazzetta di Parma, Matteo Montan.
Ha partecipato anche Marcus Brauchli, vice presidente del The Washington Post.
Davanti ad oltre quattrocento ragazzi-studenti arrivati da tutta Italia, si è parlato di coraggio, determinazione, fiducia, bellezza, eleganza, stile, curiosità e futuro, parole e concetti che sono stati alla base degli insegnamenti di Giambattista Bodoni, simbolo ancora attuale e moderno dello stile made in Italy.
Il nostro passato è una storia di eccellenza, di cultura e saper fare, hanno confermato nei loro interventi i protagonisti del mondo dell’impresa, dell’informazione e del design, che si sono alternati sul palco del Teatro Regio nella due giorni del Convegno.
Una grande lezione collettiva di storia che ha portato il presidente della Fondazione Cariparma, Paolo Andrei, a ricordare che è stato il suo predecessore, Carlo Gabbi recentemente scomparso, a volere fortemente questo appuntamento, per poi aggiungere: “sono queste iniziative che contribuiscono davvero alla crescita del nostro Paese, creando -ha precisato il professor Andrei- la giusta dose di fiducia e dando ai giovani esempi da seguire ed elementi sui quali costruire il proprio futuro”.
Un futuro che non può perdere l'insegnamento di Giambattista Bodoni, simbolo dello stile italiano e della sua grande capacità di far rimanere inalterato negli anni lo “stile di innovazione” dei suoi caratteri tipografici.
Una innovazione che rimane ancor oggi, dopo 200 anni, a caratterizzare la stampa italiana e in particolare due Grandi quotidiani, da una parte il primo quotidiano italiano per diffusione, Il Corriere della Sera, fondato a Milano nel 1876 e dall'altra, il più antico quotidiano d'Italia, la Gazzetta di Parma, che risale al 1735, stampato proprio dal grande tipografo Bodoni.
Ma che differenza c'è tra un quotidiano nazionale e uno locale? Ci troviamo di fronte alla “differenza tra una Ferrari e una 500?” si è chiesto, aprendo i lavori della seconda giornata del Convegno, Matteo Montan. Niente affatto, ha detto l'amministratore delegato del gruppo editoriale parmense, “il paragone va fatto tra un auto e uno scooter, entrambi servono per la stessa cosa, cioè spostarsi, ma hanno una direzione diversa: il Corriere informa i lettori italiani e la Gazzetta quelli parmigiani”, ha chiosato Montan.
E ambedue i quotidiani, aggiungiamo noi, sono leader nei rispettivi settori (nazionale e locale), perchè nelle loro redazioni ci sono tanti giornalisti, tanti professionisti che amano il proprio lavoro.
Matteo Montan, nuovo Ad del Gruppo editoriale Gazzetta di Parma
Non a caso Montan nel suo intervento è partito proprio ricordando le sue origini di cronista, “provengo da una famiglia di giornalisti (il padre, Benito Montan, “Nicchio” per gli amici, cronista di razza, è stato dagli anni 70 in poi, responsabile delle pagine parmensi del Resto del Carlino, dando del filo da torcere alla Gazzetta di Parma diretto allora da Baldassarre Molossi, papà di Giuliano. Ndr) e io stesso ho fatto il giornalista come capocronista alla Gazzetta di Parma, poi decisi di entrare in una startup, fondata da alcuni amici, Buongiorno.it.
Il Gruppo, partito in formato migno, in breve è diventato una potenza multinazionale del web, con 1500 persone nel mondo, tutti giovanissimi, fino ad arrivare ad essere quotato in Borsa”.
Montan da sette mesi è ritornato al gruppo editoriale della Gazzetta, che oltre al quotidiano, ha una tv, una radio e un portale internet. Ci è ritornato nel nuovo ruolo di manager.
E da quello che possiamo vedere dal di fuori, la sua alta professionalità acquisita a Buongiorno.it e la passione nel lavoro, vecchio e nuovo, lo porta a fare grandi progetti, in primis a rimodernare il sito web cercando di abbattere il muro tra carta e digitale. In poche parole, fare una bella Gazzetta.it senza che questa scelta cannibalizzi il giornale in edicola, ma anzi la rafforzi.
Un quotidiano locale che vuole continuare, malgrado la crisi dell'editoria, ad essere tra i più letti d'Italia.
Il direttore della Gazzetta di Parma Giuliano Molossi
Il giornale da 15 anni è diretto da
Giuliano Molossi, che ha preso le redini dopo la direzione di Bruno Rossi che a sua volta lo aveva ereditato dal padre di Giuliano, il mitico Baldassarre, storico direttore (lo fu per 35 anni) della Gazzetta di Parma.
Giuliano Molossi nel suo intervento ha raccontato con precisione la storia della Gazzetta di Parma, sottolineando come “la lezione di stile, di gusto e di eleganza di Bodoni resta per noi ancora oggi un fattore determinante”. Ma il giornale, pur legato alla tradizione, si rinnova in continuazione grazie anche alla “bravura dei miei collaboratori, bravi giornalisti, compresi i più giovani”.
E se Montan aveva ricordato l'intervista al Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, da parte di un bravo giornalista, Marco Federici, scomparso lo scorso luglio per un incidente stradale, Molossi ha citato la rubrica “Gente di Provincia” a cura di Stefano Rotta, come esempio di giornalismo di ricerca e di passione.
Verso mezzogiorno è salito sul palco Ferruccio De Bortoli, intervistato da Dario Di Vico e ha risposto alle domande degli studenti. Il direttore del Corriere della Sera, ha detto che il lavoro del giornalista è un lavoro che richiede curiosità, sacrificio, decisione e impegno “perchè tutti i giorni dobbiamo fare uscire il giornale con le ultime notizie”. “Se ai tempi di Bodoni erano i caratteri ad affascinare, oggi quel ruolo – ha aggiunto De Bortoli– è svolto dalle immagini e dai video”, sempre più utilizzati dai giornali web.
L'Osservatorio Permanente Giovani – Editori ha un nuovo partner: la Rai, radiotelevisione italiana
Infine ad essere intervistato da Dario Di Vico è stato il Direttore Generale della Rai Luigi Gubitosi, che ha comunicato, tra l'altro, che la Rai entra nell'Osservatorio Permanente Giovani – Editori diretto da Andrea Ceccherini.
"L’Osservatorio Permanente Giovani-Editori ha fatto in questi anni un grande lavoro nei confronti della formazione delle giovani generazioni – ha dichiarato il Direttore Generale Luigi Gubitosi –
vogliamo collaborare anche noi, come Rai, a questo sforzo ed a questo progetto. Vogliamo contribuire alle attività dell’Osservatorio e vogliamo che il lavoro svolto da questa organizzazione sia un successo anche in futuro.”
L'Osservatorio, accresce cosi' la prestigiosa compagine dei partners che lo sostiene e affianca, e che oggi vanta oltre 17 autorevoli testate giornalistiche: Il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, La Stampa, Il Gazzettino, La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino, L'Unione Sarda, Il Tempo, l'Adige, La Gazzetta di Parma, L'Arena, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi, La Gazzetta dello Sport e L’Osservatore Romano e Focus.
"Siamo orgogliosi che la Rai, sotto la leadership di Luigi Gubitosi, abbia voluto condividere la nostra sfida. Insieme saremo ancora più' forti", ha affermato Andrea Ceccherini.
La prima giornata del Convegno
La prima giornata del Convegno svoltosi al Teatro Regio di Parma venerdì pomeriggio, ha visto Massimo Vignelli, architetto e designer, da anni residente a New York, intervistato in video dal corrispondente de La Stampa Maurizio Molinari,
Vignelli ha parlato dell’importanza della passione e della dedizione, del fare qualcosa dedicandovi anima e corpo. L’architetto ha parlato di una caratteristica tutta italiana che ognuno è libero di decretare se pregio o difetto: in qualsiasi campo l’italiano è artigiano, maestro di scalpello. Non siamo produttori industriali, e non lo saremo mai: facciamo poche cose bene, ma quelle, non ce le sa imitare nessuno.
Sono seguite le interviste da parte di Dario Di Vico a Paolo Barilla e Marta Bernstein, il primo vice presidente di Barilla Spa e la seconda giovane docente alla scuola politecnica del design di Milano.
“Noi possiamo soltanto lavorare e distinguerci attraverso la grande qualità e l’originalità dei nostri prodotti e delle nostre idee – ha detto Paolo Barilla, vicepresidente del Gruppo Barilla – L'unica capacità che nessuno ci può rubare, ben oltre le licenze ed i brevetti, è quella di fare cose d'eccellenza". E riferendosi al made in Italy ha precisato: “La sua difesa è produrre sempre il meglio. Ricercare la migliore materia prima anche se viene dall'estero”. E poi per Barilla: “Quando si pensa all'innovazione non bisgona mai tradire l'identità”.
"In ogni caso -ha detto la designer
Marta Bernstein – avere un grande passato come quello italiano costringe a doversi confrontare. Oggi dobbiamo capire quali sono gli elementi che hanno permesso a Bodoni di far diventare il suo lavoro senza tempo. E dobbiamo concretizzare tutto questo in Italia, dove per qualsiasi cosa siamo chiamati a fare tre volte fatica per emergere".
Marcus Brauch, vicepresidente del Washington Post (che nella testata ha i caratteri Bodoni), , si è soffermato sulle tendenze del giornalismo d'Oltreoceano, affermando che “all'estero appare molta differenza fra la qualità del made in Italy e la classe politica” sottolineando l’importanza dell’innovazione per il futuro dell’editoria e l’influenza delle tecnologie anche nell’aspetto grafico dei quotidiani. Un rinnovamento che deve coinvolgere però anche la produzione delle notizie, come richiedono i cambiamenti avvenuti nella fruizione delle informazioni lette anche tramite smartphone e tablet.
Infine cosa dire delle domande degli studenti?
Molte le domande, tutte precise e molte pepate.
Stamane la Gazzetta di Parma ha riportato i commenti soddisfatti di Paolo Andrei, presidente della Fondazione Cariparma e di Andrea Ceccherini, presidente dell'Osservatorio Permanente Giovani – Editori.
“Abbiamo avuto uno spaccato della scuola italiana importante –ha dichiarato Andrei. Questi ragazzi mi hanno dato il conforto: siete interessati e vi state facendo un'opinione seria su cosa investire sul futuro”.
Sono molto orgoglioso della riuscita di questo convegno -ha detto Ceccherini-. Soprattutto dei ragazzi, che si sono fatti valere, con domande a tratti irriverenti, come era giusto che fossero”.
QUI intervista video alla designer Marta Bernstein
QUI sito dell'Osservatorio Permanente Giovani – Editori