Cia: gli stranieri sono per l'agricoltura una risorsa indispensabile - InformaCibo

Cia: gli stranieri sono per l’agricoltura una risorsa indispensabile

Scanavino: un’azienda agricola su tre già conta un lavoratore nato all’estero

di Donato Troiano

Ultima Modifica: 04/04/2018

Un’azienda agricola italiana su tre conta almeno un lavoratore nato all’estero, in molti casi (25 mila unità) è anche l’amministratore dell’impresa. Ecco perchè -secondo l’Ufficio Studi di Cia-Agricoltori Italiani– “gli stranieri sono per l’agricoltura una risorsa indispensabile”.

Con il ricambio generazionale nei campi sotto il 7% e con i titolari d’azienda italiani con un età media superiore ai 60 anni, c’è il rischio concreto di un dimezzamento degli addetti nel settore, entro i prossimi 10 anni. Gli stranieri impegnati in agricoltura, tra stabili e stagionali, sono già 320 mila, di cui 128 mila extracomunitari e stanno già cambiando le sorti dell’Italia.

I dati emersi dall’Occasional Paper di Bankitalia -commenta il presidente nazionale Cia, Dino Scanavinoconfermano una tendenza che è già ben evidente in agricoltura e che da tempo la Confederazione aveva evidenziato”.

Lo studio di Banca d’Italia spiega, infatti, come i flussi migratori contribuiranno ad aumentare la quota di popolazione in età lavorativa e contribuiranno alla riduzione del dependency ratio della popolazione più anziana. “Tra il 2017 e il 2061 -riporta l’Occasional Paperl’età media degli italiani salirà di oltre 5 anni tra il 2017 e il 2061. La popolazione in età da lavoro nel prossimo cinquantennio tenderà a scendere sotto il minimo storico (59 per cento registrato nel 1911) dopo il 2031. Se non ci fossero residenti con cittadinanza straniera, nel 2061 la quota di popolazione in età 15-64 anni sul totale della popolazione (prevista pari al 55 per cento), scenderebbe a poco più del 40 per cento”.

Le imprese agricole e alimentari attive condotte nel nostro Paese da stranieri -aggiunge Scanavino- creano ricchezza, versando nelle casse dello Stato oneri fiscali (6 miliardi) e previdenziali (5 miliardi) per un totale che supera gli 11 miliardi di euro. Il loro apporto, in termini di specializzazione e innovazione, li rende ormai indispensabili, all’interno del tessuto imprenditoriale, per garantire la tenuta e la crescita produttiva del Made in Italy agroalimentare tradizionale e di qualità in tutto il mondo”.

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