Guerra del Primitivo tra Puglia e Sicilia, produttori pugliesi: “Vitigno autoctono che va tutelato”
La ministra Bellanova: “non consentirò mai che un vino siciliano Dop o Igp possa chiamarsi primitivo. “Primitivo” solo per etichette dei vini prodotti in Puglia, Basilicata, Campania, Abruzzo, Umbria, Lazio e Sardegna
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 05/05/2020
Scoppia la ‘guerra del Primitivo’ tra Puglia e Sicilia. A far arrabbiare le associazioni di categoria dei produttori pugliesi è stata la decisione della Sicilia di autorizzare sul territorio regionale la coltivazione del ‘Primitivo’.
A fianco dei produttori pugliesi si schiera apertamente la ministra delle politiche agricole, Teresa Bellanova e non solo.
“Non consentirò mai che un vino siciliano Dop o Igp possa chiamarsi primitivo. Ma nessuno può impedire sperimentazioni sui vitigni”
“Mai –afferma la ministra Bellanova- consentirò che una bottiglia di vino siciliano Dop o Igp possa chiamarsi “Primitivo” esattamente come solo le Dop e Igp siciliane possono utilizzare il nome del vitigno “Nero d’Avola”, e questo nonostante quel vitigno possa essere coltivato in altre regioni che lo hanno inserito nell’elenco delle varietà raccomandate e autorizzate. La legislazione Europea e i corrispondenti Decreti nazionali, come sa chi li conosce, proteggono i riferimenti territoriali, le cosiddette indicazioni geografiche, ma non creano la protezione giuridica delle varietà né impediscono che quelle uve possano essere coltivate anche altrove. Purtroppo questa è un’epoca in cui nessuno più studia o semplicemente si documenta ed è ben triste una politica che cavalca qualsiasi cosa pur di guadagnare un pò di visibilità, ingenerando confusione e peraltro legittimando aspettative di tutti i generi. Eppure anche sul sito del Ministero è possibile reperire tutte le indicazioni necessarie proprio sulle Indicazioni geografiche che rappresentano una eccellenza indiscussa della nostra filiera alimentare e il legame inscindibile tra territori e eccellenze produttive, soprattutto nel caso del vini e delle oltre 500 cultivar che fanno del nostro Paese un unicuum”.
Il presidente di Confagricoltura Bari
La decisione della Sicilia è “avulsa dal contesto in cui, sinora, si è cercato di far tesoro dello stretto rapporto esistente tra le varietà viticole e il territorio, mirando a porre in risalto le relazioni sensoriali che legano indissolubilmente il profumo e il corpo di un vino con la cucina della tradizione locale”, sottolinea il presidente di Confagricoltura Bari-Bat, Michele Lacenere. “Capisco – prosegue Lacenere – che la Regione Sicilia voglia accontentare quei grandi produttori che premono per inserire il primitivo made in Sicily nel loro listino, ma questo non significa fare gli interessi del settore. Facciamo la guerra a chi vuol defraudarci della nostra storia agroalimentare e scivoliamo su simili bucce di banana”.
Il senatore del Pd, Dario Stefàno
“Non è possibile accettare che l’egoismo commerciale sottragga o utilizzi quanto fatto in nome di una comunità territoriale. L’autorizzazione all’impianto e alla produzione del Primitivo in Sicilia non può essere avallata dal ministero e, a tale riguardo, chiediamo che intervenga immediatamente il presidente Emiliano, coordinatore della Conferenza Stato-Regioni per l’Agricoltura”.
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano “la regione pronta a opporsi in tutte le sedi”
Agli appelli dei produttori pugliesi ha risposto in una nota il presidente della Regione, Michele Emiliano: “Registriamo le forti preoccupazioni nel mondo agricolo pugliese per il provvedimento con il quale la Regione Sicilia ha autorizzato la coltivazione della varietà di uva Primitivo sul proprio territorio. I nostri produttori temono, giustamente, che altri territori possano sfruttare in maniera indebita il crescente consenso di mercato di una denominazione che, grazie al duro lavoro e ai tanti investimenti dei pugliesi, si sta imponendo sempre di più tra le eccellenze del panorama enologico mondiale. Pur rispettando la legittima decisione dell’Amministrazione siciliana, desidero rassicurare tutti che il Governo regionale è vigile per far sì che le varietà vitivinicole autoctone e le denominazioni di origine pugliesi siano adeguatamente tutelate. Non mancheremo di segnalare ai nostri interlocutori istituzionali, anche in sede di Commissione delle Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni, la nostra ferma volontà di difendere l’unicità dei vini pugliesi e di salvaguardare i principi e i diritti dei nostri produttori. Per questo motivo, anticipo che l’Amministrazione regionale è pronta ad opporre una dura opposizione, in ogni modo e in tutte le sedi consentite, nell’eventualità possa emergere una proposta che prevede di inserire la varietà Primitivo in disciplinari DOP o IGP diversi da quelli che già lo consentono”.
Coldiretti: “Tutelare la nostra produzione”
“I nostri produttori vitivinicoli sono molto preoccupati. Ci poniamo seri interrogativi sulla tutela e la salvaguardia delle denominazioni regionali e dei vini prodotti dai vitigni autoctoni, storicamente presenti nei vocati territori regionali, come è il caso del vino Primitivo che è il simbolo della vitivinicoltura della Puglia e ha dimostrato negli anni un notevole apprezzamento e crescita sui mercati, che potrebbe essere messa a repentaglio da improprie iniziative, come quella messa in atto dalla Regione Sicilia”, denuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.
Il successo del Primitivo pugliese è testimoniato dall’alto gradimento che riscuote in Italia – segnala Coldiretti Puglia – posizionandosi al secondo posto della classifica delle vendite (+21%), seguito al quarto posto dal Negroamaro pugliese con un aumento del 15%. “Va assolutamente scongiurato che in fase di modifica del decreto ministeriale sull’etichettatura dei vini del 13 agosto 2012, sia data la possibilità ad altre regioni di coltivare il vitigno autoctono pugliese”, sottolinea il presidente Muraglia.
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