In Europa l’agroalimentare italiano fa flop: 30 progetti bocciati, solo 3 ok
di Informacibo
Ultima Modifica: 06/12/2017
La feta greca, le olive spagnole e il burro francese dunque battono il Prosecco di Valdobbiadene, il Pecorino Toscano e il Pomodoro di San Marzano. L’ interrogazione di Paolo De Castro e di 37 europarlamentari italiani
Pochissimi aiuti UE all’ Italia. Un vero e proprio flop dell’agroalimentare italiano, tanto che 38 europarlamentari italiani protestano con una interrogazione scritta.
Nei giorni scorsi il Corriere della Sera ha così sintetizzato la situazione: la feta greca, le olive spagnole e il burro francese dunque battono il Prosecco di Valdobbiadene, il Pecorino Toscano e il Pomodoro di San Marzano.
Su 36 programmi italiani che speravano di spartirsi la torta di finanziamenti europei pari a 88 milioni di euro i beneficiari italiani sono soltanto 3 (e si spartiscono poco più di tre milioni) e sono: il Distretto agroalimentare di qualità della Valtellina con il progetto triennale Ita da realizzarsi tra Germania, Francia e Italia per un investimento di 1,24 milioni e un co-finanziamento di 871mila euro; il Consorzio di tutela del formaggio Piave Dop con un programma triennale, tra Austria, Italia e Germania, per un investimento di 1,37 milioni e un co-finanziamento di poco più di 900mila euro; infine il programma su promozione e informazione denominato Mocazc, proposto da Consorzio Mortadella Bologna, da realizzare in 3 anni in Giappone per un investimento di 1,5 milioni e un finanziamento di 1,2 milioni.
Gran parte dei finanziamenti è finita in Francia e Spagna, che rispettivamente si sono aggiudicati 31 milioni per 16 programmi e 25 milioni per 9 programmi, quindi 10 e 8 volte l’Italia. Ma anche la Grecia si è accaparrata il doppio dell’Italia (7,5 milioni) e finanche alla Lituania è andata meglio (4 milioni).
L’ interrogazione di Paolo De Castro e di 37 europarlamentari italiani
Questa situazione ha portato Paolo De Castro, primo Vice Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo a presentare un'interrogazione scritta all'esecutivo Ue, co-firmata e sostenuta in modo trasversale da 37 europarlamentari italiani, con questa motivazione: . "Sono calati del 90% nel 2017 gli aiuti Ue all'Italia per la promozione di prodotti agroalimentari, dall'analisi dei dati a disposizione sono passati – inspiegabilmente – da più di 33 milioni di euro nel 2016, a poco più di 3 milioni quest'anno".
"I programmi di promozione dei prodotti agroalimentari provenienti dai fondi dalla Pac costituiscono uno strumento fondamentale ed una preziosa risorsa per tutti gli Stati membri, ma – denuncia De Castro – dai dati dell'ultimo anno si è registrato un divario geografico senza precedenti risultante da un confronto tra Francia, Spagna e Italia". Per il primo vicepresidente della Comagri quindi "con l'interrogazione si chiede alla Commissione europea di giustificare questa evidente assenza di bilanciamento, facendo chiarezza sulle modalità in cui vengono applicati i criteri in fase di valutazione".
Come commentare? Il fatto che all’Italia viene attribuito un decimo dell’importo dato alla Francia fa capire che mentre gli altri Paesi mettono uomini di valore nei posti strategici delle istituzioni Ue noi invece scegliamo commissari di scarsa levatura tecnica che ci portano a fare brutta figura fino ad arrivare a farci superare anche dalla Lituania. Una riflessione questa che anche il nostro ministero delle politiche agricole dovrebbe fare, insieme al governo.
Nei giorni scorsi il Corriere della Sera ha così sintetizzato la situazione: la feta greca, le olive spagnole e il burro francese dunque battono il Prosecco di Valdobbiadene, il Pecorino Toscano e il Pomodoro di San Marzano.
Su 36 programmi italiani che speravano di spartirsi la torta di finanziamenti europei pari a 88 milioni di euro i beneficiari italiani sono soltanto 3 (e si spartiscono poco più di tre milioni) e sono: il Distretto agroalimentare di qualità della Valtellina con il progetto triennale Ita da realizzarsi tra Germania, Francia e Italia per un investimento di 1,24 milioni e un co-finanziamento di 871mila euro; il Consorzio di tutela del formaggio Piave Dop con un programma triennale, tra Austria, Italia e Germania, per un investimento di 1,37 milioni e un co-finanziamento di poco più di 900mila euro; infine il programma su promozione e informazione denominato Mocazc, proposto da Consorzio Mortadella Bologna, da realizzare in 3 anni in Giappone per un investimento di 1,5 milioni e un finanziamento di 1,2 milioni.
Gran parte dei finanziamenti è finita in Francia e Spagna, che rispettivamente si sono aggiudicati 31 milioni per 16 programmi e 25 milioni per 9 programmi, quindi 10 e 8 volte l’Italia. Ma anche la Grecia si è accaparrata il doppio dell’Italia (7,5 milioni) e finanche alla Lituania è andata meglio (4 milioni).
L’ interrogazione di Paolo De Castro e di 37 europarlamentari italiani
Questa situazione ha portato Paolo De Castro, primo Vice Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo a presentare un'interrogazione scritta all'esecutivo Ue, co-firmata e sostenuta in modo trasversale da 37 europarlamentari italiani, con questa motivazione: . "Sono calati del 90% nel 2017 gli aiuti Ue all'Italia per la promozione di prodotti agroalimentari, dall'analisi dei dati a disposizione sono passati – inspiegabilmente – da più di 33 milioni di euro nel 2016, a poco più di 3 milioni quest'anno".
"I programmi di promozione dei prodotti agroalimentari provenienti dai fondi dalla Pac costituiscono uno strumento fondamentale ed una preziosa risorsa per tutti gli Stati membri, ma – denuncia De Castro – dai dati dell'ultimo anno si è registrato un divario geografico senza precedenti risultante da un confronto tra Francia, Spagna e Italia". Per il primo vicepresidente della Comagri quindi "con l'interrogazione si chiede alla Commissione europea di giustificare questa evidente assenza di bilanciamento, facendo chiarezza sulle modalità in cui vengono applicati i criteri in fase di valutazione".
Come commentare? Il fatto che all’Italia viene attribuito un decimo dell’importo dato alla Francia fa capire che mentre gli altri Paesi mettono uomini di valore nei posti strategici delle istituzioni Ue noi invece scegliamo commissari di scarsa levatura tecnica che ci portano a fare brutta figura fino ad arrivare a farci superare anche dalla Lituania. Una riflessione questa che anche il nostro ministero delle politiche agricole dovrebbe fare, insieme al governo.
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