Etichettature: l’ Italia blocca il Nutriscore che penalizza il cibo made in Italy - InformaCibo

Etichettature: l’ Italia blocca il Nutriscore che penalizza il cibo made in Italy

No alla criminalizzazione delle nostre eccellenze alimentari come l'olio d'oliva, il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto di Parma

di Donato Troiano

Ultima Modifica: 16/12/2020

L’Italia grazie all’impegno della ministra alle Politiche agricole,  Teresa Bellanova, ha bloccato il documento di conclusioni del Consiglio Agricoltura Ue che avrebbe accelerato l’adozione di un sistema di etichettatura a colori sul modello del Nutriscore francese, che danneggia le produzioni made in Italy.

La ministra Bellanova: “testo lacunoso e insufficiente. L’alimentazione non si può banalizzare. Per l’Italia l’etichetta d’origine strategica per tutti gli alimenti”

 

“No ad un testo di conclusioni del Consiglio che non riflette la nostra visione ed e’ frutto di un approccio non neutrale”: così si + espressa la Ministra Bellanova nel corso del dibattito in Consiglio Agricoltura e Pesca della UE in tema di etichettature nutrizionali e di origine.
Se ci si dota di uno schema UE armonizzato, non si può permettere che sussistano schemi nazionali creati a partire da presupposti diversi”, ha sottolineato Bellanova commentando alcuni dei passaggi del testo non soddisfacenti per l’Italia. “La convivenza tra un nuovo schema UE armonizzato e gli schemi attuali non farà altro che creare maggior confusione e ostacoli al mercato interno”.

E ancora la ministra: “Il testo di conclusioni ipotizza uno schema immediatamente comprensibile, che non richieda conoscenze in materia nutrizionale. In questo campo”, ha proseguito,  “non esistono però soluzioni facili: quest’approccio va radicalmente rivisto se veramente abbiamo a cuore una informazione corretta a garanzia della salute dei consumatori e di stili di vita sani. Se i cittadini si sono allontanati dalle diete tradizionali per abbracciare stili di alimentazione meno salutari, non si risolve il problema indirizzando le loro scelte con semplicistiche classificazioni degli alimenti in buoni e cattivi. Li dobbiamo “conquistare”, spiegando in modo trasparente che cosa una singola porzione di prodotto apporta alle loro esigenze e prevedendo campagne educative che insistano su varietà, moderazione, giusta combinazione degli alimenti, frequenza raccomandata di consumo, modalità di cottura. Sono questi i segreti del successo delle diete tradizionali come quella Mediterranea. Che non si sostituiscono con un colore, tanto meno per colmare presunte disuguaglianze sociali: queste si colmano, al contrario, dotando chi ha meno mezzi di migliori strumenti di comprensione dei messaggi”.

La ministra Bellanova ha espresso voto contrario, sostenuta da Grecia e Repubblica Ceca

La ministra Teresa Bellanova

La ministra chiarisce: “Mi sorprende la reticenza a richiamare, nel testo proposto dalla Commissione, l’articolo 35 del Regolamento 1169. Norma vigente, che solo l’Italia ha attuato con lo schema Nutrinform Battery, e che viene volutamente messa da parte, senza che vi siano prove della sua inefficacia, per un interesse che non è né dei consumatori né del mondo agricolo”.
Sono queste le ragioni per cui Bellanova ha espresso voto contrario, sostenuta da Grecia e Repubblica Ceca. I tre Paesi hanno anche chiesto di mettere a verbale una dichiarazione congiunta che ripropone  i principi condivisi in vista di un futuro schema armonizzato europeo di etichettatura nutrizionale fronte pacco: volontarieta’, carattere informativo e non prescrittivo, esclusione delle Dop e Ig.
Il Consiglio di ottobre”, ha detto Bellanova nel corso dell’intervento, “si è già espresso sulla Strategia Farm to Fork e i due anni che ci separano dalle proposte legislative della Commissione offriranno altre occasioni per approfondire ulteriormente il dibattito tra Stati membri”.
Quanto all’etichettatura d’origine Bellanova ha rigettato una terminologia volta a indirizzare verso determinati obiettivi la valutazione di impatto.
“Non si è dimostrato alcun impatto negativo delle etichettature obbligatorie già esistenti”, ha sottolineato con forza la Ministra, “e dunque giudico tendenziosa l’attenzione al presunto impatto sul mercato comune dell’estensione dell’obbligo. Non condividiamo inoltre la priorità per prodotti come latte e carne. L’Italia chiede l’indicazione obbligatoria dell’origine di tutti i prodotti alimentari, a partire certamente da quelli per noi prioritari, come pasta, riso e derivati del pomodoro e ovviamente anche latte e carne”.
In assenza di consenso unanime, la Presidenza ha proceduto ad adottare il testo come conclusioni solo a suo nome. Conclusioni che pertanto rappresentano solo il punto di vista della Germania e non hanno valore di orientamento per la Commissione in vista delle future proposte legislative.

L’etichetta italiana “NutrInform” non dà patenti di buono o cattivo: informa

Un sistema che difende il patrimonio unico della Dieta Mediterranea

Il presidente Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino

E’ una vittoria del Made in Italy a Bruxelles, con lo stop di un dossier strategico che avrebbe messo a rischio molti dei prodotti agroalimentari di qualità, prima di tutto quelli italiani, apportando più danni che benefici”. E’ questo il commento del presidente Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino.

“Bisogna informare, non condizionare le scelte alimentari dei consumatori –dichiara Scanavino-, le indicazioni in etichetta devono essere chiare e oggettive, finalizzate a informare e a non condizionare le scelte alimentari. Col Nutriscore europeo si creerebbero più danni che benefici, confondendo i consumatori e penalizzando erroneamente il Made in Italy. Un giudizio semplicistico e distorto sul singolo alimento cancellerebbe l’assunto universalmente riconosciuto dal mondo scientifico che non esistono cibi “buoni” e “cattivi”, ma piuttosto regimi alimentari corretti o meno, a seconda del modo in cui vengono integrati quotidianamente gli alimenti tra di loro”.

Con il Nutriscore non si parlava più di stili di vita salutari, di alimentazione di qualità, ma semplicemente di alimentazione a basso valore nutritivo, mettendo in discussioni i valori della nostra dieta mediterranea. “Dobbiamo, ora, lavorare sulla futura legislazione europea riguardante l’etichettatura nutrizionale per evitare che vengano criminalizzati i nostri prodotti tipici come l’olio d’oliva, il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano o il prosciutto di Parma. Un conto è mangiare 100 grammi di parmigiano, un altro 2 chili: sono gli eccessi a nuocere”, conclude una nota di Cia-Agricoltori italiani.

La Coldiretti  esprime  apprezzamento per la presa di posizione del Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova

La Coldiretti esprimere apprezzamento per la presa di posizione del Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova che si è opposta, insieme ai colleghi di Repubblica Ceca e Grecia, con il sostegno di altri Paesi: il documento presentato ai Ministri avrebbe costituito un approccio poco ambizioso – sottolinea la Coldiretti – anche per quanto riguarda l’obbligo di indicazione di origine obbligatoria, limitandosi a citare solamente il latte e le carni mentre l’obiettivo della trasparenza sulla provenienza degli alimenti deve riguardare tutti i prodotti.

È un passo importante per fermare l’attacco al prodotti alimentari nazionali con il rischio del via libera nell’Unione Europea all’etichetta nutrizionale a colori che boccia ingiustamente quasi l’85% in valore del made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp) che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare soprattutto nel tempo del Covid”, afferma il presidente Coldiretti, Ettore Prandini. L’etichettatura nutriscore francese, come quello a semaforo adottato in Gran Bretagna, influenzano il consumatore, con un bel verde, a scegliere prodotti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari. Un sistema fuorviante, discriminatorio ed incompleto e – sostiene la Coldiretti – finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Si rischia di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero, e di sfavorire elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva, considerato il simbolo della dieta mediterranea, ma anche specialità come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma, le cui semplici ricette non possono essere certo modificate.

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