L’industria alimentare del Sud cresce più del Centro-Nord - InformaCibo

L’industria alimentare del Sud cresce più del Centro-Nord

A rilevarlo è l’Ismea, che insieme a Federalimentare e a Fiere di Parma, ha presentato il rapporto sulla competitività dell’agroalimentare nel Mezzogiorno

di Donato Troiano

Ultima Modifica: 03/11/2019

Di tanto in tanto una buona notizia sembra far intravedere qualche luce, anche se le crescenti disuguaglianze tra Nord e Sud del nostro Paese, sono sotto gli occhi di tutti.

La buona notizia è che risulta più dinamico il comparto agroalimentare del Sud in confornto al Nord del Paese:  il fatturato dell’industria alimentare è cresciuto negli ultimi tre anni più al Sud (+5,4%) che nel resto del Paese (+4,4%).

A rilevarlo  è l’Ismea, che insieme a Federalimentare e a Fiere di Parma nei giorni scorsi all’Università degli Studi di Salerno ha presentato il rapporto sulla competitività dell’agroalimentare nel Mezzogiorno.

Il comparto oggi vale 19 miliardi di euro

Lo studio evidenzia che nel Mezzogiorno, nonostante il consistente e duraturo impatto della crisi economica iniziata nel 2008, il permanere di un tessuto imprenditoriale caratterizzato da imprese medio-piccole e, più in generale, la conferma di alcuni storici limiti allo sviluppo economico, il settore agroalimentare è cresciuto, nell’ultimo triennio, in termini di valore aggiunto – che supera i 19 miliardi di euro -, di numero di imprese – 344.000 imprese agricole e 34.000 imprese dell’industria alimentare – e di occupati, che si attestano a circa 668.000 unità, pari al 10% del totale occupati al Sud.

La specifica composizione settoriale, l’elevata incidenza delle medie imprese – che si sono rivelate quelle più dinamiche e in grado di adattarsi ai mutati scenari – oltre che il determinante contributo delle imprese di più recente costituzione, hanno consentito all’agroalimentare del Mezzogiorno di ottenere performance di tutto rispetto e, in taluni casi, superiori a quelle dei corrispondenti settori del Centro-Nord.

Performance positive hanno riguardato soprattutto alcune filiere come caffè, cioccolato e confetteria (+14%), prodotti da forno (+18%), olio (+21%); in generale, un rinnovamento generazionale e la presenza di imprese più giovani hanno determinato maggiore dinamicità e capacità di rispondere alle esigenze del mercato.
Tra gli elementi più critici, soprattutto pensando alla necessità di agganciare il treno dell’innovazione, preoccupano i bassi livelli di immobilizzazioni nelle imprese del Mezzogiorno e il fatto che esse siano sostanzialmente tecniche con poca attenzione a quelle immateriali.

Elda Ghiretti, Cibus and Food Global Coordinator, Fiere di Parma

Elda Ghiretti, Fiere di Parma: “un sistema agroalimentare in forte espansione”

“Lo studio di Ismea descrive il sistema agroalimentare meridionale come una realtà in forte espansione – ha detto Elda Ghiretti, Cibus and Food Global Coordinator, Fiere di Parma Un dato confermato anche dall’aumento della partecipazione delle aziende del Sud a Cibus, passata negli ultimi 5 anni dal 17% al 36%. Cibus è la fiera alimentare di riferimento all’estero e vede la partecipazione di migliaia di buyer internazionali. La cresciuta partecipazione delle imprese meridionali a Cibus ha contribuito – ha riferito Ghiretti – all’aumento dell’export dei prodotti agroalimentari del Meridione che nel 2018 aveva toccato la quota di 7 miliardi e 110 milioni di euro, con un aumento del 6,1% nel quadriennio 2015/2018. Un dinamismo sostenuto anche dalla creazione di nuove forme di aggregazione private, come consorzi e associazioni, che consentono anche ad imprese di medie dimensioni di interloquire con importatori e distributori esteri”.

“Un trend positivo quello del nostro settore nel Mezzogiorno sia in termini occupazionali che in termini di fatturato – ha aggiunto il direttore di Federalimentare, Nicola Calzolaro – con grandi margini di crescita su diversi fronti. Uno su tutti, l’export. L’agroalimentare del Sud, infatti, è ancora molto orientato al mercato italiano e poco alle esportazioni che rappresentano meno del 20% di quelle totali del Paese. Una porzione davvero troppo piccola se si pensa alla potenzialità del nostro sud e all’importanza strategica dell’export per l’Italia. È necessario, dunque, l’impegno di tutti per farlo crescere e questo può avvenire attraverso l’innovazione, ma soprattutto attraverso un potenziamento della rete infrastrutturale senza la quale non si potranno mai sfruttare appieno le grandi possibilità dell’alimentare nel Mezzogiorno”.

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