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Milano Expo 2015 – effetto spirituale

di Informacibo

Ultima Modifica: 08/07/2015

Milano Expo 2015. Il Padiglione Zero è considerato la porta della manifestazione Expo. Le sale sono trasformate in un racconto visivo del rapporto millenario fra l’uomo e il cibo. Una delle meraviglie dell’esposizione è l’immensa libreria in legno, ricca di cassetti che simboleggiano la memoria da preservare: il passato come memoria, il presente come visione, il futuro come attesa.
Nel padiglione della Veneranda Fabbrica del Duomo, felice è l’occasione di vedere di fronte a me la riproduzione in scala originale della Madonnina (Santa Maria Nascente), simbolo di Milano, da sempre situata sulla guglia più alta del Duomo. 
La posso osservare in tutti i dettagli senza stare col naso all’insù.  

La mia riflessione ha però inizio all’ingresso del padiglione della Santa Sede.  Varcata la soglia, una fenditura nella roccia, mi sono ritrovata davanti ad un grande spazio illustrante la tradizione cristiana. Alzo gli occhi ed eccomi dominata dalla “Ultima Cena” di Tintoretto. Un olio su tela di grande dimensione (221×413) che avevo già ammirato a Venezia nella Chiesa di San Trovaso e, come allora, mi ha nuovamente stupito per la sua concretezza. C’è agitazione, attesa, incredulità intorno alla tavola, in quanto raffigura l’annuncio dell’imminente tradimento di un apostolo. Un quadro molto umano che si insinua nella  nostra coscienza.

Sulle pareti le frasi “Non di solo pane” e “Dacci oggi il nostro pane” tradotte in tredici lingue. Il pensiero ritorna alla Bibbia e ci fa ricordare le parole di Gesù che “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

Mi sono soffermata ad osservare le foto alle pareti. Foto intense, di nomi noti e ignoti, che sollevano problemi  enormi, portano in evidenza le ferite della società, i conflitti, la mancanza di equilibrio nei rapporti economici e sociali, la devastazione ambientale. Uno spiraglio di speranza è dato da un cortometraggio con proposte sulla salvaguardia del pianeta. Cosa riserveremo alle future generazioni della bellezza del Creato?
La tecnologia modernissima, sviluppata sul tavolo fratino che ricorda il nostro passato, mi ha veramente stupito. E’ una installazione video interattiva creata da giovani milanesi di Mammafotogramma. Quando il visitatore si avvicina al tavolo i sensori attivano un video che fa operare mani in soggettiva che compiono azioni diverse. Il tavolo è simbolo della convivialità: a tavola si mangia e si condivide il cibo, si scambiano idee, si gioca per trascorrere ore liete, si insegnano e si apprendono attività artigianali. In poche parole: lo scorrere della vita.

Expo Milano 2015 mi ha condotto a riflettere sulla necessità di trovare soluzioni alle contraddizioni del periodo in cui viviamo: da una parte 870 milioni di persone denutrite, dall’altra parte un accesso di nutrizione che porta all’obesità e disturbi si salute. Mette pure in evidenza la inimmaginabile quantità di cibo sprecato, circa 1,3 miliardi di tonnellate l’anno. Ridurre lo spreco è compito che riguarda tutti, è indifferibile trovare un equilibrio fra disponibilità e consumo delle risorse. Sarebbe “bello e sano” partire dai più piccoli: 42 milioni di bambini sotto i cinque anni sono in sovrappeso, per non dire obesi. Dobbiamo insegnare loro come affidarsi ad una corretta alimentazione e di conseguenza vivere una vita più sana: un fattibile sogno potrebbe essere spiegare nelle scuole il concetto a tale educazione. La Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition presenta un mezzo molto efficace per comunicare l’idea: una semplice piramide alimentare con alla base frutta ed ortaggi, che sale verticalmente, diminuendo le dosi, con pane, pasta, riso, patate, legumi, poi olio e frutta secca. Altro gradino sono latte e yogurt seguito da formaggio, uova, carne bianca, pesce, biscotti. L’ultimo gradino (il più appuntito e scarso) carne rossa e dolci.
Ho voluto documentarmi sul  concetto di spreco proprio alla Expo ed ho trovato la risposta: la Caritas Ambrosiana ha lanciato l’undicesimo comandamento  “non sprecare”.  Provvede a ritirare dal “Supermercato del Futuro” aperto da Coop dentro Expo, l’eccedenza di interi bancali di cibo e, attraverso l’organizzazione di  un sistema di ricupero, si occupa di  distribuirlo a coloro che sono in stato di necessità.

Dato che l’argomento principe è il cibo, ovviamente sono andata allo spazio Eatily che si trova nelle vicinanze della “macchina di Santa Rosa” che annualmente in settembre viene portata in processione a Viterbo. Non può passare inosservata, svettante in cielo, alta nel suo candore.
All’ingresso della mostra “I tesori d’Italia” ho scoperto un secondo albero della vita che è normalmente ospitato al museo di Lucignano (Arezzo).  E’ un capolavoro di oreficeria alto due metri e sessanta la cui realizzazione è databile dal 1350 al 1471. Splendido ed ai più sconosciuto, è arricchito da placche rappresentanti scene religiose e intarsiato con corallo rosso.  
E’ stato portato nel mondo culturale di Expo dal prof. Vittorio Sgarbi e si trova proprio all’ingresso della mostra dallo stesso curata, che vuol porre in primo piano la ricchezza artistica dell’Italia. Considero la mostra una Idea grandiosa che copre secoli di storia e tradizione dall’antico al moderno. Trecentocinquanta opere d’arte provenienti da chiese, istituzioni, collezioni private ispirate alla regione di provenienza dell’artista dal 1300 al 1900. Collezione che non potremo mai più ammirare nel suo totale complesso in quanto ovviamente verrà smembrata: Tiziano, Mantegna, Guido Reni, Batoni, fino ad arrivare ai moderni e contemporanei. L’Italia copre il 70% del patrimonio artistico del mondo ed è fantastico scoprirne la ricchezza, non solo visitando i grandi musei noti a tutti, ma anche luoghi meno conosciuti, ricchissimi di capolavori. Eccellenze impensabili che mi hanno lasciato attonita, incredula e sbalordita, che, in questa occasione vengono portati alla ribalta dell’intero pianeta.
Dopo una interminabile camminata, proprio in fondo al Decumano, il viale centrale lungo il quale si snodano i vari padiglioni, lungo un chilometro e mezzo, ecco il Presidio Slow Food con le sue mostre interattive dedicate alla cultura di Terra Madre. Si presenta non solo con l’obbiettivo di assicurare cibo buono, pulito e giusto all’intera umanità, ma anche per diffondere il messaggio che bisogna tutelare gli alimenti che hanno un legame profondo con il loro territorio di provenienza. Il concetto porta di conseguenza all’individualizzazione di prodotti a rischio di estinzione per salvaguardarne sapore, integrità e  bontà.

Le ore sono volate in un attimo, la stancata è stata grande, ma mi sono ripromessa di ritornare per una seconda visita.

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Capo Redattore