Milano verso l'Expo: “Agricoltura Milano Festival” - “Lombardia Expo Tour” - InformaCibo

Milano verso l’Expo: “Agricoltura Milano Festival” – “Lombardia Expo Tour”

di Informacibo

Ultima Modifica: 11/03/2014

Milano marzo 2014. In previsione di Expo 2015, la Lombardia è in fervore.  Uno slogan per tutti: “Il 2015 parte dalla provincia” ovvero un diretto coinvolgimento  dei territori provinciali a Expo, i cui programmi  in concreto  vanno  ben oltre tale data. 
Da qui il tour nelle dodici province organizzato dalla regione. 

Tanti sono  gli scopi della manifestazione che, come primo obiettivo,  si pone l’intendimento  di  educare le generazioni future ad una corretta cultura alimentare. L’importanza mondiale di Expo 2015  darà  non solo  l’opportunità  di far conoscere la qualità del cibo italiano, ma anche di mettere in evidenza  l’ingente danno causato alla nostra economia dai falsi prodotti  maldestramente chiamati  “italiani”.

In agosto le prime iniziative promozionali di  Lombardia Expo Tour, avranno luogo sul Lago di Garda  nella suggestiva cornice di Santa Giulia, uno dei gioielli lombardi, ex monastero benedettino, oggi polo museale, quindi  si proseguirà per Bergamo e Pavia. Santa Giulia risale al 753 d.C., comprende due basiliche, tre chiostri, il Museo dell’Età Cristiana. Si trova a Costermano ed appare come una balconata sul lago.
      
A Bergamo il primo evento legato a Expo 2015  è stato la mostra dedicata al critico del vino Luigi Veronelli, uno dei padri della cultura materiale in Italia. Per questa mostra, che ha avuto inizio il 2 febbraio scorso, dal titolo  “Camminare la Terra” è stata ricostruita la cantina dell’enologo scomparso. Luigi   Veronelli è uno degli intellettuali che più ha influenzato la cultura del cibo e del bere in Italia nel novecento, un precursore dei temi dell’Expo sulla nutrizione del pianeta.  La mostra,  che verrà continuamente aggiornata, si scioglierà  il 31 dicembre 2015 al termine di Expo. 
Nell’ottobre scorso la manifestazione Agricoltura Milano Festival,   in prima edizione, ha avuto  un importante successo con una grande partecipazione di pubblico, tanto da invogliare l’Associazione di Idee per l’Agricoltura e l’ente  Parco Agricolo Sud Milano del Comune di Milano a porla in calendario e programmarla per una  seconda edizione.   
La manifestazione è stata  patrocinata dall’Assessorato dell’Agricoltura di Regione Lombardia della provincia di Milano, supportata  dal Comitato Scientifico Internazione per l’Expo 2015 del Comune di Milano, da ANCI Lombardia, dalla Camera di Commercio di Milano, col sostegno organizzativo di DAM (Distretto Agricolo Milanese) e dalla rete dei Punti Parco. Pare incredibile, ma le risaie all’interno del territorio comunale di Milano, esistono da secoli.  Non intorno a Milano, ma   nel territorio compreso tra il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese, alla periferia sud-est della città.   Il Parco delle Risaie per il 30%  sfocia nei comuni limitrofi, mentre per  il restante 70% cresce in città; ha una superficie di 660 ettari dove cinque aziende agricole producono una quantità di riso sufficiente a  preparare sessantamila piatti di risotto al giorno, ovvero ventidue milioni di piatti all’anno. E’ una realtà  portata in evidenza  da Expo 2015 il cui tema conduttore è l’alimentazione  “Nutrire il Pianeta, energia per la Vita”.
Il festival, ricco di eventi,  ha avuto momenti significativi fra cui la firma del documento “Carta Spreco Zero” un decalogo di sane e corrette pratiche di consumo.   
Il Parco Milano Sud è il più grande parco agricolo di Europa, ricorda l’Assessore lombardo all’Agricoltura Gianni Fava e spiega  che il 14% della produzione agricola nazionale si trova in Lombardia. Lo spreco alimentare –  ha aggiunto – non riguarda solo il cibo, ma anche l’utilizzo non corretto di prodotti destinati all’alimentazione umana e animale, ed al risparmio idrico ed energetico.
I navigli sono andati di pari passo con la storia di parte della Lombardia non solo creandone la conformazione geografica e territoriale, ma sicuramente contribuendo alla  cultura e alla qualità gastronomia delle località. Proprio lungo il percorso dei navigli si ritrovano tradizioni gastronomiche antiche e  prestigiose che vengono sempre più  valorizzate. Con audacia e stupore, perché non far correre realtà e fantasia? E’ risaputo che tra i disegni del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, che si trova alla Biblioteca Ambrosiana di Milano,  alcuni rappresentano studi sugli utensili da cucina.  Da un genio eclettico e imprevedibile quale il suo perché escludere che questo inarrivabile personaggio non abbia fatto esperimenti anche in cucina?  Nella sua lunga permanenza a Milano alla corte degli Sforza è sicuro che ha allestito banchetti principeschi e, conoscendo la sua curiosità e creatività, possiamo pensare che il risultato di alcuni prodotti dovuti ad una intensa elaborazione sia il frutto di chi ha cercato di perfezionare al massimo le proprie esperienze abbinandole  all’eccellenza di prodotti locali. 
Fama internazionale ha il Riso lombardo.   
Oryza èil suo antico nome e, senza nulla togliere alle altre qualità, il Carnaroli ne è la massima espressione. 
Due formaggi tipici: il Gorgonzola Dop formaggio da tavola a pasta cruda, prodotto nelle province di  Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Pavia e Varese e la Crescenza lombarda  che, anche se originaria della zona sud di Milano, ora è prodotta a livello industriale in tutta la Lombardia.  Il più bell’ortaggio dell’inverno è la verza con le sue imperiose foglie verdi, increspate, croccanti tanto da sembrare grasse, da abbinare ai verzini un insaccato fresco di suino, elementi  base che, giustamente  arricchiti, danno luogo alla famosa “cassoeula”. 
Altra tipicità è la Panséta, un salume caratteristico  della provincia di Pavia, ottenuto dalla salatura e stagionatura dello strato adiposo del maiale, alla quale non possiamo non aggiungere la Luganega lombarda, base ineguagliabile per sughi e risotti ormai diffusa in tutto  il nord Italia ( che però, a  rigor del vero  ha origini lucane).   Che dire del Salame d’oca, diffuso in tutta la Lomellina, zona bassa ed acquitrinosa,  dove da sempre esistono allevamenti d‘oca?  Gustandola  bisogna prediligere “la qualità” piuttosto che “la quantità” in quanto la sua carne  è tre volte più calorica di quella di bovino e di pollo. Mortara è  la patria tradizionale di questi allevamenti. Di salame d’oca ne esistono di due tipi: quello “crudo” arricchito con suino e quello “ecumenico”. Porta questo nome in quanto è rigorosamente ed unicamente prodotto con  carne d’oca, lavorata  secondo una antica ricetta ebraica ed è indenne da divieti religiosi.  Sono stati i norcini di origine ebraica a divulgare il metodo di lavorazione di questa carne che  deve il suo sviluppo alla tecnica kasher. Proprio le rigide norme kasher lo rendono adatto ad essere gustato dai fedeli di tutte le religioni monoteiste, compresi i musulmani.
Nel catalogo della “Corte dell’Oca” a Mortara   è elencato un salame freddo “ecumenico” con una ricetta risalente ai tempi di Lodovico il Moro. 
E qui, il nostro pensiero rincorre Leonardo….

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Capo Redattore