Tassare le merendine: ecco perché no - InformaCibo

Tassare le merendine: ecco perché no

Per la Cisl "Miope tassare merendine, vanno sostenute maggiormente le filiere etiche e la consapevolezza dei consumatori"

di Alessandra Favaro

Ultima Modifica: 23/09/2019

“Tassare bibite e merendine, come ipotizzato da alcuni esponenti del Governo in questi giorni, per fare cassa, è inutile e sbagliato, si punti piuttosto sull’educazione alimentare”.

Così in una nota il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, che aggiunge invece sia importante crescere consumatori consapevoli anzichè tassare:

“È certamente importante elevare la cultura del cibo e l’educazione alimentare, anche con la diretta collaborazione delle imprese, così come siamo d’accordo per l’incremento dei prodotti e di sistemi di produzione sempre più sostenibili, però la sostenibilità oltre che ambientale è anche sociale ed economica, dunque introdurre balzelli che rischiano di minacciare il lavoro e l’andamento di settori che creano buona occupazione non è una soluzione appropriata”.

Del resto, già in altri paesi, come Francia e Danimarca, si è provato in passato ad introdurre tasse di questo tipo, e gli effetti sono stati diversi da quelli sperati. Prosegue Rota “Non c’è stato alcun vero cambio nei consumi alimentari e si è arrivati a dover rivedere o abolire queste misure. Occorre anche aggiungere che sia l’industria alimentare italiana che la nostra agricoltura sono tra le più avanzate quanto all’adozione di politiche green, e stanno già realizzando in molti casi prodotti sempre più sani, confezionati con packaging sempre più leggeri e completamente riciclabili. Dunque è importante che la politica accompagni le nostre imprese verso un ruolo da protagoniste dentro una vera svolta ecologica, anziché pensare a tassazioni su singoli prodotti”.

“Semmai – conclude Rota – occorre ragionare su una revisione globale dei sistemi di tassazione che contrastino maggiormente produzioni, consumi e azioni ad alto utilizzo di carbonio, e certamente i prodotti alimentari e le bevande non sono tra questi. Vanno sostenute maggiormente le filiere etiche e la consapevolezza dei consumatori. Ed è importante che su tutto questo si apra un tavolo con le parti sociali: il sindacato è pronto ad azioni di responsabilità e a dare il proprio contributo per una vera svolta green della nostra economia. Se si pensa di tassare alcuni prodotti per ricavare risorse per aumentare gli stipendi degli insegnanti, siamo di fronte ad un modo vecchio e miope di gestire la cosa pubblica: pagare dignitosamente chi in Italia educa e insegna è sacrosanto, ma non crediamo che le risorse non possano essere trovate nel complesso della prossima manovra di bilancio”.

 

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L'Autore

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