Brexit, cosa cambia per l'agroalimentare Ue. Made in Italy, salvo mercato da 25 miliardi - InformaCibo

Brexit, cosa cambia per l’agroalimentare Ue. Made in Italy, salvo mercato da 25 miliardi

Soddisfatti per l’accordo i rappresentanti delle associazioni produttive e gli esponenti delle istituzioni

di Donato Troiano

Ultima Modifica: 27/12/2020

Dopo 4 anni di negoziati fra Europa e Regno Unito è stato raggiunto in extremis un accordo che è un regalo di Buone Feste a tutto il settore agroalimentare del Made in Italy, che potrà così continuare a esportare senza dazi o quote nel suo quarto mercato di sbocco commerciale, per un valore complessivo di 3,4 miliardi di euro. (leggere Informacibo).

Salvi i prodotti italiani più venduti nel Regno Unito

L’accordo raggiunto rappresenta una boccata d’ossigeno per il Made in Italy agroalimentare, specialmente in questa lunga fase pandemica con pesanti ricadute sul fronte della crescita economica. Un “no deal” avrebbe determinato barriere tariffarie, minore domanda interna nel mercato inglese e il deprezzamento della sterlina, penalizzando i prodotti italiani più venduti nel Regno Unito. In primis il vino, che rappresenta il 24% del totale delle esportazioni agroalimentari Oltremanica, con un fatturato superiore a 830 milioni di euro. Di assoluto rilievo anche il nostro export di ortofrutta trasformata (13%) e ortofrutta fresca (6%), così come dei prodotti da forno e farinacei (11%) e dei prodotti lattiero-caseari (9%). Hanno un forte impatto su questo primato i prodotti a indicazione geografica protetta (Igp), che incidono per oltre il 30% sulle nostre esportazioni verso Londra e che grazie all’accordo commerciale raggiunto continueranno a essere riconosciute e tutelate in territorio britannico.

Paolo Gentiloni: Ora guardiamo avanti nei rapporti tra Europa ed il Regno Unito

«Conclusa la riunione della Commissione. Von der Leyen e Michel Barnier hanno presentato l’accordo raggiunto. Un ottimo risultato». Lo scrive su Twitter il commissario europeo Paolo Gentiloni. «Ora guardiamo avanti nei rapporti tra Europa ed il Regno Unito – aggiunge -. Ma non è un lieto fine. La Brexit ci ricorderà quanto è pericoloso alimentare l’illusione nazionalista».

La ministra Bellanova, soddisfazione per l’intesa raggiunta

Ho appreso con soddisfazione del raggiungimento di un’intesa sui futuri rapporti commerciali tra la UE e il Regno Unito. Confidiamo sia un buon viatico per il nostro export in un momento già molto complesso”. La dichiarazione della ministra continua su Informacibo.

Confagri: “Un’ottima notizia che arriva a conclusione di un anno particolarmente difficile!

E’ stato scongiurato il   delle nostre esportazioni agroalimentari sul mercato britannico e l’insorgere di forti tensioni sui mercati agricoli della Ue. Da sottolineare anche la tutela assicurata alle indicazioni geografiche protette”. E’ la valutazione del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

In assenza di un’intesa, rileva Confagricoltura, solo per l’export di prodotti ortofrutticoli nel Regno Unito gli operatori degli Stati membri avrebbero dovuto sostenere un onere di circa 800 milioni di euro. “Dal 1° gennaio prossimo, esportare sul mercato britannico sarà comunque più complicato sotto il profilo documentale e dei controlli. Di conseguenza, aumenteranno i costi” – puntualizza Giansanti – Tutte le esportazioni dovranno essere accompagnate da una dichiarazione doganale. Per i vini, spumanti e liquori provenienti dalla Ue scatterà dal 1° luglio 2021 l’introduzione di certificati di importazione che prevedono anche lo svolgimento di un test di laboratorio”. Da ricordare che, con circa 780 milioni di euro, vini e spumanti rappresentano la voce più rilevante dell’export agroalimentare italiano nel Regno Unito.

L’organizzazione degli agricoltori britannici (NFU) – prosegue il presidente di Confagricoltura – ha già segnalato al proprio governo il rischio di blocchi e rallentamenti del traffico alle frontiere a causa dei nuovi adempimenti. Infine, è da mettere in preventivo un aumento della concorrenza ai nostri prodotti per gli accordi commerciali bilaterali che il Regno Unito, a seguito del recesso dalla Ue, sottoscriverà con i Paesi terzi. Un’intesa è già stata perfezionata con il Canada e le trattative sono in corso con gli Stati Uniti”.

“Dobbiamo perciò rafforzare le iniziative promozionali a favore dei nostri prodotti sul mercato del Regno Unito – conclude Giansanti – e trovare nuovi canali di sbocco per il Made in Italy agroalimentare. Chiediamo al nostro governo di avviare rapidamente una riflessione sulle proposte, presentate ieri dalla Commissione Ue, per la ripartizione tra gli Stati membri della riserva di 5 miliardi di euro decisa dal Consiglio europeo, allo scopo di limitare l’impatto economico del recesso del Regno Unito”.

De Castro: salva libertà di circolazione di persone, beni e servizi

«Il precipizio di un’uscita del Regno Unito dall’Unione senza accordo è stato scongiurato, anche se la Brexit rimane un errore di cui presto gli amici inglesi si renderanno conto». Così Paolo De Castro, relatore sulle future relazioni commerciali tra Unione europea e Regno Unito per il Gruppo dei Socialisti e Democratici, commenta l’accordo siglato dopo mesi di difficili negoziati e incomprensioni.
«La libertà di circolazione di persone, beni, servizi e capitali continuerà a esistere, e le merci italiane ed europee potranno continuare a essere esportate nel Regno Unito senza alcun dazio. Il tutto, nel rispetto da parte di entrambe le sponde della Manica dei più alti standard sociali e ambientali. Ora – prosegue De Castro – la palla passa al Parlamento europeo che si prenderà il tempo necessario per garantire un appropriato scrutinio democratico dell’accordo prima che possa entrare ufficialmente in vigore».
«L’Unione europea – conclude l’eurodeputato PD – ha dato prova della sua forza, grazie all’unita tra il Parlamento europeo e i 27 Stati membri e al pieno supporto al nostro capo-negoziatore, Michel Barnier: il suo lavoro e la sua perseveranza hanno permesso di raggiungere questo risultato fondamentale per i nostri cittadini e le nostre imprese».

Alleanza Cooperative, Made Italy tira sospiro sollievo

Un’ottima notizia per le nostre esportazioni e per la stabilità dei mercati agricoli“. Così il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri.

Tutto il sistema cooperativo tira un sospiro di sollievo: il mercato britannico è un importantissimo mercato di sbocco per i nostri vini, per l’olio, i formaggi e l’ortofrutta.” “In un contesto di grande incertezza causata dalla crisi economica provocata dalla pandemia Covid-19 – sottolinea Mercuri – è senz’altro positivo che dopo un lunghissimo negoziato, Europa e Regno Unito siano giunti all’accordo. Il no deal – conclude – avrebbe come è noto fatto scattare le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, con il conseguente ripristino dei dazi sugli scambi e dei controlli alle frontiere”. Le esportazioni agroalimentari con il Regno Unito ammontano a circa 3,4 miliardi di euro l’anno, pari al 6% del valore dell’export agroalimentare UE con il Regno Unito. In particolare, l’Italia è al primo posto tra i paesi europei per le vendite di vino in Regno Unito.

Cia-Agricoltori Italiani:  stretta vigilanza sulla governance dell’accordo

Secondo Cia-Agricoltori Italiani occorre, adesso, mantenere una stretta vigilanza sulla governance dell’accordo per evitare danni futuri alla libera e leale concorrenza. Questo risultato tanto atteso ha, infatti, evitato una rottura che avrebbe determinato ripercussioni economiche drammatiche, ma è solo un “primo passo” nella costruzione di un nuovo sistema di relazioni fra l’economia europea e quella della Gran Bretagna, ormai Paese terzo a tutti gli effetti, con conseguenze sulla libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali. Secondo Cia occorrerà una stretta sorveglianza sul cosiddetto level playing field (la parità di condizioni sulla concorrenza), per fare in modo che Londra possa sì discostarsi dalla regolamentazione europea, ma senza il rischio di una concorrenza sleale alle aziende europee in merito agli aiuti di Stato e alle normative in campo fitosanitario e ambientale.

Scordamaglia,  Filiera Italia: Dobbiamo essere certi che quel paese non diventi un punto di ingresso per prodotti di Italian Sounding 

Importanti le ricadute economiche. Infatti, Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, ricorda che la Gran Bretagna rappresenta «un mercato che vale circa 25 miliardi di euro di esportazioni italiane di cui 3,4 miliardi solo di export alimentare». L’Inghilterra, infatti, per le esportazioni alimentari del nostro paese è il quarto mercato di sbocco. «Aver evitato dazi medi del 3% che per alcuni prodotti alimentari potevano raggiungere anche il 30% – prosegue Scordamaglia – è una vittoria per entrambe le parti». “Adesso vanno definiti i dettagli conseguenti anche all’applicazione del level playing field” sottolinea il consigliere delegato riferendosi al rispetto della normativa comunitaria da parte del Regno Unito che così potrà continuare ad esportare anche i suoi prodotti nel mercato Ue, già autorizzati la stragrande maggioranza di impianti inglesi e viceversa. A questo proposito Filiera Italia lancia un alert sottolineando che servirà particolare attenzione nel caso in cui il Regno Unito decidesse di chiudere accordi bilaterali con paesi come gli Stati Uniti Dobbiamo essere certi che quel paese non diventi un punto di ingresso per prodotti di Italian Sounding e non a norma europea – conclude Scordamaglia – principio che l’accordo di partenariato vieterebbe ma come spesso accade il diavolo si nasconde nei dettagli”.

Assolatte:  Regno unito: 40 mila tonnellate di formaggi per un valore di 284 milioni di euro

«Aspettavamo questo momento da tempo e abbiamo insistito in ogni sede per il raggiungimento dell’intesa» sottolinea Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, a commento dell’annuncio dell’accordo sulla Brexit. Il Regno Unito è un mercato chiave per il settore lattiero caseario nazionale, segnala Assolatte, ed è la terza destinazione per i formaggi italiani. Un mercato che assorbe (dati 2019) oltre 40 mila tonnellate di formaggi per un valore di 284 milioni di euro. «Eravamo molto preoccupati per un’ipotesi di hard Brexit, che avrebbe portato con sé dazi e quote per l’export – prosegue Zanetti -. Vedremo ora nel dettaglio i contenuti dell’accordo e il capitolo dedicato alla tutela delle nostre Dop, ma il solo fatto di aver messo la parola fine ad un confronto durato tanti mesi è di per sé un ottimo risultato».

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