Dall’albero della discordia cade sull’Expo l’ennesima tegola
di Informacibo
Ultima Modifica: 17/11/2014
Milano 17 novembre 2014. Trentacinque metri di altezza. come un palazzo di dieci piani, addobbati con giochi d'acqua, effetti speciali, suoni e luci. Questo è l'Albero della vita, la struttura prevista davanti al padiglione Italia dell'Expo 2015, ancora allo stato di concept ma già diventata l'ultimo casus belli di una vicenda che ha ormai trasformato l'evento che dovrebbe aprirsi a Milano tra sei mesi in un estenuante tormento. Progettato da Marco Balich, professionista specializzato nell'organizzazione di cerimonie, come i matrimoni delle figlie di ricchi indiani, l'Albero .affonda le radici nel passato e apre i rami al futuro», per dirla con la retorica del grande evento salvifico che dovrebbe miracolosamente rilanciare 'Italia affogata nel fango, nella rivolta delle banlieu e nella crisi economica.
Sponsorizzato con un contributo di tre milioni e mezzo da un gruppo di imprenditori che per non deflettere dalla vis retorica si è battezzato Orgoglio Brescia, l'opera sta ora deflagrando tra i membri della bizantina governance dell'evento nata dopo gli scandali tangentizi. Per il commissario Giuseppe Sala si deve rinunciare all'opera perché ha troppe criticità. I lavori del palavo Italia sono in forte ritardo e il cardo ancora non esiste, mentre le vie d'acqua sud non saranno certamente terminate in tempo: perché allora aggiungere un altro problema per un'opera non prioritaria e assai discutibile?
«Logico francamente – ha confessato il commissario dopo l'incontro della scorsa settimana con il presidente Giorgio Napolitano – al minimo intoppo rischiamo di non finire in tempo per il primo maggio». Il che, naturalmente, non sarebbe la «metafora del cambiamento necessario all'Italia», garantito dal ministro con delega all'Expo Maurizio Martina, ma ci esporrebbe invece all'inevitabile ludibrio internazionale, che già non manca. In più, tanto per gradire, il presidente dell'Autorità anticorruzione Raffaele Cantone ha manifestato fiere perplessità sulle procedure, che tendono a fare «tutto in famiglia» senza gare.
Non gli piacciono per niente le modalità del contratto sottoscritto con Orgoglio Brescia, che dovrebbe realizzare il pilatro di acciaio e legno, né gli accordi sottoscritti con il creativo Balich, che verrà pagato con una sponsorizzazione della Coldiretti e che non ha spiegato come cederà i diritti di proprietà dell'opera.
Quanto basta per cancellare l'Albero della vita, che nel frattempo si è trasformato in Albero della discordia, perché Diana Bracco, vicepresidente di Confindustria, presidente di Expo 2015 e commissario per il padiglione Italia non ne vuol sapere di rinunciare. Dice che l'opera arricchisce l'evento e giura che ci sono i tempi per completarla entro il primo maggio. Questo è lo stato dell'arte a 169 giorni dall'inaugurazione e a sei anni (era il marzo del 2008) dall'assegnazione all'Italia dell'Esposizione universale, che è ormai assurta a silloge dell'irreversibile incapacità del paese, percorso da conflitti tra fazioni e malaffare, di realizzare progetti concreti. Con buona pace di dati quelli che oggi accreditano la funzione miracolistica dell'Expo per uscire dalla crisi. Quanta all'albero delta discordia in sé, visto il concept. per una volta bisogna dare ragiona Vittorio Sgarbi che lo giudica «un'americanata buona per Las Vegas, simbolo di un'Italia che non esiste,.
di Alberto Statera da Repubblica Affari&Finanza (lunedì 17 novembre 2014)
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