I patrimoni Unesco legati al cibo sono la mappa perfetta per chi viaggia con lo stomaco ma anche con la testa. E negli ultimi anni la lista si è allungata parecchio: a dicembre 2025, per esempio, oltre alla cucina italiana è entrato anche il koshary egiziano, piatto di strada povero e amatissimo, riconosciuto come patrimonio culturale immateriale per il suo ruolo nella vita quotidiana del Paese.
Ma quanti sono i patrimoni Unesco legati all’enogastronomia fuori dai confini nazionali? E quali sono? Facciamo un giro del mondo alla scoperta di questi riconoscimenti dell’Umanità-
Indice
Cosa sono i patrimoni Unesco legati al cibo
Quando parliamo di Unesco e gastronomia, in realtà parliamo di almeno tre piani diversi:
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Patrimonio culturale immateriale: sono le pratiche legate al cibo – ricette, rituali, momenti collettivi – riconosciute come parte viva dell’identità di una comunità.
Oggi esistono circa 50 tradizioni culinarie iscritte nelle liste dell’Unesco come patrimonio culturale immateriale. -
Città Creative della Gastronomia: città che usano il cibo come motore di sviluppo culturale, turistico ed economico e fanno parte della rete delle Creative Cities.
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Siti del Patrimonio Mondiale legati ai paesaggi agricoli: risaie terrazzate, paesaggi del caffè, sistemi irrigui tradizionali, dove il cibo è letteralmente scritto nel paesaggio.
Mettete insieme tutto e ottieni una specie di atlante mondiale dei luoghi dove il cibo non è solo “buono”, ma è considerato patrimonio da proteggere.
Tradizioni culinarie nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale
Sul fronte immateriale, le iscrizioni non riguardano “piatti instagrammabili”, ma pratiche sociali: come si prepara, si condivide e si tramanda il cibo. Un veicolo quindi di cultura, saperi, terra e tradizioni.
Alcuni esempi emblematici nel mondo
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Il pasto gastronomico dei francesi – Francia
Riconosciuto nel 2010, non protegge foie gras o vini specifici, ma l’arte del pasto “alla francese”: aperitivo, più portate, abbinamento vini, cura della tavola e soprattutto il ruolo del mangiare insieme come rito sociale.
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Cucina tradizionale messicana – Messico
L’Unesco la descrive come un sistema completo: dal mais nativo alla nixtamalizzazione, dalle tortillas alle feste comunitarie. È patrimonio non perché “è buona”, ma perché tiene insieme paesaggio agricolo, tecniche antiche e identità delle comunità indigene. -
Kimjang: preparazione e condivisione del kimchi – Corea del Sud
Non è “il kimchi” in sé, ma l’atto collettivo di prepararlo in grandi quantità, condividendo lavoro, ricette e storie per affrontare l’inverno. È un rituale che rafforza identità, cooperazione familiare e rispetto per la natura. -
Washoku: culture alimentari tradizionali del Giappone
Riconosciuto nel 2013, celebra una cucina fondata su ingredienti stagionali, rispetto per il paesaggio, armonia di colori e sapori, e sull’idea che il pasto esprima un rapporto etico con la natura. -
Hawker culture – Singapore
I famosi hawker centre non sono solo “street food”, ma sistemi di ristorazione comunitari dove culture diverse condividono spazi, ricette e routine quotidiane. L’Unesco li ha inseriti come pratica di convivialità urbana multiculturale. -
Couscous – Algeria, Marocco, Tunisia, Mauritania
L’iscrizione congiunta tutela saperi e rituali legati alla produzione e consumo del couscous come patrimonio condiviso del Maghreb, superando confini politici e mettendo al centro un piatto che unisce pratiche femminili, feste e identità. -
Ceviche – Perù
Dal 2023 sono iscritte le pratiche e i significati legati alla preparazione e al consumo del ceviche: un piatto di pesce crudo marinato che oggi è icona nazionale, ma anche parte di rituali, feste dei pescatori e momenti di socialità urbana. -
Nuove iscrizioni “foodways”
Negli ultimi anni sono entrati anche la zuppa Tomyum Kung in Thailandia, la produzione dell’attieké di manioca in Costa d’Avorio, i formaggi artigianali Minas in Brasile e diverse pratiche agricole alimentari dal Nord Europa all’Africa. -
Koshary – Egitto
Nel 2025 il koshary, piatto popolare a base di pasta, riso, legumi e salse piccanti, è stato iscritto come patrimonio immateriale: un riconoscimento non solo della ricetta ma del suo ruolo come cibo quotidiano accessibile, identitario e carico di varianti regionali.
Il filo rosso? In tutti questi casi l’Unesco non certifica “la ricetta perfetta”, ma il modo in cui una comunità vive quel cibo: chi lo prepara, chi lo mangia, quando, con quali simboli.
Le Città Creative della Gastronomia
Altro livello di riconoscimento: le Creative Cities of Gastronomy, parte della rete delle Città Creative Unesco.
La rete complessiva conta oggi 350 città in sette campi creativi (musica, design, letteratura, ecc.); il sottogruppo Gastronomia riunisce 56 città in 34 Paesi, che usano il cibo come motore di sviluppo sostenibile e culturale.
Per entrare in questa rete, una città deve dimostrare di avere:
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una scena gastronomica radicata e distintiva
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filiere locali e mercati tradizionali vivi
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formazione, eventi, festival gastronomici
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politiche per la sostenibilità e l’educazione alimentare
Alcune città da tenere d’occhio (fuori Italia)
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Popayán – Colombia
È stata la prima Città Creativa della Gastronomia nel 2005, diventando una sorta di “mito d’origine” della rete: qui il cibo è legato alle tradizioni religiose, ai mercati andini e alla cucina creola locale. -
Gaziantep – Turchia
Nel sud-est anatolico, è famosa per pistacchi, baklava, kebab speziati e una filiera gastronomica che coinvolge circa il 60% della forza lavoro locale. Un esempio di città che ha trasformato una tradizione millenaria in leva economica contemporanea. -
Hyderabad e Lucknow – India
Hyderabad è Città Creativa della Gastronomia dal 2019: la sua cucina mescola radici telugu con influenze persiane e moghul, biryani e piatti di lunga cottura che raccontano secoli di ibridazione.
Nel 2025 è arrivata anche Lucknow, riconosciuta per la tradizione awadhi di kebab, biryani, dolci e piatti di corte, e per il ruolo della gastronomia nel sostenere piccole imprese e turismo. -
Tucson e San Antonio – Stati Uniti
Tucson è stata la prima città americana a ottenere il titolo grazie a un patrimonio agroalimentare che intreccia culture indigene, messicane e anglosassoni nel deserto dell’Arizona.
San Antonio, Città Creativa dal 2017, lavora invece sulla narrazione della cucina Tex-Mex e sulle comunità di chef che sono veri ambasciatori culturali della città nel mondo. -
Bendigo e Launceston – Australia; Chengdu – Cina; Tsuruoka – Giappone
In Australia le città creative della gastronomia lavorano sul recupero delle tradizioni aborigene e sulla produzione locale; Chengdu custodisce il Sichuan spicy style, Tsuruoka le antiche varietà agricole e una cucina profondamente stagionale.
Per chi viaggia, queste città sono hub gastronomici certificati: significa trovare non solo ristoranti, ma musei del cibo, itinerari, festival e politiche pubbliche costruite intorno al cibo.
L’elenco delle città creative della gastronomia Unesco nel mondo
Ecco l’elenco completo delle Città Creative della Gastronomia aggiornato a dicembre 2025.
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Afyonkarahisar – Türkiye
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Alba – Italia
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Arequipa – Perù
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Battambang – Cambogia
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Belém – Brasile
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Belo Horizonte – Brasile
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Bendigo – Australia
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Bergamo – Italia
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Bergen – Norvegia
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Bohicon – Benin
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Buenaventura – Colombia
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Buraydah – Arabia Saudita
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Burgos – Spagna
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Chaozhou – Cina
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Chengdu – Cina
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Ciudad de Panamá – Panama
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Cochabamba – Bolivia
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Denia – Spagna
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Ensenada – Messico
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Florianópolis – Brasile
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Fribourg – Svizzera
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Gangneung – Corea del Sud
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Gaziantep – Türkiye
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Hatay – Türkiye
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Heraklion – Grecia
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Huai’an – Cina
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Hyderabad – India
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Iloilo – Filippine
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Jeonju – Corea del Sud
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Kermanshah – Iran
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Kuching – Malesia
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Lankaran – Azerbaijan
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Launceston – Australia
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Macao – Cina
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Mérida – Messico
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Nkongsamba – Camerun
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Östersund – Svezia
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Overstrand – Hermanus – Sudafrica
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Paraty – Brasile
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Parma – Italia
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Phetchaburi – Thailandia
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Phuket – Thailandia
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Popayán – Colombia
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Portoviejo – Ecuador
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Rasht – Iran
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Rouen – Francia
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Saint Petersburg – Russia
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San Antonio – Stati Uniti
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Santa Maria da Feira – Portogallo
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Shunde – Cina
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Thessaloniki – Grecia
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Tsuruoka – Giappone
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Tucson – Stati Uniti
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Usuki – Giappone
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Yangzhou – Cina
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Zahlé – Libano
Paesaggi agricoli: quando il patrimonio è il campo, non solo il piatto
Il cibo entra anche nella Lista del Patrimonio Mondiale attraverso i cosiddetti paesaggi culturali: luoghi dove agricoltura, architettura, acqua e insediamenti formano un sistema unico.
Alcuni esempi fortemente legati al cibo:
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Coffee Cultural Landscape of Colombia – Colombia
È un paesaggio produttivo che copre sei aree con villaggi, piantagioni di caffè in montagna, infrastrutture agricole e pratiche tradizionali di coltivazione. L’Unesco lo definisce un “eccezionale esempio di paesaggio culturale sostenibile e produttivo” simbolo delle regioni del caffè nel mondo. -
Cultural Landscape of Honghe Hani Rice Terraces – Cina
16.000 ettari di risaie terrazzate scavate negli Ailao Mountains, alimentate da un complesso sistema di canali che convogliano l’acqua dalle foreste di cresta ai campi. La coltivazione del riso è intrecciata con calendario rituale, credenze e organizzazione sociale del popolo Hani. -
Rice Terraces of the Philippine Cordilleras – Filippine
Le terrazze degli Ifugao sono un paesaggio coltivato ad alta quota, costruito su pendii ripidi, con sistemi di irrigazione e gestione forestale (muyong) basati su conoscenze indigene e cooperazione comunitaria. -
Cultural Landscape of Bali Province: Subak System – Indonesia
Qui il protagonista è il subak, sistema di irrigazione comunitario per le risaie, governato dai templi dell’acqua e dalla filosofia balinese del Tri Hita Karana (armonia tra divino, umano e natura). È un esempio di come un sistema agricolo possa essere al tempo stesso religioso, sociale e produttivo.
Istruzioni su come trovare tutti i patrimoni Unesco legati al cibo
Passiamo alla parte pratica: come si fa, concretamente, a scoprirli e costruirsi una mappa di viaggio del gusto?
1. Esplorare le liste del patrimonio immateriale
Sul sito ufficiale Unesco (Unesco.org) del patrimonio culturale immateriale, alla voce “Browse the Lists”, si può:
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filtrare per Paese o per regione
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cercare con parole chiave come food, gastronomy, rice, bread, cheese, diet, soup
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aprire le singole schede per leggere descrizioni, comunità coinvolte, video e foto
Con un po’ di pazienza è possibile costruirsi una lista personalizzata di tradizioni culinarie da seguire nelle future rotte di viaggio.
2. Usare la mappa delle Creative Cities of Gastronomy
Per le città:
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il dataset ufficiale delle Creative Cities Unesco permette di filtrare le sole città della gastronomia
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il sito indipendente citiesofgastronomy.com raccoglie schede, numeri e progetti delle 56 città del gusto nel mondo dove puoi trovare approfondimenti su specialità locali; festival e eventi dedicati; iniziative su sostenibilità, mercati, educazione alimentare
3. Cercare i paesaggi agricoli sul portale World Heritage
Sul sito del World Heritage Centre (la “casa” dei siti Unesco materiali) si può:
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filtrare per categoria “Cultural Landscape”
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inserire parole chiave come coffee, rice terraces, tea, vineyards
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individuare i siti in cui il paesaggio agricolo è centrale per l’iscrizione
Cosa raccontano questi luoghi?
Guardare il mondo attraverso i patrimoni Unesco legati al cibo significa cambiare prospettiva: ci si sposta dalle foto del piatto alla storia delle persone che lo preparano; si scoprono città e territori meno scontati, fuori dai circuiti turistici di massa; si comprende che la tutela del cibo tradizionale è anche tutela di paesaggi, lingue, saperi agricoli, comunità vulnerabili
Per un viaggiatore curioso queste liste sono una bussola. Dicono dove il mondo ha deciso che il cibo è talmente importante da diventare patrimonio dell’umanità.