“Io sto con il Made in Italy” in difesa dell’ alimentare italiano
Le adesioni alla campagna di Federalimentare e Filiera Italia. Il convegno promosso da Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 07/03/2019
La campagna “Io sto con il made in Italy”, avviata dal massmediologo Klaus Davi e sostenuta da diverse istituzioni, è stata lanciata ufficialmente con un convegno organizzato martedì 5 marzo alla Camera dei deputati dall’onorevole Filippo Gallinella presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, “nell’ambito di un’iniziativa istituzionale che si prepara a tutelare gli interessi delle aziende italiane all’interno del prossimo parlamento europeo”.
Sono intervenuti, tra gli altri, il presidente Federalimentare Ivano Vacondio, il numero uno di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, il vice presidente di Federvini, Piero Mastroberardino, il coordinatore del Gruppo Tecnico designato al Made In della Confindustria, Paolo Bastianello, l’imprenditrice, Giannola Nonino, alla guida della storica distilleria Nonino. Ha moderato l’inconrto, Klaus Davi, giornalista e opinionista televisivo.
“Io sto con il Made in Italy“ un invito agli eletti al prossimo parlamento europeo
“E’ necessario un impegno di tutti – ha affermato il deputato dei 5stelle, Gallinella – affinchè la normativa europea evolva nel senso di quello che sta a cuore all’Italia, cioè indicare l’origine delle materie prime. E poi bisogna mettere in campo azioni di sensibilizzazione e accordi nei Paesi extraeuropei contro l’Italian sounding”.
La posizione di Ivano Vacondio Federalimentare sul Made in Italy
L’export alimentare ha registrato un incremento dell’81% rispetto ai valori pre-crisi (2007), contro il +29% del totale industria. Oltre 42 miliardi sui 200 fatturati dal settore agroalimentare nel 2018 provengono dall’export.
Sono numeri importanti quelli forniti dal presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, durante il convegno.
“Vista la perdurante stagnazione interna – secondo il presidente Vacondio – l’industria alimentare italiana deve puntare sulla promozione del Made in Italy all’estero, che rappresenta nel breve periodo l’unico modo per reagire al calo della domanda interna. Le nostre imprese hanno capito bene questa esigenza: la propensione all’esportazione – cioè il rapporto tra la quota esportata e il fatturato totale – per l’industria alimentare ha raggiunto nel 2018 il 23,5%, un incremento di 10 punti percentuali rispetto alle incidenze export-fatturato registrate all’inizio del decennio scorso“.
“Questi sono numeri che ci indicano quanto sia importante puntare sulla promozione del Made in Italy all’estero, dove il nostro patrimonio enogastronomico è riconosciuto senza pari al mondo. E non solo per la bontà e la genuinità dei prodotti, ma anche perché il nostro cibo è garanzia di sicurezza e salubrità, fattori centrali di competitività. Il saper fare italiano – ha concluso Vacondio – è diventato negli anni un vero e proprio brand e non è un caso se fuori dall’Italia la locuzione “Made in Italy” viene associata a valori come bellezza, passione, creatività, lusso, cultura e qualità”.
Luigi Scordamaglia, Filiera Italia: contrastare senza se e senza ma l’Italian sounding
“Non è più possibile separare il prodotto italiano dal suo modello e dalle sue radici” dice Luigi Scordamaglia presidente di Filiera Italia, organizzazione che riunisce il meglio del Made in Italy agroalimentare. “Oggi più che mai il modello di filiera di valorizzazione di tutto quello che sta a monte del prodotto rappresenta il futuro, non solo per il settore agroalimentare, ma per tutti quelli vincenti del nostro Paese” dice Scordamaglia “Nessuna azienda alimentare italiana per quanto grande prescinde dal territorio in cui è nata e questo le conferisce un valore aggiunto che i (spesso giganti) concorrenti mondiali non potranno mai avere. Un modello che sarà alla base della promozione e della comunicazione che il nostro Paese farà a livello internazionale e che stimola nuovi strumenti finanziari pensati proprio per le filiere ed il supply chain”.
“L’obiettivo – dice ancora Scordamaglia – è contrastare senza se e senza ma l’Italian sounding che ruba al nostro Paese oltre 300.000 posti di lavoro, anche quando a farlo sono aziende operanti in Italia che omettono lo stabilimento di produzione in etichetta o dichiarano di fare “made in Italy” producendo all’estero”. E così prosegue il numero uno di Filiera “Dobbiamo contrastare la passività e l’inadeguatezza di un’Europa che decide di non schierarsi sull’etichettatura, chiudendo un occhio su un regolamento sull’origine in etichetta ancora monco ed inadeguato ad armonizzare le regole nell’interesse dei consumatori e dei produttori più seri”.
“Oltre che nella qualità l’Italia deve diventare leader mondiale e modello nella trasparenza in etichetta – sottolinea Scordamaglia – spiegando al consumatore che scegliendo italiano si fa il bene del Paese, spiegando la differenza di valore e prezzo del prodotto e favorendo con contratti di filiera tra produttori e trasformatori l’aumento dell’efficienza produttiva e garantendo le due parti da drammatiche oscillazioni di prezzo”.
L’esempio sono i recenti accordi di filiera sottoscritti nel settore carne bovina, pomodoro, grano con Coldiretti in Filiera Italia. “Solo uniti, come già fatto all’Onu – conclude Scordamaglia – vinceremo la vera sfida del futuro: affermare il modello alimentare italiano e le nostre eccellenze alimentari contro chi vorrebbe un’alimentazione di sintesi, fatta in laboratorio da poche multinazionali”.
Il vicepresidente di Federvini, Piero Mastroberardino e Giannola Bulfoni Nonino
Sullo stato dell’arte del vino italiano è intervenuto anche il vicepresidente di Federvini, Piero Mastroberardino, si è soffermato sulla situazione del vino italiano sottolineando che se il Made in Italy può avere significati diversi a seconda dei settori, per il vino “il concetto di territorio è totalizzante e non ammette mezze misure. E non può essere separato da quello di familiarità”.
E’ importante comunque investire in promozione. E in questa direzione, dopo Stati Uniti e Cina, l’Ice da tre anni ha attivato una campagna istituzionale promozionale del vino italiano. Una strada da continaure a seguire.
Giannola Bulfoni Nonino, Cavaliere del Lavoro ha detto che “siamo indietro in fatto di trasparenza nei confronti dei consumatori. Ci vuole l’etichetta di produzione con l’elenco di tutte le informazioni. Il consumatore cioè, deve sapere dove nascono le cose che acquista”.
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