Langhe, L’Astemia Pentita è l’anima pop del Barolo
di Simone Pazzano
Ultima Modifica: 25/05/2020
Nel territorio di Barolo – dichiarato nel 2014 Patrimonio Mondiale dell’Unesco insieme ai paesaggi vitivinicoli di Langa e Roero e del Monferrato – proprio sulla collina dei Cannubi, dove storicamente è nato il Barolo e dove il crinale che ospita i vigneti più preziosi delle Langhe inizia a salire verso il centro del paese, sorge L’Astemia Pentita di Sandra Vezza, che nella geometria dei filari dei vigneti emerge come una cantina dall’anima dichiaratamente pop.
Ed è la stessa Sandra Vezza, eclettica imprenditrice piemontese, già proprietaria del brand di design Gufram, a dichiararsi con questa avventura “astemia pentita”. Il nome della cantina, infatti, racconta già in sé la nascita del progetto imprenditoriale: da sempre astemia, con la decisione di dedicarsi alla produzione vitivinicola Sandra Vezza ha annunciato definitivamente il proprio pentimento.
Un amore quello per il territorio delle Langhe e per il vino che, fin da piccola, l’imprenditrice ha sviluppato tramite il nonno – che la portava a passeggiare tra i filari, insegnandole come lavorare le viti – e a cui, negli anni è riuscita a dare seguito con un progetto di grande personalità.
“Sono sempre stata innamorata delle mie Langhe, dove sono cresciuta e dove vivo. La mia passione è da sempre camminare tra i vigneti, e rimanerci ore a pensare, guardando questo paesaggio spettacolare che cambia continuamente colore ogni mese dell’anno. Fin quando un giorno, proprio camminando, ho conosciuto una coppia di anziani signori, fratello e sorella, Teobaldo e Livia De Magistris, che, avendo quasi 90 anni, da tempo volevano vendere i propri terreni, ma solo a chi il loro cuore avrebbe detto sì. Nell’istante in cui ci siamo incontrati, tra di noi c’è stata subito una grande intesa e il Signor Teobaldo, guardandomi negli occhi, mi ha detto ‘lei mi piace, è una langarola, parla il nostro linguaggio, sarei felice di poterle vendere i miei vigneti’. E cosi è iniziata la mia avventura nel vino”.
L’imprenditrice piemontese fin da subito ha desiderato una cantina innovativa e originale, ma che allo stesso tempo rispecchiasse l’ambiente circostante. Lei stessa, infatti, negli ultimi anni ha studiato ed approfondito il processo produttivo del settore del vino.
La campagna di comunicazione relativa alla cantina, sviluppata intorno ad uno storytelling altrettanto irriverente, coinvolgente e originale, è curata invece dal figlio dell’imprenditrice, Charley Vezza.
La produzione vitivinicola
Tra i comuni di Barolo e Monforte, L’’Astemia Pentita detiene 30 ettari. Dieci le etichette prodotte, dal Barolo, il signore del territorio, al Langhe Nebbiolo, al Barbera, al Dolcetto d’Alba, fino ai bianchi come il Riesling e Alta Langa: tra questi, l’azienda ha attuato un recupero dei vitigni autoctoni e meno conosciuti.
Tre le punte di diamante della produzione spicca il Barolo Cannubi DOCG, il cru è il biglietto da visita della cantina dal colore granato e dalle peculiari note fruttate e speziate che con i suoi 36 mesi in botte sprigiona tutta l’essenza delle Langhe. Per i veri intenditori e amanti del territorio il Barolo Cannubi Riserva e il Barolo Terlo Riserva rappresentano i vini più preziosi: 36 mesi in botte e 24 mesi in bottiglia, regalano un ampio ventaglio di sensazioni olfattive e una setosità di tannini che ne attestano lo status di vini maturi e complessi. E il Barolo cru Terlo, un po’ più scontroso, un po’ rustico, ma di grande stoffa e longevità.
Le visite in cantina
Durante le visite in cantina si apprezza il racconto dell’enologo dell’azienda, che ha 40 anni di esperienza nel mondo dei vini piemontesi, e dei giovani ragazzi che illustrano a tutti i visitatori l’essenza di questo “radical wine”, come ama chiamarlo Sandra Vezza, dal design accattivante. Sono proprio loro che accompagnano i gruppi lungo i diversi livelli della cantina, concludendo il percorso con la degustazione dei vini nel patio che gode di un ampio panorama sulle vigne di Barolo.
L’enologo
L’Astemia Pentita si avvale della consulenza dell’enologo scienziato Donato Lanati, apprezzato a livello internazionale per il suo metodo di lavoro che, attraverso il centro di ricerca Enosis da lui fondato, punta ad ottenere vini di elevata qualità.
Il progetto architettonico
Ma come anticipato, L’Astemia Pentita è anche arte e design. Il progetto architettonico risale al 2009 ed è dell’architetto Gianni Arnaudo, mentre il design degli spazi interni è stato immaginato e disegnato dalla stessa Sandra Vezza.
Gli esterni: un’estetica di rottura e controcorrente
L’architettura dell’edificio si contraddistingue per un’estetica dichiaratamente pop: appoggiata come una scultura sulla dolce collina tra i filari dei vigneti, la cantina è infatti costituita da due grandi volumi sovrapposti, che evocano le forme di due casse da vino fuori scala e ospitano il wine shop a piano terra e la sala degustazioni e ricevimento clienti al primo piano.
I due volumi evocano le cassette, non solo per le forme e i materiali usati nel rivestimento esterno – in legno per un maggior rispetto dell’ambiente –, ma anche per i tipici elementi grafici dei contenitori in legno per vini, appunto, che diventano così decorazione dell’architettura insieme all’anno di inizio (2010) e a quello di fine costruzione (2016) dichiarati in facciata.
I prospetti si aprono su quattro versanti, rivolti sui vigneti e sulle colline delle Langhe: una grande vetrata continua definisce il piano inferiore, così come quello superiore, mentre le altre tre superfici dei rispettivi parallelepipedi presentano prospetti totalmente chiusi.
Nessuna recinzione protegge la cantina, che è circondata solo da filari di vite proprio per sottolineare la sua appartenenza al paesaggio e anche i cancelli di ingresso dell’edificio sono pensati per integrarsi nel paesaggio come filari.
Un cuore ipogeo per la salvaguardia del paesaggio
La volumetria esterna della cantina si sviluppa per circa 400 mq (lo spazio di ciascuna cassetta è pari a circa 200 mq), mentre la parte ipogea, che ospita tutte le fasi del processo produttivo – il reparto di produzione, l’invecchiamento delle botti, l’imbottigliamento, lo stoccaggio, il reparto spedizioni –, si sviluppa su due piani con un totale di 3400 mq.
Il cuore produttivo della cantina è stato completamente interrato con l’esplicita volontà di rispettare il paesaggio: la distribuzione degli spazi è conseguenza di un’attenzione particolare rivolta allo studio del processo produttivo che si sviluppa nelle sue fasi attraverso un sistema “a caduta”, dall’alto verso il basso. Questo tipo di impianto ha inoltre consentito di ridurre, rispetto agli edifici preesistenti, la volumetria fuori terra in favore del paesaggio, recuperando terreno per i filari di viti.
Sandra Vezza ha voluto creare ambienti che richiamassero le varie fasi del processo produttivo del vino: le superfici superiori dell’area dedicata alla vendemmia, alla lavorazione e all’invecchiamento, rappresentano così una decorazione con colori autunnali, periodo in cui iniziano questi processi di produzione; l’ambiente sottostante, in cui avviene l’imbottigliamento, lo stoccaggio in bottiglie, il confezionamento, evoca invece la primavera con le tonalità dei verdi brillanti, periodo in cui inizia questa parte del processo. Gli spazi proseguono con il tunnel che collega la cantina all’esterno e che rappresenta la fase successiva al processo produttivo, il riposo: è lo spazio del “riposo del contadino”, pensato anche per il relax del visitatore.
Gli interni delle “cassette”
Per gli spazi interni sono stati privilegiati quei materiali naturali che tradizionalmente hanno un legame con la produzione vitivinicola. Realizzati da maestranze locali appositamente per la cantina, secondo i disegni e le indicazioni di Sandra Vezza, i pavimenti presentano un rivestimento che esalta la naturalezza dei materiali dando allo spazio un’estetica inedita.
Tradizione e audacia si contrappongono così – idealmente e fisicamente – fondendosi, in tutto il progetto. Infatti, alla pavimentazione che evoca la natura e la tradizione, si contrappongono i soffitti della cantina che presentano grandi dipinti murali, realizzati da artisti locali, dall’estetica pop e surrealista, che creano nel visitatore l’illusione di essere realmente all’interno di una cassa di vino nel momento in cui una mano sta estraendo una bottiglia.
L’attenzione ai materiali si rivela anche nell’utilizzo della corda naturale, usata nelle vigne, o della sottilissima ghiaia, limbo tra la natura esterna e l’artificio degli interni.
Gli arredi
Per l’arredo della cantina, alcuni dei prodotti iconici di Gufram, come il divano Bocca (Studio 65, 1970), il Cactus (Guido Drocco e Franco Mello, 1972), ma anche progetti più recenti come la poltrona Roxanne (Michael Young, 2017), la poltrona gigante Mikey dei Sogni disegnata nel 1972 da Studio 65 che sovrasta le grandi botti come “un trono contemporaneo per il Barolo, il re dei vini”.
Il legno chiaro degli esterni e la sua estetica calda si ritrova anche in alcuni degli arredi interni come la sedia Leggera di Ponti, e le poltroncine Chignon disegnate da LucidiPevere per Gebrüder Thonet Vienna.
Dopo aver scelto con grande cura gli arredi per l’esposizione delle bottiglie, Sandra Vezza ha progettato degli espositori appositamente per L’Astemia Pentita: sagome fuori scala delle bottiglie tagliate a metà sottolineano l’estetica particolare delle stesse bottiglie, mentre grandi librerie ospitano documenti, ricerche, prototipi legati alla storia della cantina.
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