Lecce, comunità sospesa tra localismi e modernità - InformaCibo

Lecce, comunità sospesa tra localismi e modernità

di Informacibo

Ultima Modifica: 30/06/2017

A Lecce presentato lo studio “Fare Comunità nella Comunità di Lecce” condotto dall’istituto di ricerca Aaster. Una fotografia sulla comunità leccese e salentina per spiegare le dinamiche che la attraversano in questo momento di profondo cambiamento.

Il Grande Viaggio Insieme Conad anche in questa tappa di Lecce (QUI il programma delle tre giornate 30 giugno 1 e 2 luglio) continua a dialogare e ad “ascoltare” le voci della comunità.

Cambiamento, sfida, ritorno, coraggio, passione, etica, benessere qualità. È in queste poche parole chiave la fotografia di Lecce, una comunità dalla forte identità meridionale, luogo di passaggio tra Oriente e Occidente, terra di migrazioni e ritorni, localismi e spinte global, tradizioni e idee.

Le tante facce del capoluogo salentino sono state indagate ed esplorate dall’istituto di ricerca Aaster in uno studio commissionato da Conad con lo scopo di condurre un momento di ascolto sulle comunità locali e comprendere i fenomeni che le attraversano in questi tempi di profondo cambiamento.

Lo studio è stato presentato e illustrato oggi, venerdì 30 giugno, nel corso dell’incontro “Fare Comunità nella Comunità di Lecce”, presso l’Auditorium della Parrocchia di San Giovanni Battista con le relazioni di Aldo Bonomi, direttore del Consorzio Aaster, di Francesco Pugliese, amministratore delegato Conad e di Carlo Salvemini, sindaco di Lecce.

Hanno partecipato all'incontro, tra gli altri, Don Gerardo Ippolito della Parrocchia di San Giovanni Battista, Don Attilio Mesagne, direttore della Caritas Diocesana Arcidiocesi di Lecce, Luciana Delle Donne, presidente della Cooperativa Sociale “Officine Creative” Made in Carcere, Raffaele Gorgoni, vicepresidente della Fondazione La Notte della Taranta , l’imprenditore Antonio Quarta, amministratore unico di Quarta Caffè, Carmelo Rollo, presidente Legacoop Puglia, Rosa Vaglio, presidente dell’associazione “Diritti al Sud”.

Il territorio di Lecce, in particolare l’area jonico salentina, ha vissuto negli ultimi 25 anni un momento di grazia per effetto dell’operazione Grande Salento, messa in piedi a partire dalla metà degli anni ’90 da amministratori locali e regionali con l’obiettivo di valorizzare e promuovere in chiave turistica il grande patrimonio naturalistico, artistico e culturale dell’area. Il successo dell’operazione è stato favorito dall’innata propensione all’ospitalità e dal grande senso di appartenenza della popolazione locale, che ha saputo valorizzare tipicità e tradizioni.

L’utilizzo appropriato dei fondi strutturali europei per il recupero e la rivalutazione dei centri storici e del patrimonio paesaggistico è stato un altro degli assi che hanno sostenuto lo sviluppo turistico del tacco di Puglia. Tutto ciò ha fatto da contrappeso alla crisi economica che qualche anno dopo iniziava a colpire l’area di Lecce con il dissolvimento del distretto della produzione dell’abbigliamento e del piccolo commercio diffuso.

Anche oggi la ricchezza e la peculiarità della comunità leccese si esprimono soprattutto nella forte identità locale “caratterizzata da tradizioni rurali e marinare incise nelle distintività dei caratteri valoriali, nella ricchezza dei linguaggi, nella tipicità enogastronomica e agroalimentare, negli stessi elementi naturali del territorio”, sottolinea Aaster. Tuttavia quella stessa ricchezza, se non ben governata “può far ripiegare la comunità su se stessa richiudendola in una dimensione localistica che rischia di tradursi in un nostalgico attaccamento che allontana da quella necessaria pratica modernizzante utile allo sviluppo”.

È nei molti giovani leccesi la ricetta per sfuggire a questa tentazione, che Aaster divide in due categorie, i ritornati per scelta e i restanti coraggiosi. Nell’alleanza tra i restanti e tornanti c’è la chiave per trovare una nuova e moderna identità che trova nella sperimentazione e innovazione i suoi valori guida. È possibile intravedere questa nuova identità nell’attenzione imprenditoriale verso le energie rinnovabili e la promozione paesaggistica, nel ritorno alla terra in chiave ecosostenibile ed etica, nella nascita di nuovo modello di sviluppo centrato sull’agricoltura di qualità, sul turismo culturale d’elite e sulle imprese di eccellenza.

La grande sfida delle istituzioni e Università, denota Aaster, sarà quella di accompagnare queste energie propulsive per fare in modo che diano luogo a un vero processo di modernizzazione. “Il processo di consapevolezza si è avviato, ma tanto bisogna ancora fare culturalmente per trasformarlo in una vera coscienza di luogo”.

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Capo Redattore