Nuova ondata di dazi all’orizzonte Agroalimentare italiano nel mirino - InformaCibo

Nuova ondata di dazi all’orizzonte Agroalimentare italiano nel mirino

Per un valore di 11 miliardi di dollari, in risposta agli aiuti Ue ad Airbus. Usa pronti a colpire anche vini e formaggi made in Italy.

di Vito de Ceglia

Ultima Modifica: 30/04/2019

Prima la Cina, ora l’Europa. Nemmeno il tempo di finire una “guerra” che l’America di Donald Trump è pronto ad iniziarne subito un’altra. Minacciando una nuova ondata di dazi su circa 11 miliardi di importazioni dal Vecchio Continente in risposta agli aiuti Ue ad Airbus. Nei documenti dell’Office of United States Trade Representative, resi noti alcuni giorni fa dal governo, vengono riportate le due categorie di dazi che saranno applicate. La prima chiama in causa elicotteri, aerei, componentistica in arrivo da Francia, Spagna, Germania e Uk. Mentre la seconda prende di mira anche i prodotti alimentari, molti dei quali sono italiani.

Nella “lista preliminare” dell’amministrazione Trump sono finiti Pecorino, Asiago, Fontina, Taleggio, formaggi freschi e fusi, yogurt, burro, vini frizzanti e non, agrumi, olio d’oliva, marmellata e altri prodotti ancora. Al momento, non si conosce la reale entità dei dazi che gli Usa intenderebbero applicare e che entrerebbero in vigore in estate. Prima di attivare queste misure, Washington attenderà che il Wto stimi il valore di quelle che vengono definite “contromisure” rispetto ai sussidi europei ad Airbus.

Certo è che la sola minaccia di una possibile ritorsione americana nei confronti di molti prodotti Ue ha messo in agitazione le aziende italiane del food e tutte le filiere di riferimento. Il rischio concreto dei dazi Usa, secondo gli addetti ai lavori, è quello di scatenare un guerra commerciale senza precedenti. Non a caso, l’Unione europea sta definendo in questi giorni una contro-reazione che potrebbe raggiungere i 20 miliardi di dollari, il doppio di quelli previsti dall’amministrazione Trump.

 

A rischio 2,2 miliardi di made in Italy

 

Secondo le stime di Ismea, i dazi annunciati dal governo americano potrebbero mettere a rischio 2,2 miliardi di euro di made in Italy agroalimentare con forti effetti sulla bilancia commerciale del nostro Paese. L’Istituto segnala che nel mirino Usa non ci sono formaggi tipici italiani, ma anche prodotti come l’olio vergine d’oliva il cui export verso quel paese nel 2018 ha toccato i 359 milioni di euro, con un trend di crescita del 60% negli ultimi 10 anni. Un duro colpo all’agroalimentare italiano potrebbe derivare anche dall’applicazione dei dazi sui vini italiani. Attualmente gli Usa coprono, con circa 1,5 miliardi di euro, un quarto del totale delle esportazioni enologiche italiane nel mondo. Un ruolo determinante in questa crescita è da attribuire al Prosecco i cui flussi verso gli Usa sono cresciuti del 440% negli ultimi 10 anni, arrivando a quota 334 milioni di euro. Proprio il Prosecco è anche alle prese con la Brexit: l’export di vini italiani verso il Regno Unito ammonta a 827 milioni di euro nel 2018 (+1,9% sul 2017 e +79% sul 2009), pari al 13% delle esportazioni di vino italiane. Più della metà delle spedizioni oltre Manica sono rappresentate dai vini spumanti che, peraltro, hanno registrato una dinamica molto positiva nel decennio anche su questo mercato (+389 milioni di euro tra il 2009 e il 2018).

Pecorino e Grana pagano “pegno”

 

Assolatte ha provato a stimare il potenziale danno dei dazi Usa per l’industria italiana lattiero-casearia, ricordando che ad oggi siamo il primo paese al mondo per export verso gli Usa, terza destinazione in valore delle nostre esportazioni casearie. Le imprese tricolori esportano negli Stati Uniti più di 30.000 tonnellate di formaggi, circa un terzo dell’export extra Ue, per un controvalore che supera i 270 milioni di euro. Per alcuni formaggi, sottolinea Assolatte, questa destinazione rappresenta un mercato fondamentale. È il caso del Pecorino Romano che ha negli Usa il suo primo sbocco, con due terzi dell’export. Mentre per Grana Padano e Parmigiano Reggiano l’America è il secondo paese per importanza, dopo la Germania. Un rallentamento dei flussi verso gli States, denuncia Assolatte, avrebbe ripercussioni gravissime sul settore lattiero caseario nazionale.

 

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L'Autore

giornalista Osservaitalia