Obiettivi di Sviluppo sostenibile, un “Ufo” per il 55% dei giovani - InformaCibo

Obiettivi di Sviluppo sostenibile, un “Ufo” per il 55% dei giovani

Una ricerca Ipsos per Fondazione Barilla mette in luce la distanza tra gli Obiettivi fissati dall'Onu per il 2030 e gli under 27. Solo il 9% associa la sostenibilità al cibo

di Collaboratori

Ultima Modifica: 05/06/2019

Gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile fissati dall’Onu per il 2030 sono un ‘pianeta’ poco conosciuto dai giovani: il 55% degli under 27 dichiara di non conoscerli affatto, il 28% di conoscerli superficialmente e solo il 17% degli under 27 sa cosa realmente siano. Se si parla poi di “sostenibilità”, si scopre che è un concetto familiare al 40% degli intervistati, ma pochi conoscono il nesso che la collega alla produzione di cibo.Solo 1 su 3, tra chi conosce la sostenibilità, pensa infatti che il benessere del Pianeta dipenda anche da cosa mettiamo nel piatto quando in realtà proprio la produzione agricola è responsabile del 24% delle emissioni di gas serra. In questo scenario, emerge però la consapevolezza, espressa dal 50% degli intervistati che ridurre lo spreco alimentare sia il più importante comportamento sostenibile da adottare (più che scegliere cibo a KM0 o ridurre gli imballaggi). E’ questa la fotografia scattata da Ipsos per Fondazione Barilla, che ha coinvolto 800 giovani tra i 14 e i 27 anni in tutta Italia, per capire cosa sanno in merito agli Obiettivi di Sviluppo sostenibile e del ruolo che gioca il cibo nel loro raggiungimento. La ricerca è stata presentata, stamane,  all’evento ASviS, organizzato in occasione del Festival dello Sviluppo sostenibile a Roma, dal titolo “Salute, Alimentazione e Agricoltura Sostenibile: educare gli adulti di domani”.

“Il nostro Pianeta sta bruciando e il tempo per salvarlo è poco…”

Gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile e il cibo devono andare a braccetto per arrivare al 2030 in una condizione migliore di quella attuale – ha osservato Anna Ruggerini, Direttore Operativo di Fondazione Barilla  Il nostro Pianeta sta bruciando e il tempo per salvarlo è poco, ma tanti giovani non sembrano esserne consapevoli. Serve il contributo di tutti per formare i ragazzi e in questo, chiaramente, un ruolo centrale lo gioca il sistema scolastico, con gli insegnanti che possono aiutare a diffondere la consapevolezza che il cibo è il fil rouge che unisce i 17 Obiettivi. Un dato? Solo 2 under 27 su 5 adottano diete sostenibili, come la Dieta Mediterranea, forse perché non hanno chiara l’importanza che questo modello alimentare può ricoprire per la salute nostra e del Pianeta. Fondazione Barilla ha avviato un programma educativo, in protocollo con il MIUR, per parlare ai docenti e ai loro studenti, proprio di cibo e sostenibilità. Un impegno pluriennale, perché il nostro futuro passa da lì”.

Sostenibilità, appena il 9% l’associa al cibo

Di giovani e lotta ai cambiamenti climatici si è molto parlato, grazie anche al movimento #FridaysForFuture e all’impegno di Greta Thunberg, che ha contagiato i ragazzi italiani. Un 14-15enne su quattro ha aderito a #FridaysForFuture e circa 6 giovani su 10 ne condividono i messaggi. In generale, quando si affrontano questi temi, la percezione dell’urgenza di intervenire emerge chiara, tanto che per l’84% dei 18-24enni italiani “stiamo andando incontro a un disastro ambientale se non cambiamo subito le nostre abitudini”. Eppure, sempre secondo la ricerca Ipsos – Fondazione Barilla, solo 4 giovani intervistati su 10 sembrano conoscere davvero il concetto di sostenibilitàLa conoscenza aumenta con il crescere dell’età (29% tra i 14-15enni; 36% tra i 16-19enni; 43% tra i 20-23enni; 52% tra i 24-27enni), del grado di istruzione (52%) e del tenore di vita più alto delle famiglie (53%). Eppure, come spesso accade anche fra i più grandi, i ragazzi sono portati a mettere in relazione la sostenibilità solo agli aspetti ambientali, mentre restano sullo sfondo i temi, altrettanto importanti, della sostenibilità associata all’economia (13%)alla società (9%), al cibo e all’alimentazione (9%).

Dalla ricerca emerge anche che per 6 giovani su 10 sconfiggere la povertà e la fame sono gli obiettivi principali, ma lontani dalla capacità d’intervento personale. Piuttosto si ritiene che siano le prossime generazioni a doversene occupare. Invece, la lotta al cambiamento climatico è per gli intervistati un obiettivo importante su cui pensano di poter incidere concretamente.

Un punto sembra comunque mettere d’accordo gli intervistati: far conoscere gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile è un compito che spetta alla scuola e alle famiglie, così come alla politica e alle istituzioni in generale. Se le istituzioni, nazionali ed europee, giocano un ruolo importante (40%) per gli studenti universitari, per i 14-19enni, scuola (56%) e famiglia (35%) hanno la responsabilità più forte.

Cibo e Sostenibilità: Dieta Mediterranea sugli scudi

I giovani hanno chiaro, quando si parla di alimentazione sostenibile, che alcuni comportamenti più di altri possono giocare un ruolo importante: per il 50% del campione, il primo è limitare lo spreco. Seguono “privilegiare i cibi a km 0, prodotti localmente” (37%); “scegliere cibi con confezioni/imballaggi ridotti al minimo” (36%); “mangiare cibo di stagione” (34%); “mangiare bene seguendo un regime alimentare sano” (32%). Chi conosce bene gli Obiettivi di sviluppo sostenibile ricorre inoltre maggiormente alla Dieta Mediterranea (50%), mentre resta scarsa la consapevolezza del fatto che il raggiungimento dei 17 Obiettivi passi attraverso un sistema alimentare sostenibile (lo sa solo il 29% dei giovani).

Sempre rispetto al tema della produzione di cibo, il settore agricolo potrebbe avere un ruolo chiave nel raggiungere gli Obiettivi. Sebbene il 60% dei giovani menzioni il settore energetico come abilitante un modello di sviluppo sostenibile (25% come primo settore citato), tuttavia è degno di nota anche il ruolo che potrebbe giocare l’agricoltura, menzionata dal 40% dei giovani“Adottare sistemi alimentari sostenibili, come la nostra Dieta Mediterranea, può aiutare il Pianeta. E’ ormai assodato scientificamente – conclude Ruggerini – che quello che fa bene alla nostra salute ha anche un impatto ambientale minore, un concetto ben sintetizzato nella Doppia Piramide Alimentare Ambientale proposta da Fondazione Barilla. La sfida dei prossimi anni è questa: dare vita ad una rivoluzione che parta dal cibo e dalle nostre scelte alimentari e che metta al centro del percorso le diete sostenibili”.

A cura di Cristina Latessa

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