Torino, anima mistica, ma soprattutto golosa
di Informacibo
Ultima Modifica: 22/10/2016
Quando il tramonto colora la città e le luci si accendono come stelle, in un tripudio di edifici storici e castelli, sorgono dal nulla atmosfere di altri tempi che fanno sognare.
Si può arrivare a Superga in molti modi, ma il più intrigante è la tranvia a cremagliera che in 20 minuti conduce da Sassi (Torino piazza Modena – metri 225 s.l.m.) a Superga (650 metri s.l.m.). E’ un trenino d’altri tempi che sale la collina torinese in un percorso attraverso prati e boschetti verdeggianti in un tripudio di colori.
Dall’alto della collina, la Basilica di Superga domina la città e mostra un panorama mozzafiato. La costruzione è imponente, opera maestosa di Filippo Juvarra. Qui sono riposte la storia e la cultura della città. Vittorio Amedeo II, per mantenere un voto fatto durante l’invasione franco-spagnola, ne iniziò la costruzione nel 1717 portandola a termine nel 1731. Si possono visitare, su prenotazione, gli appartamenti arredati dei Re e le tombe Reali situate nella cripta a croce latina di casa Savoia che ospita 62 sepolture.
La “Foresteria dei Servi di Maria” offre alloggio in un ambiente tranquillo dove trascorrere momenti di relax e meditazione nel verde della collina (011 8980083) lontani dal frastuono della città. Oltre alle camere vi è pure una sala che può contenere 90 posti a sedere. Si affaccia sul chiostro della basilica, caratterizzato da un giardino all’italiana con siepi di bosso che creano un labirinto. L’Ordine dei Servi di Maria nacque a Firenze nel 1233 formato da una comunità di uomini penitenti che conducevano una vita da eremita. Alcuni di questi fondarono nei secoli varie comunità, tra cui quella di Superga, luogo di pace, mistico, coinvolgente.
Proprio a Torino nel lontano Settecento nacque l’ “arte cioccolatiera”, perché quando la lavorazione del cioccolato raggiunge tali livelli non può che essere considerata “arte”. Arte che continua ad esprimersi ai giorni nostri, fondendo cioccolato e cioccolato tanto da farne una kermesse indimenticabile. Le pasticcerie di piazza San Carlo fanno a gara per avere la vetrina più avvincente, si mettono in mostra per attirare gli sguardi, per indurre a comperare, ma anche per compiacersi per la cura dedicata all’esposizione, al volere farsi vedere, notare, guardare, come fossero una splendida donna.
In Piemonte e non solo a Torino, gli storici caffè fanno parte del patrimonio regionale. Da queste botteghe si intuisce il vero animo della regione, rigoroso e determinato, ma non indifferente ai piaceri dell’ozio. Questi locali hanno mantenuto gli arredi d’epoca, serbando le atmosfere raffinate e scenografiche delle origini: sfarzosi tendaggi, lampadari romantici che si riflettono con civetteria in specchi, marmi e stucchi, splendidi ambienti risalenti al secolo scorso o anche molto prima.
Non c’è che l’imbarazzo della scelta fra marche prestigiose e ottime pasticcerie artigianali. La scelta spazia fra cioccolatini allo zenzero, alla cannella, ai quattro colori, al gusto di arancio e di limone, con canditi. Il famoso “tartufo”, che è una piccola sfera di puro cioccolato gianduia e panna montata ricoperta da cioccolato fondente. Il caratteristico ed ineguagliabile “tourinot”, il “gianduiotto” o il vernuij, reinterpretazione del cuneese al rhum con meringa e cioccolato extra amaro. Già nel seicento era un’aristocratica usanza regalare per Pasqua uova di legno o lega metallica tempestate di pietre preziose: l’estro della vedova del cioccolatiere Giambone creò le prime uova di cioccolato che, inutile dire, ebbero un enorme successo. Il “Bicerin” la bevanda torinese a base di cioccolata, crema di latte e caffè è riconosciuta come “bevanda tradizionale piemontese”
Nel Piemonte gli addetti al settore sono oltre cinquemila persone. Una curiosità: il cioccolato più amato è il fondente, seguito da quello al latte, dal gianduia e dal bianco.
Un ritratto di Torino golosa, dolcissima, coinvolgente, tenerissima, dove i peccati di gola non possono essere considerati peccati,
non solo……….
Torino custodisce, a detta della critica internazionale, il più bel mobile del mondo, un indescrivibile doppio corpo, intarsiato in avorio, madreperla e tartaruga, datato 1738 firmato da Pietro Piffetti. Si trova presso il Museo di Arti Decorative Accorsi Ometto, allestito in via Po secondo il gusto del fondatore Pietro Accorsi grande conoscitore dell’arte del ‘700.
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