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Toscana, un giardino di vigneti

di Informacibo

Ultima Modifica: 08/05/2013

La bellezza e il vigore della Toscana sono il verde, le colline delineate dai cipressi, il cielo azzurro, il succedersi regolare dei filari di vite, l’asprezza selvaggia della Maremma, i profumi della macchia, pruni, lecci,  lavanda, mirto, rosmarino, il suo mare, quel Tirreno vivace, mai piatto con le onde spumose; l’abbandonarsi all’ozio rigenerante,  riposare in un casale, una dimora antica di pietra dove nel dormiveglia senti i passi felpati sulla ghiaia e sei cullato dal profumo di terra umida e di verzure.  E’ un mondo   che non si può non  amare. Un giardino di vigneti, sicuramente, ma ricco di numeri. La Toscana  ha una superficie agraria coltivata a vigna di 62.000 ettari circa: produce 2.800.000 ettolitri di vino.   Ben otto sono vini Docg,  37 vini Doc, cinque vini  a Indicazione Geografica Tipica.   Un panorama straordinario dove la mano dell’uomo ne ha curato ed abbellito ogni angolo, una regione  che regala prodotti come il Chianti, Il Brunello e tanti altri  vini dai nomi fascinosi.  Un caleidoscopio di profumi, il Vermentino di Lumi, il Sangiovese, la Vernaccia, il Bolgheri, il Pomino, il Sassicaia. 

Montepulciano è riuscita a ritagliarsi un ruolo d’elite dove cultura, arte e imprenditorialità suscitano l’interesse dei turisti attratti  dalle peculiarità enogastronomiche di questo angolo genuino.   Un turismo radicato con il territorio, tanto che vi è sorto una scuola di italiano “Il Sasso” condotta con grande professionalità da Heike Wilms, tedesca di nascita, toscana per scelta. Il Sasso ha, come obiettivo,  non solo quello di far acquisire la nostra lingua mediante corsi full immersioni ai manager stranieri, ma insegna  l’essenza stessa della nostra cultura, della nostra arte e gestisce corsi di cucina e di enologia.  Montepulciano, anticamente chiamata Castello Poliziano,  vive ancora di rapporti personali, si è integrata con un agriturismo  di spiccato  carattere rurale. Come non farsi  prendere dalla invitante e ospitale Locanda di San Francesco che mette in mostra tutte  le  sue  qualità ricettive?  In estate la cittadina si anima in modo straordinario grazie a spettacoli teatrali, feste e sagre. A  fine agosto ospita i concorrenti del Bravio delle Botti con i rappresentanti delle otto contrade che hanno il compito di far rotolare  le grandi botti  attraverso le  strade e le  piazze del borgo mettendo in mostra austeri  palazzi patrizi  e residenze rinascimentali la cui architettura  fa riflettere sull’importante passato storico della località.  Al numero 11 di via Ricci, i sotterranei di palazzo Ricci  ospitano la scenografica cantina Redi, in cui è conservato il Nobile Vino di Montepulciano, uno dei rossi più apprezzati a livello internazionale.    E’ questo vino  a far conoscere al mondo intero il  nome di questo paese costruito lungo una stretta cresta di calcare a 605 metri sul livello del mare. Siamo tra la Valdichiana e la Val d’Orcia, tutta ulivi, vigneti e cipressi, profumo di verde e di sole.    Le origini di questo vino sono antichissime, risalgono agli etruschi e sono profondamente legate alle caratteristiche del  territorio, documentati da scritti risalenti al 789, rivisti nel 1350 che ne stabilivano le clausole di commercio ed esportazione.  Il vino è  un favoloso rosso che ha ottenuto la Doc nel 1966 per convergere poi nella Denominazione d Origine Controllata e Garantita (DOCG).  Non va confuso con il Montepulciano di Abruzzo di tutt’altra origine.   Il nostro è prodotto con uva  Sangiovese ovvero il Prugnolo Gentile e il Canaiolo Nero, che dona al nettare un vivace  colore granato e sapore asciutto.   E’  tutelato dal 1965 dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano a cui si deve la creazione  di una Enoteca nel Palazzo del Capitano in piazza Grande, che ospita anche il Laboratorio di Analisi Agroalimentari e il Centro Informazioni della Strada del Vino Nobile di  Montepulciano. Presto accoglierà anche il Museo della Vite e del Vino.

A Montepulciano il piatto tipico per eccellenza è   una pasta tipo spaghetto fatta con acqua, uovo e olio di oliva condita con sugo di carne ovvero  i “pici” , la schiacciata fatta con farina di granoturco  servita fra due foglie di cavolo, i crostini di milza e fegatelli.  Non può mancare la panzanella, la  ribollita e ottimi piatti di carne: l’ocio (oca), la nana (anatra), la bistecca alla fiorentina – che deve essere di quel tipo di carne, cotta con quel tipo di legno di castagno –  polli, coniglie e cacciagione alla griglia, accompagnati dalla “ciaccia” un pane casereccio  schiacciato, senza sale per “non offendere i sapori”.


Per decenni ho trascorso le mie vacanze  a  Principina a Mare, al limite del Parco dell’Uccellina, nel grossetano, una località immersa in una  pineta secolare.   Ricordo con nostalgia le lunghe passeggiate sulla spiaggia verso l’Ombrone, i pomeriggi trascorsi a raccogliere i pinoli all’ombra dell’ immensa pineta,  nella quale, allora, i cavalli vivevano  liberi e li scrutavi da lontano; lo stridere assordante delle cicale.  Ricordi:  nel mio inconscio non considero la Toscana  una terra, ma un giardino. A una trentina di chilometri da Grosseto  arroccato a 500 metri sul livello del mare, su un poggio tra le valli dell’Ombrone e dell’Albegna, salendo per una bella e tortuosa strada tra prati, boschi e pinete, si entrava in  Scansano, la meta di ottime cene goderecce a coronamento di giornate di sole.  Che si beveva? Il Morellino di Scansano al quale nel 1978 era stata attribuita la Doc e nel 2007  la Docg. Anche questo  vino è ottenuto da Sangiovese con una percentuale massima del 15% di altri vitigni a bacca rossa riconosciuti dalla Regione Toscana.  La tradizione vinicola è antichissima, posta in evidenza da testimonianze trovate   in uno scavo archeologico risalente agli etruschi.  La tecnica di tenere le viti basse, cioè vicine al terreno, trasmessa da etruschi e romani è applicata anche oggi. Morellino, nella denominazione locale, indica il Sangiovese ad acino piccolo. Il clima, il suolo, l’altitudine conferiscono a questo vino un sentore fruttato, persistente e fresco,  qualità tali da renderlo inconfondibile.     Alla vista è di colore rosso rubino intenso che, con l’invecchiamento, tende ad assumere tonalità granate. La “Riserva” prevede un invecchiamento minimo di due anni  Si abbina ad arrosti, carni in umido o in agrodolce, formaggi stagionati.

Per chi volesse godere la maremma autentica, aspra e selvaggia rilassandosi fra i profumi della macchia,  potrebbe essere interessante un soggiorno all’Agriturismo OM officinali  a Santa Barbera di Montauto. Tranquillità, tradizione botanica ed erboristica, dolci fatti in casa.  

Nella bella stagione, durante i fine settimana è possibile scoprire la Toscana ed i suoi tesori in treno, salendo su speciali carrozze poste a  disposizione dei turisti, seguite da una  carrozza degustazione che permette di  godere la bellezza e la varietà dei paesaggi, gustando le prelibatezze e i vini della regione.  

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Capo Redattore