Tre decaloghi del Ministero della Salute contro lo spreco alimentare - InformaCibo

Tre decaloghi del Ministero della Salute contro lo spreco alimentare

Come affrontare il tema dello spreco alimentare nella ristorazione ospedaliera, scolastica e aziendale

di Donato Troiano

Ultima Modifica: 19/05/2018

In Italia ogni anno lo spreco alimentare è di oltre 15,5 miliardi di euro (15.502.335.001 euro), pari allo 0,94% del Pil (2016), di cui 12 miliardi (il 77%, 4/5) sono dovuti a quello domestico, mentre 3,5 miliardi dalla filiera alimentare (campi 946.229.325 euro; produzione industriale 1.111.916.133 euro; distribuzione 1.444.189.543 euro).

Di fronte a questi dati molte sono le iniziative delle istituzioni.

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali un anno fa ha pubblicato sul sito del Ministero il vademecum “Io Non Spreco”.

Durante il recente “Milano Food City” il Centro servizi per il volontariato (Ciessevi) di Città Metropolitana ha lanciato un instant book, #IoNonButto, una guida pratica per tutte le non profit che vorrebbero attivarsi nel recupero a filiera corta delle eccedenze alimentari e risponde puntualmente a domande come: Quali alimenti possiamo ritirare “a basso rischio”? Come dobbiamo formare i volontari che si vogliono impegnare nel recupero delle eccedenze alimentari? Come ci attrezziamo per ritirare, stoccare, smaltire, sanificare il materiale a norma di Legge?

Tre decaloghi del Ministero della Salute

In questi giorni il Ministero della Salute ha diffuso tre decaloghi per affrontare il tema dello spreco alimentare nella ristorazione ospedaliera, scolastica e aziendale.

Questi gli obiettivi: prevenire e ridurre lo spreco alimentare attraverso una pianificazione più attenta dei pasti. all’interno di mense ospedaliere, scolastiche e aziendali. Ognuna con le sue caratteristiche particolari ma con un obiettivo comune: quello di gestire meglio il cibo, di favorire la riduzione degli sprechi, donare o riusare le eccedenze, riciclare quello che non è stato possibile recuperare.

I decaloghi sono contenuti nelle “Linee di indirizzo rivolte agli  enti gestori di mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, sociali e di comunità, al fine di prevenire e ridurre lo spreco connesso alla somministrazione degli alimenti” pubblicate online dal Ministero.

Le stime dicono che nell’Unione europea, in tutte le fasi della catena alimentare, dalla produzione al consumo, ogni anno sono sprecate circa 100 milioni di tonnellate  di cibo, di cui il 14% è attribuito alla ristorazione collettiva. Questa in Italia produce circa un miliardo e mezzo di  pasti. Lo spreco alimentare ha un impatto sull’economia, sulla società e sull’ambiente e l’Europa chiede di dimezzarlo entro il 2025. “Secondo i dati forniti dal Banco Alimentare e dalla Caritas in Italia, – evidenzia il Ministero – nel settore della ristorazione organizzata (che gestisce 3 milioni di tonnellate di alimenti), vengono generate ogni anno 210.000 tonnellate di eccedenze; di queste attualmente viene recuperato solo il 12% circa (pari a 25.000 tonnellate di alimenti)”.

Nella ristorazione ospedaliera il Ministero suggerisce di partire da una “attenta pianificazione dei pasti” e di “stabilire una procedura di prenotazione pasti individuale, semplificata e flessibile che, sulla base delle specifiche necessità, fabbisogni e scelte nutrizionali, garantisca la corrispondenza tra pasto prenotato e servito e consenta la possibilità di una variazione dell’ordinazione anche a breve distanza dalla distribuzione.

Nella ristorazione scolastica, il decalogo del Ministero prevede di rilevare le eccedenze, formare gli insegnanti, promuovere la consapevolezza degli sprechi anche fra le famiglie, ove possibile avvicinare il centro cottura al luogo nel quale i pasti vengono dati, per migliorarne il gradimento. Fra le indicazioni del Ministero della Salute, c’è quella di prevedere la possibilità di una seconda razione di frutta, oggi data solo a pranzo, e considerare la possibilità di usare per la merenda del giorno dopo frutta, pane e budini; portarli a casa se non è possibile conservarli a scuola. Si chiede poi di migliorare i refettori rendendoli accoglienti.

Per la ristorazione aziendale, il decalogo prevede fra l’altro di far lavorare a stretto contatto cuochi e dietisti per creare menu vari, equilibrati ed appetibili, e di promuovere i cosiddetti “second life menu”, ossia menu composti prevalentemente da cibi e ingredienti facilmente riutilizzabili in caso di eccedenze. Si chiede di favorire una “cucina degli avanzi” che si gustosa, sana e sicura per riutilizzare le eventuali eccedenze alimentare e di prevedere l’offerta di porzioni diverse a seconda delle preferenze dei consumatori, come la mezza porzioni o un piatto dei primi più piccolo.

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