Chef’s Table: chi è Dario Cecchini, il macellaio più famoso del mondo
di Simone Pazzano
Ultima Modifica: 01/02/2019
Ama la Divina Commedia e le poesie di Borges, ascolta l’opera e gli AC/DC e ha celebrato il Funerale della Bistecca. Dario Cecchini è il macellaio più famoso del mondo e Netflix gli ha dedicato una puntata della sesta stagione di Chef’s Table
Dario Cecchini lavora nella storica macelleria di famiglia a Panzano in Chianti (FI), dove porta avanti una tradizione lunga 250 anni. Grazie al suo estro, l’Antica Macelleria Cecchini si è trasformata in un piccolo impero conosciuto in tutto il mondo: in un viaggio in Toscana non si può non andare alla sua macelleria con cucina. E così Netflix gli ha dedicato un episodio della sesta stagione di Chef’s Table (dal 22 febbraio). È il terzo italiano ad apparire nella serie cult dopo Massimo Bottura e Corrado Assenza.
Ma come ha fatto un macellaio della provincia toscana ad arrivare a essere celebrato in una produzione internazionale che racconta i migliori chef del mondo? Chi è Dario Cecchini?
A 20 anni Dario Cecchini aveva già perso entrambi i genitori, mancati a poco tempo di distanza l’uno dall’altra. Nonostante non avesse mai voluto essere un macellaio, per ironia studiava per diventare veterinario, si trova in breve tempo a dover mandare avanti l’attività di famiglia. I primi anni sono stati durissimi per lui, sia dal punto di vista psicologico che fisico: l’ansia di un mestiere da imparare da zero e un’attività da mantenere, oltre ovviamente alle mani tagliate, ricucite e ritagliate.
La prima bistecca racconta di averla mangiata a 18 anni, come regalo di compleanno. Questo perché, in casa, prima bisognava mangiare ciò che i clienti non volevano. Una visione che ha fatto completamente sua, una volta diventato macellaio. È infatti fermamente convinto che dell’animale sia necessario usare tutto, dal naso alla coda. Dario Cecchini è abituato a fare le cose alla vecchia maniera, utilizzando gli animali dagli zoccoli ai bulbi oculari, come forma di rispetto nei confronti della vita e del sacrificio che ogni animale compie.
Sono un macellaio da otto generazioni, di padre in figlio. Cerco di mantenere alto il valore del mio lavoro e la tradizione della mia famiglia. Per me un uomo deve essere come un albero: le radici nella terra e la chioma in cielo. Deve avere cioè i piedi ben saldi nella tradizione, per prenderne nutrimento, e la testa nel contemporaneo, libera di creare con responsabilità e buonsenso. Avere rispetto dell’animale, della sua vita, della sua morte, e usare tutto fino all’ultimo tendine con responsabilità è quello che faccio tutti i giorni da ormai 40 anni.
Professionista e personaggio unico nel suo genere, Dario Cecchini è anche un grande comunicatore. Nel marzo 2001 con il suo fare istrionico, in tempi di mucca pazza, ha celebrato anche il Funerale della Bistecca. Non avrà studiato marketing, ma è un maestro nel coinvolgere e diffondere il suo messaggio.
E poi c’è Dante, un vero punto di riferimento per lui, come si nota nella sua macelleria. Perché Dario Cecchini è convinto che il cibo serva a ritrovare la dritta via nella vita. Non a caso ha sempre con sé una piccola copia della Divina Commedia. La musica e la recitazione di poesie accompagnano spesso i suoi pasti. Dario esce dalla cucina suonando la tromba e declamando frasi ormai celebri come “To BEEF or not to beef? That is the question!” oppure “Carne Diem“.
Non riuscendo a girare il mondo, ne ha approfittato quindi per fare venire il mondo a Panzano, paese di circa novecento abitanti nel cuore del Chianti. A metà tra Firenze e Siena. Al motto di “Viva la ciccia e chi la stropiccia“, Dario Cecchini accoglie viaggiatori da tutti i continenti. Turisti che attraversano il mondo per mangiare da lui e vivere l’esperienza del Re della Fiorentina.
E a chi gli sottolinea che ha fatto strada nella vita risponde: sono nato nella casa di fronte, quindi a occhio e croce ho fatto 10-15 metri.
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