“Decalogo per la coltivazione sostenibile del grano duro di qualità”
“La pasta è un’icona del nostro Made in Italy – ha affermato il sottosegretario Mipaaft Alessandra Pesce - e la sua qualità va garantita ai consumatori"
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 26/10/2018
Ieri 25 ottobre, proprio nel giorno del World Pasta Day, è stato presentato al Ministero delle Politiche Agricole, nell’ambito del progetto Barilla Sustainable Farming il “Decalogo per la coltivazione sostenibile del grano duro di qualità”, chiamato Icafrud (Impronta CArbonica della coltivazione di FRUmento Duro), un nuovo modello pilota di coltivazione del grano duro, in grado di garantire alla pasta italiana una materia prima di eccellente qualità, con ottime rese e ridotto impatto ambientale messo a punto dal CREA-Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Politiche e Bioeconomia in collaborazione con Barilla, Horta e Life Cycle Engeneering.
I risultati, rilevati sulle aziende che hanno aderito, sono stati illustrati a Roma nel workshop “Per un’agricoltura italiana più sostenibile: l’esperienza della filiera del grano duro di alta qualità”.
Il progetto
L’impresa aderente, sottoscrive un contratto di coltivazione e può utilizzare il DSS GranoDuro.net®, “Decalogo per la coltivazione sostenibile del grano duro di qualità“, un innovativo strumento di consulenza, sviluppato da Horta e concepito come supporto alle decisioni (DSS) che integra le informazioni relative all’andamento meteorologico, alle condizioni del suolo e alle caratteristiche varietali. Le informazioni generate da questa applicazione informatica e implementate dall’azienda stessa consentono di avere anche i dati tecnici necessari per calcolare l’impronta carbonica ed ecologica della coltivazione, secondo lo standard ISO 14067 implementato da LC Engineering.
I risultati
Gli output delle aziende che adottano GranoDuro.net® sono stati messi a confronto con quelli ottenuti dalle imprese appartenenti al campione della Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA), gestito dal CREA Politiche e Bioeconomia, e che applicano una gestione ordinaria della coltura. L’impronta carbonica del frumento duro nelle aziende RICA è stata misurata attraverso un’indagine pilota diretta, che ha integrato le informazioni strutturali e tecniche già rilevate nell’ambito dell’attività RICA. La rilevazione e il successivo confronto hanno riguardato 136 aziende appartenenti al campione RICA e diverse centinaia di aziende che hanno adottato GranoDuro.net® (GDN) nei 4 anni (2014-2017) scelti per l’indagine.
Il confronto evidenzia la maggiore sostenibilità e la migliore qualità del prodotto delle aziende GranoDuro.net® (GDN). In particolare, le rese nelle aziende GDN sono superiori del 22-32% rispetto a quelle riscontrabili nelle aziende ordinarie RICA, a seconda dell’anno di coltivazione, mentre l’impronta carbonica (misurata in tonnellate di CO2 equivalente) delle aziende GDN è inferiore in misura variabile dall’8 al 16%, sempre in funzione dell’annata agraria. Se la riduzione delle emissioni di gas serra venisse riportata ad ettaro e si ipotizzasse l’adozione delle pratiche sostenibili sull’intera superficie a frumento duro nazionale, si avrebbe una diminuzione delle emissioni intorno alle 500.000 tonnellate di CO2 equivalente all’anno, pari al 1,5% delle emissioni complessive del settore agricolo italiano.
Il sottosegretario Mipaaft, Alessandra Pesce
“La pasta è un’icona del nostro Made in Italy – ha affermato il sottosegretario Mipaaft Alessandra Pesce – e la sua qualità va garantita ai consumatori non solo per il suo valore intrinseco, ma anche come immagine del nostro sistema agroalimentare. Il corretto funzionamento della filiera implica investire in qualità e in sostenibilità, con una collaborazione tra le diverse parti coinvolte. Il progetto pilota ICAFRUD – – ha continuato – ha portato all’elaborazione di strategie innovative, basate su modelli agroecologici tarati sulle realtà locali e coniugate con la definizione di contratti di coltivazione. Dai risultati elaborati dal CREA emerge con chiarezza come l’avvio di strumenti negoziali permette di innalzare gli standard qualitativi, migliorare le performance ambientali e sostenere la redditività delle aziende agricole coinvolte. Risultati di tutto rispetto per la valorizzazione e la tutela del nostro Made in Italy”.
La Coldiretti: gli italiani sono i maggiori consumatori mondiali di pasta
Gli ingredienti di qualità sono al centro dell’attenzione dei consumatori, e nel caso della pasta si cerca con attenzione una buona farina, utilizzando quelle di grani antichi storici italiani.
L’Italia, ricorda la Coldiretti, è il principale produttore europeo e secondo mondiale di grano duro, destinato alla pasta con 4,3 milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a 1,3 milioni di ettari, che si concentra nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano il 40% della produzione nazionale. Gli italiani, conclude la Coldiretti, sono anche i maggiori consumatori mondiali di pasta, con un consumo medio di 23 chili all’anno pro-capite; l’Italia si conferma leader anche nella produzione industriale, con 3,2 milioni di tonnellate davanti a Usa, Turchia e Brasile.
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