Food Sustainability Index, la Francia è il Paese più virtuoso - InformaCibo

Food Sustainability Index, la Francia è il Paese più virtuoso

Italia solo 27a grazie all'agricoltura sostenibile ma ancora indietro su spreco di cibo e sfide nutrizionali. Dal Barilla Center for Food&Nutrition

di Donato Troiano

Ultima Modifica: 29/11/2018

La Francia è il Paese più virtuoso al mondo dal punto di vista della sostenibilità del sistema alimentare e del reddito.

E’ quanto emerge della terza edizione del ‘Food Sustainability Index (Fsi)’, l’indice che analizza le performance di 67 Paesi, sviluppato dal Barilla Center for Food&Nutrition (Bcfn) in collaborazione con The Economist Intelligence Unit, che è stato presentato al nono Forum della fondazione Bcfn all’Hangar Bicocca a Milano.

Le performance vengono calcolate sulla base di tre criteri: spreco di cibo, agricoltura sostenibile e sfide nutrizionali

La Francia – spiegano i relatori – rimane leader indiscussa in sostenibilità alimentare, grazie all’ottima performance ottenuta sui tre pilastri alla base del Food Sustainability Index: spreco di cibo, agricoltura sostenibile e sfide nutrizionali. Il Paese d’Oltralpe viene riconosciuto il migliore per aver adottato politiche concrete per la riduzione dello spreco, sia a livello industriale che domestico, in un mondo dove circa un terzo di tutta la produzione globale di cibo viene buttata via. Tra i casi virtuosi, la legge che impone ai supermercati di ridistribuire agli enti di beneficenza che servono le comunità povere il cibo avanzato o prossimo alla scadenza, ma anche la costruzione di infrastrutture solide in grado di minimizzare le perdite lungo la catena di distribuzione.

Tra i Paesi a basso reddito, il Ruanda mostra la performance complessivamente migliori. Se da una parte – secondo l’analisi – le abitudini alimentari del Paese africano sono caratterizzate da diete a basso contenuto di zuccheri, grassi saturi e sodio, dall’altro lato, la denutrizione è elevata (41,1% della popolazione, secondo i dati della Fao) così come la ridotta altezza per età causata proprio dalla malnutrizione cronica tra i bambini sotto i cinque anni. Il Ruanda si distingue però per le sue pratiche agricole virtuose, come la sostenibilità dei prelievi di acqua destinata all’agricoltura proveniente da fonti rinnovabili. Un indicatore fondamentale, perché l’agricoltura è responsabile nel mondo del 70% dei prelievi globali di acqua dolce.

Tra i 23 Paesi a medio reddito, la Colombia quello che si distingue maggiormente in agricoltura sostenibile e sfide nutrizionali.

Italia solo al 27mo posto, indietro su spreco di cibo e sfide nutrizionali

L’Italia, secondo l’analisi del Food Sustainability Index, ha davanti una serie di opportunità interessanti da cogliere per migliorare ancora sotto il profilo della sostenibilità alimentare e ambientale. Le sfide maggiori continuano a riguardare il campo della nutrizione dove, pur rimanendo molto alta l’aspettativa di vita, pari a una media di 83 anni (come Spagna e Australia, ma meno del Giappone che arriva a 84), cambia l’“aspettativa di vita sana” che, per questo indicatore, si abbassa a 73 anni. Determinante, in questa situazione, la percentuale di persone sovrappeso o obese, che registrano picchi fra i più giovani che, nella fascia 5-19 anni, riguarda il 37% della popolazione. E che sale al 59% tra gli adulti. Allontanamento dalla Dieta Mediterranea e da modelli alimentari sostenibili, uniti ad una scarsa propensione all’attività fisica, sembrano essere le principali cause di questa situazione, che potrebbe – anche in futuro – portare a un peggioramento dello stato di salute degli italiani.

Discorso diverso merita lo spreco di cibo dove, a fronte di un 2% di cibo gettato rispetto al totale che viene prodotto (un risultato importante se paragonato alla totalità dei Paesi analizzati, ma migliorabile rispetto agli altri membri UE), si registrano circa 65 Kg/anno di cibo sprecato a persona. Un numero ancora piuttosto alto che però il Bel Paese sta provando a ridurre significativamente. A cominciare dalle politiche recenti, come la Legge Gadda del 2016, che aiuta nella donazione di cibo alle associazioni del terzo settore o il piano nazionale di riduzione dello spreco chiamato PINPAS che analizza le diverse fasi della catena di distribuzione per capire dove avvengono i maggiori sprechi e intervenire per ridurli o ridistribuire il cibo avanzato. Provvedimenti, questi, che lasciano ben sperare in un miglioramento anche nel breve periodo.

Infine, tra i 3 pilasti analizzati, resta positivo lo sforzo del nostro Paese per un’agricoltura che sia sostenibile. Ottime le performance ad esempio nella lotta allo spreco di acqua, visto che solo il 6,74% di quella usata finisce dispersa. Risultato migliore di altre importanti realtà europee come Grecia (11,58%) o Spagna (22,84%). Molto, invece, può essere fatto rispetto all’uso indiretto di acqua, riconducibile al cibo importato dall’estero. Altro dato che deve far riflettere riguarda la presenza di donne in agricoltura: in Italia raggiunge il 38,8% del totale della forza lavoro impiegata nel settore, mentre in Svezia si arriva al 68%. Discorso analogo merita la presenza di giovani impiegati nel settore, che si attesta sul 5% del totale, per una età media pari a 57 anni (negli USA l’età media è di 38 anni). La scarsa presenza di donne e di giovani potrebbe rappresentare, in prospettiva, una complessità per l’Italia vista la maggiore propensione dei giovani all’innovazione tecnologica (e di conseguenza ad un miglioramento dell’impatto ambientale).

Anche quest’anno il Food Sustainability Index offre una fotografia importante degli sforzi fatti dai Paesi analizzati e al tempo stesso delle best practice che possono rappresentare uno stimolo per tutti a fare meglio, nella direzione di un approccio sempre più sostenibile” dichiara Guido Barilla, Presidente della Fondazione BCFN.

Anche quest’anno abbiamo proseguito il lavoro di affinamento di questo strumento, introducendo molti altri Paesi e ritoccando ulteriormente gli indicatori, con l’intento di permettere agli studiosi e ai decisori politici di capire come orientare ricerche e scelte politiche. Perché l’obiettivo comune di tutti deve essere quello di salvaguardare il futuro del nostro Pianeta, partendo proprio dal rapporto con il cibo” ha concluso Guido Barilla.

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