
Gruppo Santa Margherita: tra innovazione e sostenibilità, i vini e le cantine
di Emanuele Scarci
Ultima Modifica: 10/09/2021
Santa Margherita, Torresella, Kettmeir, Lamole di Lamole, Ca’ del Bosco, Cà Maiol, Tenuta Sassoregale, Vistarenni, Terrelíade e Cantina Mesa: sono le dieci tessere del mosaico enologico del gruppo Santa Margherita.
Santa Margherita è stata la tenuta originaria nel Veneto orientale dal 1935 a cui si sono aggiunte lentamente le altre.
Qual è quella imperdibile per il ceo Beniamino Garofalo? “Lamole (foto in alto, ndr), in Toscana, sprigiona un fascino unico. È un borgo del 1200, con un panorama mozzafiato e terreni molto particolari. Insomma, un posto unico da visitare al più presto”.
Toscana nel calice
Lamole, nel cuore del Chianti Classico, è posta su una terrazza panoramica a oltre 500 metri. I vigneti a coltivazione biologica, nel rispetto della tradizione, sono situati su dei terrazzamenti in uno dei punti più alti del Chianti Classico. Condizione che, per escursione termica, illuminazione e ventilazione, consente di raggiungere una buona maturazione dei grappoli e una marcata eleganza.
L’altra tenuta in Toscana, fra alberi ad alto fusto e cespugli di ginestra, è Sassoregale, nel cuore della Maremma. Acquistati da Santa Margherita nel 2002, i 38 ettari della tenuta (30 destinati a vigneto) sono al centro di una piana circondata da colline, fra i 100 ed i 180 metri sul livello del mare. Il Mar Tirreno dista pochi chilometri in linea d’aria. I terreni sono di medio impasto, ricchi e profondi, con prevalente frazione argillosa, e, in una piccola parte, coltivata a Syrah, con maggior scheletro e frazione sabbiosa. Oltre al Syrah, sono presenti Sangiovese, Merlot e Vermentino. Attualmente Sassoregale è in conversione biologica.
“In realtà – aggiunge Garofalo – tutte le tenute colpiscono per qualcosa di particolare. Kettmeir ti coinvolge per la storia: ha più di 100 anni. Cà Maiol, sulla riva sud del lago di Garda, attrae per l’innovazione: abbiamo investito 10 milioni solo per rifare la cantina. Anche Ca’ del Bosco non può lasciare indifferenti: è un percorso nell’arte. In generale è da sottolineare che, negli ultimi 15 anni, la famiglia Marzotto ha investito, fra terra e cantine, oltre 300 milioni con indubbi benefici anche per i territori circostanti”.
Dal Veneto all’Alto Adige
Oggi con il brand delle Cantine di Torresella, a Fossalta di Portogruaro, nel Veneziano, escono i vini veneti classici come il Prosecco Doc; i bianchi veneti Igt Sauvignon e Chardonnay e il Venezia Doc Pinot Grigio. Nei rossi, il Refosco, il Cabernet Sauvignon e il Merlot.
Nei vigneti dell’Alto Adige, la cantina Kettmeir, offre il suo prodotto di punta, lo spumante metodo classico, con una linea di bianchi (Pinot Bianco e Grigio, Muller Thurgau) e di rossi (Pinot Nero, Lagrein e Lago di Caldaro).
Il vino come l’arte
Marcatura univoca di ogni bottiglia, per garantirne la tracciabilità.
La cantina prende corpo nel ’68 dall’idea di Maurizio Zanella di impiantare un vigneto: da lì inizia un percorso enologico all’avanguardia. Ca’ del Bosco conta su 245 ettari di vigneto: tutti seguono il protocollo della viticoltura biologica certificata. La Franciacorta è lontana dalle quotazioni top italiane ma il prezzo di un ettaro arriva fino a 300 mila euro.
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