Italia in Rosa 2016: il grande rilancio del comparto - InformaCibo

Italia in Rosa 2016: il grande rilancio del comparto

di Informacibo

Ultima Modifica: 16/06/2016

di Luciano Scarzello
 
Giunta alla 9° edizione, svoltasi lo scorso fine settimana a Moniga del  Garda,  “Italia in Rosa” il festival del vino rosato (131 le cantine presenti da tutta la penisola e 170  i rosè presentati)  è  arrivato ad una svolta importante perché ora l’intenzione è quella di rilanciare alla grande questo tipo di vino che, almeno in Italia, ha  un ruolo apparentemente secondario rispetto ai “rossi” e ai “bianchi”.
 
Dato che risulta anche all’Ismea e ad altri enti che si occupano di economia. La produzione ed il consumo mondiali di “rosati” sono infatti in costante aumento, ma il consumo in Italia è  però sorprendentemente in calo. 
 
Da ricordare che di Chiaretto se ne producono circa 1 milione e 200 mila bottiglie, la maggior parte le comprano i tedeschi che arrivano d'estate.  2 milioni  di bottiglie circa i "rossi" Valtènesi. Molto pregiati.

Nel corso della manifestazione si è svolto un convegno dal titolo  “Il Futuro dei rosé: numeri e dimensioni di un mercato in forte espansione”.
 
Ospite d’onore Michel Couderc, responsabile del centro studi ed economia del Conseil Interprofessionel Vins de Provence.  La Provenza è, infatti, oggi un punto di riferimento per la produzione di rosati d’alta gamma in quanto detiene il primato con il 40 per cento di tutti i vini rosati prodotti in Francia. Su questo tipo di vino i nostri cugini d’Oltralpe  ci credono e hanno investitito  molto in questi anni e i risultati in termini di mercato si toccano con mano. La Francia, infatti, a differenza del nostro Paese ha visto crescere del 43% il consumo di rosé nel periodo compreso tra il 2002 ed il 2014 ed è diventato Paese addirittura importatore.
 
In generale la produzione in tutto il mondo  ha oggi toccato i 22,7 milioni di hl, pari a circa il 10% dei vini consumati nel 2014 (quota che nel 2002 era pari all’8%). Ma in Italia, nonostante  i consumi siano in calo, anche  restiamo comunque il secondo esportatore nel mondo in volume con il 16% e con una quota del 23% a valore, in un mercato mondiale sempre più internazionale nel quale ben 4 bottiglie su 10 di rosè prodotti nel mondo passano la frontiera prima del consumo (per un interscambio che vale circa 1,5 miliardi di euro). E’ la Spagna a detenere il primo posto come principale esportatore, ma è la Francia quella che domina nel mercato a valore con una percentuale del 31%, pur con volumi uguali a quelli italiani: una dimostrazione di come in Francia e soprattutto in Provenza si sia molto investito sul rosé e sulla sua immagine elevandolo allo status di prodotto di alta gamma. I consumi sono in aumento negli Stati Uniti e anche nel Nord Europa come, ad esempio, in Gran Bretagna. Ciò significa che il made in Italy tira sempre. Per quanto riguarda sempre il nostro Paese  è emersa l’evidenza di una mancanza di strategia a livello italiano, che contrasta con le numerose campagne di marketing e promozione che la Provenza ha effettuato per rafforzare il consumo e la percezione del rosé.
 

Particolarmente significativa in questo senso quindi la partecipazione di Tiziana Sarnari, analista di mercato di Ismea, specializzata nel comparto vitivinicolo, ed anche di Lucia Nettis, direttrice dell’associazione Puglia in Rosé, in quanto, come affermato dal direttore del Consorzio Valtènesi Carlo Alberto Panont , “l’obbiettivo di Consorzio Valtènesi ed Italia in Rosa è quella di fare rete con Ismea, con la Puglia e con le altri principali regioni produttive italiane per costruire un’alleanza che ci consenta di arrivare ad avere anche in Italia un osservatorio di riferimento”.
 
Tiziana Sarnari ha illustrato gli strumenti che Ismea potrebbe mettere a disposizione per attivare uno strumento di studio in un campo, quello dei rosati, dove per l’appunto esistono dati ufficiali: in particolare in ambito vino Ismea effettua un monitoraggio costante sui prezzi di 200 prodotti intervistando ogni trimestre 800 imprese agricole per produrre una serie di outlook periodici su un compartto da 638 mila ettari e 310 mila aziende che vanta un fatturato complessivo 2015 di 12,5 miliardi pari al 9,4% del totale del settore agroalimentare. Ammonta a 20 milioni di ettolitri il volume italiano esportato, con un valore di 5,4 miliardi di euro pari  al 15% valore agroalimentare. “Ma nel quadro di tutti questi numeri non esiste una statistica ufficiale sul vino rosato – ha ammesso Tiziana Sarnari -. La cosa che vorremmo fare è quello di cominciare a chiedere i dati di ogni singola Doc suddivisa per singola tipologia: questo ci consentirebbe di avere i dati sui rosati di tutte le Doc e Igt. Bisognerà lavorarci, ma gli strumenti esistono, i dati ci sono e sappiamo come trovarli: basta metterli insieme ed aggregarli come ci serviranno. Non abbiamo nulla al momento, ma possiamo aprire una finestra su un mondo tutto da scoprire con un grande sforzo collettivo”. Però qualche dato ufficiale positivo c’è: nella Gdo, ha ricordato Sarnari, “i rosati valgono il 5% a volume e il 4% a valore, e nel 2015 i rosati Dop sono cresciuti del + 6% a volume e del +4% a valore”.
 
“Forse – ha spiegato Alessandro Luzzago, presidente del Consorzio Valtènesi –  non arriveremo mai al 31% di quota che i rosè occupano nel consumo generale di vini fermi del Francesi ma abbiamo ampio margine di crescita e la Valtènesi può essere una delle zone che guida questo processo.
Abbiamo storicità, tradizione e dinamismo da vantare: insieme a Bardolino possiamo fare del Garda un territorio che possa fare da ombrello per dare nuova forza al rosé”. Dal canto  Carlo Alberto Panont, agganciandosi alle dichiarazioni di Tiziana Sarnari e di Lucia Nettis ha ancora insistito sugli  “Stati generali” del rosè italiano che studino una strategia di maggiore presenza sul mercato. Come dicevamo prima è un vino che manca un po’ di una giusta identità e non sovente si trova si trova sulle tavole dei ristoranti perché per gli italiani esistono soprattutto i “rossi” e i “bianchi”.
 
“Molti – spiega Alfredo  Bernocco, titolare del ristorante “Duvert”  a Cherasco nelle Langhe albesi -pensano che sia un mix di rosso e bianco, non ne capiscono le potenzialità e il gusto gradevole”.
Al termine è  stato consegnato il Trofeo Pompeo Molmenti, il riconoscimento riservato ai Chiaretti dell’ultima vendemmia 2015.
Gareggiavano 21 vini che due settimane fa sono state stati incoronati con l’ “Eccellenza” (punteggio pari almeno 85/100)  al Concorso Enologico Nazionale per la doc Valtènesi-Garda Classico della Fiera del Vino di Polpenazze. La seconda selezione dei magnifici 21 ha visto trionfare le Cantine Avanzi di Manerba con il Valtenèsi Chiaretto doc 2015.
 
Una citazione merita anche lo chef Carlo Bresciani del noto ristorante “Antica Cascina San Zago” di Salò che – alla cena ufficiale – ha preparato, tra gli altri,  uno stupendo risotto con barbabietola rossa e gorgonzola abbinato al Chiaretto.

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Capo Redattore