Ortofrutta, le esportazioni rallentano. Mercato Ue in affanno
La radiografia del settore di Ice Agenzia in vista di Macfruit di Rimini 2019 (8-10 ottobre). Il dato aggregato evidenzia come l’intero comparto sia la prima voce dell’export agroalimentare con un valore di 8,4 miliardi di euro, contro i 6,2 miliardi del vino
di Vito de Ceglia
Ultima Modifica: 08/04/2019
Dopo il 2017 dei record con il superamento del “muro” dei 5 miliardi di euro di export (5,2 miliardi per la precisione), il 2018 ha registrato una flessione arrivando a quota 4,9 miliardi di euro, secondo i dati di Ice Agenzia, diffusi in vista del più importante evento dedicato agli operatori del settore, Macfruit 2019 di Rimini (8-10 ottobre, oltre 1100 espositori, 25% esteri, 1500 buyer invitati, 60 eventi).
La diminuzione delle esportazioni ha toccato in misura minore gli ortaggi (-3,06%) rispetto alla frutta (-8,2%). Nel complesso, il comparto si conferma però come uno dei settore strategici del made in Italy con una quota del 18% dell’export agroalimentare, valore che sale al 31% se si aggiunge l’ortofrutta lavorata e conservata. Il dato aggregato, evidenzia come l’ortofrutta sia la prima voce delle esportazioni agroalimentari con un valore di 8,4 miliardi di euro, contro i 6,2 miliardi del vino, seconda voce.
Ortaggi, Germania in testa
Il giro di affari dell’export degli ortaggi supera di poco 1,5 miliardi di euro a livello mondiale, in lieve calo rispetto al 2017. Lo scorso anno i primi 5 clienti dell’Italia sono: Germania (447 milioni di euro), Francia (153 milioni), Austria (139 milioni), Regno Unito (91 milioni) e Svizzera (85 milioni). Se si esclude la Francia, unico dato non disponibile, in tutti i paesi considerati le esportazioni viaggiano in terreno negativo: Regno Unito (-9,66%), Svizzera (-9,54%), Germania (-5,59%) e Austria (-5,34%). Se il discorso si allarga alle macro aree geografiche, emerge che l’Ue ha quasi il “monopolio” dell’export italiano di ortaggi (89%). Ai margini paesi non Ue (7%), America (2%) e Asia Orientale (1%). Le migliori performance, segnalate nella lista dei top 20 importatori per l’Italia, sono state registrate in: Slovacchia (+27,80%), Repubblica Ceca (+25,85%), Danimarca (+9,14%), Croazia (+5,11%) e Belgio (+3,15%).
Mercato frutta in forte calo
Il business della frutta genera un fatturato di oltre il doppio rispetto a quello degli ortaggi, 3,4 miliardi di euro. In calo di quasi 300 mila euro rispetto al 2017. Il grosso degli affari, un miliardo di euro, viene realizzato in Germania, che resta anche in questo caso il primo mercato di riferimento per i produttori italiani. Mercato, quello tedesco, che ha segnato -9% nel 2018. A distanza seguono Francia (421 milioni), Svizzera (172 milioni), Austria (170 milioni), Regno Unito (161 milioni). I risultati più negativi arrivano da Regno Unito (-7,2%) e Austria (-6%). La maglia nera però spetta alla Spagna (-26%). L’export per macro aree geografiche raggiunge quasi interamente i paesi Ue. Solo piccole quote in paesi non Ue (6,86%), Asia (5,2%), America (3,4%), Medio Oriente (3,2%). Le migliori performance, segnalate nella lista dei top 20 importatori per l’Italia, sono state registrate in: Israele (+28,80%), Giappone (+27%), Qatar (21,66%), Francia (+2,63%), Svizzera (+2,27%).
Analizzando i dati export per il 2018 delle singole categorie dei prodotti del settore della frutta, le top 5 categorie più esportate risultano essere: mele, pere e cotogne fresche (SH4 0808) per un valore totale di oltre 863 milioni di euro; uve fresche e secche superano i 675 milioni; albicocche, ciliege, pesche, incluse pesche noci, prugne e prugnole, fresche 283 milioni; agrumi, freschi o secchi si attestano intorno a 240 milioni e altra frutta fresca 503 milioni.
Crescono frutta e ortaggi lavorati e conservati
E’ l’unico segmento di mercato che registra negli ultimi 4 anni, 2014-2018, una crescita costante delle esportazioni. E’ anche il mercato più redditizio: vale 3,6 miliardi di euro, erano 3,1 miliardi 5 anni fa. La Germania guida sempre la classifica dei primi 5 clienti “top” per l’Italia (666 milioni di euro), seguono Regno Unito (450 milioni), Francia (439 milioni), Usa (239 milioni), Paesi Bassi (170 milioni). Ma i paesi più performanti risultano: Spagna (+22,60%), Libia (+20,30%), Polonia (10,30%), Australia (+9,90%) e Paesi Bassi (+9,70%). L’export per macro regioni è così ripartito: Ue (69,8%), resto del mondo (8,6%), America settentrionale (7,8%), Asia orientale (5,9%), paesi europei non Ue (4,8%), Oceania (3,1%).
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