Spreco Alimentare: in 4 anni recupero al +23% grazie alla legge 166/2016 - InformaCibo

Spreco Alimentare: in 4 anni recupero al +23% grazie alla legge 166/2016

di Alessandra Favaro

Ultima Modifica: 04/02/2020

Il 5 febbraio è la Giornata nazionale contro lo spreco alimentare. Secondo i dati presentati presso la FAO in occasione della Giornata dello scorso anno, lo spreco alimentare in Italia vale lo 0,88% del Pil: la stima è di oltre 15 miliardi di euro, per che sono la somma dello spreco alimentare di filiera (produzione – distribuzione), complessivamente stimato in oltre 3 miliardi di euro, e  dello spreco alimentare domestico reale, cioè quello misurato nelle case degli italiani attraverso il test dei Diari di Famiglia, che rappresenta quindi i 4/5 dello spreco complessivo di cibo in Italia e vale 11.858.314.935 di euro.

Nel nostro Paese la legge 19 agosto 2016 n.166, della legge ha lo scopo proprio di ridurre gli sprechi alimentari durante tutto il ciclo del “food system”, dalla fase di produzione, a quella di trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, attraverso la realizzazione di specifici obiettivi: contribuire ad attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle istituzioni con particolare riferimento alle giovani generazioni.

Una legge che sta funzionando, che presto si allargherà ad altri prodotti, e che al momento ha consentito un recupero del cibo avanzato del +23%

 

“Lo spreco alimentare finalmente è diventato argomento di discussione tra i cittadini, e soprattutto oggetto di una legge che contiene un messaggio culturale decisivo: ora tutti, cittadini, imprese, enti locali, volontariato, hanno gli strumenti per fare la loro parte”. Lo dichiara Maria Chiara Gadda, capogruppo di Italia Viva in Commissione Agricoltura alla Camera e promotrice della legge 166/2016 cosiddetta “antispreco”, a proposito della Giornata nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare.
“Oggi tutti parlano di “green new deal “– spiega.” La legge sullo spreco alimentare del 2016 è stata pionieristica in questo senso, perché coniuga l’impatto ambientale con quello sociale. Insomma serve ragionare su un “green social deal” per ridurre prima di tutto le disuguaglianze sociali. Abbiamo fatto scuola in Europa su questo e oggi, a distanza di quattro anni, se ne vedono i risultati. Dal punto di vista quantitativo si registra un più 25% sulla media nazionale, e sono cresciuti anche i punti di recupero nell’intera filiera produttiva e anche la varietà di alimenti a partire da quelli che rischiano di essere sprecati di più come frutta, verdura, cibi cotti. E, soprattutto, è cresciuta la sensibilità dei cittadini, che possono con i propri comportamenti fare la differenza rispetto allo spreco domestico, ma anche nell’ambito di quanto avviene nella filiera agroalimentare. La nostra società, tuttavia, spreca tanti altri beni. Per questo motivo, la legge nel corso del tempo è stata ampliata ai farmaci, ai prodotti per l’igiene, a quelli di cartoleria. A breve le disposizioni della legge antispreco verranno estese ad esempio anche alla donazione dei libri, questo arricchirá i nostri luoghi di cultura e di socialità”.

“Insomma, ora gli strumenti per recuperare e dare nuova vita ai prodotti attraverso la rete della solidarietà, ci sono. Gli appesantimenti burocratici sono stati eliminati e recuperare è diventato anche più conveniente che buttare. Sullo spreco non ci sono più alibi. Ora la cosa più utile da fare è diffondere sempre più le potenzialità della legge 166, e metterla in pratica“, conclude.

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