Lo Stoccafisso Norvegese in Italia: usi e consumi - InformaCibo

Lo Stoccafisso Norvegese in Italia: usi e consumi

di Simone Pazzano

Ultima Modifica: 06/03/2019

Un prodotto made in Norvegia, ma adottato a tutti gli effetti dalla cucina italiana. Lo stoccafisso norvegese è scelto e amato dagli italiani per i suoi benefici per la salute (45%), il gusto (38%) e la sua caratteristica di essere un pesce magro (27%)

Il Norwegian Seafood Council – l’ente nato con lo scopo di vegliare sulla commercializzazione dei prodotti ittici norvegesi – ha condotto con Kantar TNS tra luglio e agosto 2018 una ricerca dedicata all’uso e al consumo dello stoccafisso norvegese in tre regioni italiane dove si registrano tra i più alti consumi di questo prodotto: Veneto, Liguria e Campania.

Lo stoccafisso: percezione e ragioni di acquisto

Se in passato lo stoccafisso veniva associato solamente a una concezione di cucina tradizionale e prevalentemente legata ai piatti della domenica “della nonna”, oggi il termine scatena nella mente dei consumatori tante altre sfumature di significati e percezioni, tema affrontato proprio all’interno della ricerca. Tra le diverse associazioni emerse, elementi come i benefici del prodotto per la salute, il suo gusto, il legame con la tradizione regionale e nazionale e il vantaggio di essere una fonte di proteine, adatto alla preparazione di piatti per la famiglia.
Benessere (45%), gusto (38%), e il fatto che sia un pesce magro (27%), in grado di soddisfare i gusti di tutta la famiglia sono invece i primi elementi che emergono in risposta alle domande sulle ragioni di acquisto e consumo. Inoltre, resta importante il fattore legato alla tradizione e alla cultura dello stoccafisso e il buon rapporto qualità – prezzo (25%).

stoccafisso norvegese

Frequenza e modalità di consumo

Nella tradizione italiana, lo stoccafisso è da sempre un prodotto principe delle tavole casalinghe, che ha fatto parte di pranzi e cene in famiglia di tante generazioni. Anche oggi, nonostante i rapidi cambiamenti e l’evoluzione del mondo della cucina, gli italiani continuano ad apprezzare lo stoccafisso e a consumarlo soprattutto a casa, con una percentuale che arriva oltre l’80% nelle tre regioni considerate (87% in Veneto, 86% in Campania, 83% in Liguria). Per quanto riguarda, invece, la frequenza di consumo nelle tre regioni italiane sottoposte alla ricerca, lo stoccafisso entra a far parte della dieta delle famiglie soprattutto durante i giorni della settimana, grazie alla sua versatilità e alla sua capacità di adattarsi alla preparazione di piatti facili e veloci.
Un caso particolare è invece il Veneto dove oltre al consumo infrasettimanale, lo stoccafisso viene utilizzato anche per la preparazione di piatti per i fine settimana, feste e occasioni speciali. Il consumo di stoccafisso varia nelle tre regioni e la Campania si attesta come la regione dove lo stoccafisso viene consumato maggiormente: il 40% ha dichiarato di mangiarlo almeno una volta a settimana.

Leggi anche: Stoccafisso norvegese, 3 ricette di Diego Rossi per il menu di Natale

Crema di patate al limone Stoccafisso Norvegese radicchio confit e guanciale di mora romagnola_diego rossi chef

Tanti nomi, un unico prodotto

Lo stoccafisso, storicamente prodotto in Norvegia e divenuto simbolo della tradizione italiana, ha acquisito con il passare dei secoli tante diciture diverse a seconda della regione e del contesto geografico. Il nostro Paese, come noto, è infatti tra i più ricchi a livello di dialetti esistenti e questo grande patrimonio linguistico si è tradotto anche nell’ambito culinario: un prodotto come lo stoccafisso, ad esempio, possiede un gran numero di denominazioni differenti a seconda del contesto territoriale in cui è inserito: Stuccafisce in Liguria, Stoccafissu nelle Marche, Stocc’ in Campania, Stoccapesce in Puglia, Stocco in Calabria, Piscistoccu in Sicilia e Bacalà in Veneto.

Proprio questa ultima denominazione ha dato origine a una sorta di malinteso linguistico. Sono in molti infatti a chiedersi: che differenza c’è tra stoccafisso e baccalà? Entrambi realizzati con il merluzzo, vengono in italiano molto spesso confusi e considerati come sinonimi. In realtà, il primo indica il prodotto esclusivamente essiccato, mentre il secondo si caratterizza per essere sottoposto anche a un processo di salatura.

Condividi L'Articolo

L'Autore

Giornalista

Giornalista e digital strategist per ViaBagutta Comunicazione. Scrivo di food & beverage per testate di settore come Informacibo.it e Osserva Beverage de La Repubblica. Curo "Onde", una newsletter dedicata ai temi della comunicazione e "Blu Mediterraneo", community per gli amanti del mare.