"Andar a ombre" a Venezia, tra vini e bacari, tour dei sapori veneziani - InformaCibo

“Andar a ombre” a Venezia, tra vini e bacari, tour dei sapori veneziani

Tra bacari, conventi e antichi vigneti, un tour meno conosciuto tra isole e canali veneziani, seguendo la traccia dei vini autoctoni e antichi

di Informacibo

Ultima Modifica: 18/08/2021

Dal prosecco Porta dei Dogi ai vigneti locali, passando tra bacari e ristoranti stellati: un viaggio a Venezia è anche u viaggio nel gusto ricco di sapori e sfumature.

Girovagando in  laguna, osservando vigne e vigneti, non può passare inosservato il legame passionale esistente fra i veneziani e il loro vino.

Tra bacari e vigne

Vigneti  provenienti da secoli di lavoro, abitudini, attitudini e storie lontane. Vigne scomparse e riapparse grazie alla volontà dell’uomo, dimenticate e riemerse. Vini dal gusto inimitabile nati da terreni che al calore e umore della terra uniscono la brezza del mare.

Questo ci porta e capire  l’immutato piacere  dei veneziani ad  “andar a ombre”, antica espressione che voleva indicare le mescite ambulanti che seguivano l’ombra del campanile di San Marco per tenere il vino al fresco.

I cicheti veneziani

Tra locande, bacari, mescite ed osterie, l’antica tradizione veneziana di incontrarsi per bere è ancora molto viva. Per meglio gustare “l’ombra” tra bianchi e rossi, vengono offerti i cicheti,  piccole porzioni di cibo tipiche di Venezia.

Si tratta di piattini con assaggi di piatti spesso tipici veneti, da abbinare allo spritz o al vino, sotto forma di gustosi assaggini (e uno tira l’altro, vi assicuriamo).

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Tra i must have troviamo le sarde in saor, baccalà mantecato fritto o conso (lessato con prezzemolo ed aglio),  risotti con le verdure, pasta e fagioli e il gustosissimo fegato alla Veneziana (con le cipolle), tagliate sottilissime, che si scioglie in bocca.

cicheti veneziani
Cicheti (o cicchetti) veneziani

I vini veneziani ieri e oggi

Ai tempi della Serenissima i vini locali si mescolavano con quelli provenienti da terre allora “lontane”, dai rigogliosi vigneti di  Malvasia e  Moscato delle isole di Candia, Cipro, Corfù, Zante.  Senza dimenticare la ricca produzione delle vigne in Veneto, sempre terra della Serenissima coi suoi vigneti lineari a perdita d’occhio sui pendii di  fresche colline.

Il Consorzio Vini Venezia si è impegnato a far rivivere il vino delle isole e delle terre lagunari trasformando questa opportunità  in  una giovane realtà che trae le origini da una lunga secolare storia.

Il recupero di questi vigneti produce vini rari, autentiche rivelazioni, nate  da grappoli particolarmente dorati, gustosi ed opulenti. Un territorio velato nel quale la terra e il mare si attraggono e si lasciano per riprendersi in un infinito gioco.

Alla bellezza ed al fascino indiscusso di Venezia – patrimonio dell’Unesco – si deve aggiungere lo splendore soffuso della laguna che ha recuperato e le sue vigne.

La riscoperta dei vini autoctoni veneziani

Nel XII secolo intorno a piazza San Marco si estendevano orti e vigneti. Alcuni di questi appezzamenti furono affidati per lascito ereditario ai  “frati Minori di S.Francesco”. Il vigneto è ancora attivo nel convento di San Francesco della Vigna. 

Dall’Isola di Certosa, ad un braccio di laguna da piazza San Marco, è partito il recupero di orti e vini autoctoni. Le pergole di San Michele in Isola sono di Dorona, Malvasia e Prosecco.

Da Torcello sono partite le ricerche della storica uva d’oro di Venezia e, sparse sulle isola di laguna, ne sono state ritrovate 80 piante. Il primo grappolo di questa uva fu raccolto del 2010.

 

Vini e conventi

Al convento delle Zitelle alla Giudecca troviamo Cabernet, Merlot e Lambrusco.  Nel convento dei frati Carmelitani Scalzi in Cannaregio è stato installato un vigneto sperimentale gemello dell’altro situato nell’isola di Torcello, progetti coraggiosi diretti a far ritornare sul mercato il vino autoctono lagunare.  Grazie alla ricerca di un gruppo scientifico condotto dallo studioso e professiore Attilio Scienza e dalle Università di Padova e Milano, in laguna  sono stati impiantate  viti riprodotte geneticamente che hanno portato alla selezione di 25 varietà

L’antico vino dei Dogi: il Venissa

Mazzorbo, unita da un ponte in legno a Burano, prese vita dalla fuga degli abitanti di terraferma in seguito all’invasione dei Longobardi avvenuta tra il VI° e il VII°. Era insomma una minuscola Venezia primordiale. Proprio qui è possibile bere l’antico vino dei Dogi, il Venissa. E’ un vino bianco da collezione, frutto della riscoperta dell’uva Dorona antica varietà autoctona coltivata sin dal 1200 sulle isole di laguna. La vigna della Dorona è visitabile su prenotazione.

Dove (e cosa) mangiare

Il Ristorante Venissa offre un soggiorno dove dalla colazione alla cena si può vivere un percorso gourmet  che trasforma i cibi  in leccornie (tel.041 5272281). Le rive del canale dell’isola sono disseminate da piacevoli ristoranti dove assaporare piatti di grande varietà.  Tra questi, da provare sapori assolutamente locali come: le castraure di carciofo, il patè di granseola, alici alla greca in agrodolce,  risotto di go (un pesce “povero” di laguna), spaghetti col sugo di gattuccio o al nero di seppia.

Ottimi gli scampi alla busara, bisato sull’ara con alloro e i cavassioi, piccole triglie di sabbia, buttate in padella con limone, olio, basilico ed aglio.

Da assaggiare gli schii (gamberetti grigi) con polenta, canoce alla griglia, risotto con le seppie e magari una frittura mista di moeche, seppioline e sogliolette “gentili”, sarde in saor con pinoli e uva passa.

L’Orto di Sant’Erasmo

Nell’isola di Sant’Erasmo si produce un vino chiamato Orto. La famiglia Thoulouze lo ha fatto rinascere  da un “cultivar” di antichi vitigni dove domina la malvasia istriana.

E’ un vino bianco con alti contenuti di minerali, un trionfo sui piatti di laguna di cui ne esalta sapori ed odori. In questa isola la padrona è la natura, l’acqua salmastra, i profumi di salsedine, le barene che affiorano dalla marea, i riflessi i luce che donano incanto al paesaggio.

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Dall’Armenia a Venezia: le vigne di San Lazzaro degli Armeni

L’isola monastero di San Lazzaro degli Armeni regala la scoperta di una cultura antica, una biblioteca con oltre centocinquantamila volumi e quattromila manoscritti miniati. Non solo, ma proprio qui si sono state  recuperate vigne provenienti dall’Armenia,  piantate da alcuni rifugiati armeni  intorno al mille, una varietà di viti chiamate Rushaki sulle quali si stanno effettuando esperimenti e studi.

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Capo Redattore