Biodiversità, le minacce all’Italia: le specie a rischio
Dalla tavola delle famiglie sono scomparse tre varietà di frutta su quattro. E altre 1500 potrebbero sparire. L’allarme di Coldiretti, Fao e World Economic Forum
di Vito de Ceglia
Ultima Modifica: 25/02/2019
Dalla tavola degli italiani sono scomparse tre varietà di frutta su quattro. Nel secolo scorso si contavano 8 mila varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2.000 e di queste ben 1.500 sono considerate a rischio. Anche se la perdita di biodiversità riguarda l’intero sistema agricolo, dagli ortaggi ai cereali, dagli ulivi fino ai vigneti.
Sono i dati allarmanti che arrivano da Coldiretti. Dati che si aggiungono a quelli pubblicati la scorsa settimana dalla Fao in materia di biodiversità e che di fatto confermano le stime autorevoli lanciate un anno fa anche dal World Economic Forum nel rapporto rischi globali 2018. Non solo la Xylella fastidiosa, che sta facendo strage di ulivi in Puglia, ma anche la Popillia japonica, la Drosophila suzukii e l’Aetina tumida. Sono i parassiti alieni provenienti da altri continenti che, a causa dell’intensificarsi degli scambi commerciali, sono arrivati in Italia dove hanno trovato un habitat favorevole a causa dei cambiamenti climatici.
Ulivi, pomodoro e agrumi sotto attacco
Sotto attacco ci sono i simboli dell’agricoltura italiana: dall’ulivo al pomodoro, dagli agrumi al castagno, dalle ciliegie ai mirtilli, ma anche le piante ornamentali come le palme e perfino le api. In questa battaglia, l’Italia però vive una situazione particolare perché – pur conoscendo le minacce alla biodiversità presenti sul nostro territorio come in tutto il mondo – è diventata il Paese più green d’Europa con primati che vanno dal numero di certificazioni di prodotti a denominazione di origine Dop/Igp, alle 60 mila imprese che coltivano biologico, dalla minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma alla decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati.
Le “altre” minacce alla biodiversità
L’ultima arrivata è la cimice marmorata asiatica (Halyomorpha halys) che sta distruggendo i raccolti nei frutteti e le coltivazioni di soia e mais nel nord Italia, ma preoccupa anche la Popillia japonica che può attaccare 295 specie vegetali come il mais, la vite, il pomodoro, i meli, i fiori. Se hanno invece già pagato un conto salatissimo le castagne per colpa del cinipide galligeno, il Dryocosmus kuriphilus proveniente dalla Cina, la Drosophila Suzukii il moscerino killer ha attaccato ciliegie, mirtilli e uva soprattutto in Veneto. A minacciare la produzione made in Italy di miele è invece il coleottero killer Aethina tumida che aveva già invaso il Nord America alla fine degli anni ’90, mentre gli agrumi della Sicilia sono stati attaccati dalla Tristeza (Citrus Tristeza Virus) i meli e i peri dal colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora). Ma c’è anche il punteruolo rosso Rhynchophorus ferrugineus originario dell’Asia che ha fatto strage di palme.
Il Piano strategico sulla diversità
Entro il 2020, secondo il Piano strategico sulla biodiversità, vanno centrati 20 obiettivi – dal dimezzamento della perdita di habitat alla gestione sostenibile di pesca e agricoltura, fino alla creazione di aree protette – che si suddividono in 56 indicatori. In base al Global Biodiversity Outlook dell’Onu, però, solo 5 dei 56 indicatori, sono sulla buona strada per essere raggiunti a fine decennio, mentre 33 segnalano qualche progresso ma a un tasso insoddisfacente per raggiungere l’obiettivo previsto, 10 non mostrano alcun progresso, 5 mostrano addirittura un peggioramento e 3 non sono stati valutati. “Così gli impegni di tutela su scala globale – conferma l’Ispra – si avviano a un misero fallimento”.
Secondo la Convenzione bisogna sfruttare i prossimi due anni per raggiungere gli obiettivi internazionali del Piano strategico e “per fissare un nuovo accordo che crei le condizioni per cui gli esseri umani possano prosperare e svilupparsi armonia con la natura entro il 2050”.
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