Viaggio nella cucina tipica romagnola, tra i piatti della nonna

Viaggio nella cucina tipica romagnola, tra i sapori dei piatti della nonna

Da Ravenna alle Valli di Comacchio, tra antichi sapori e prodotti tipici. Itinerario per vivere un territorio autentico

di Ines Roscio Pavia

Ultima Modifica: 31/08/2023

Come definire la cucina tipica romagnola? Questo angolo di mondo, tra colline e mare, è conviviale e passionale, antico e moderna, ricco di musica, gioia di vivere, tradizioni agricole e amore per gli ingredienti freschi e genuini.

Un misto di laboriosità artigianale e ricordi che riportano alla mente il genio del suo poeta Giovanni Pascoli, immortalato dalla sensibilità di Myricae e dalla tragica storia umana espressa nella Cavallina Storna.

Piatti tipici romagnoli

La cucina romagnola è un viaggio tra piatti buoni e semplici. Nel 1913, scrivendo Come mangiano i romagnoli, Antonio Sassi ha provato a fare un censimento della cucina “del popolo che conserva buona parte delle vecchie costumanze”. Il catalogo comprende cinque voci basilari: i cappelletti, i passatelli, le pappardelle asciutte “condite in perfetta regola”, il pollo arrosto e la piada, icona della Romagna.

piadina romagnola igp Ma i piatti tipici romagnoli sono molti di più e spaziano tra tagliatelle, ravioli, gnocchi, pappardelle, tagliolini, ragù, pesce, carne e formaggi.

La leggenda degli strozzapreti

Tra i piatti tipici romagnoli ci sono anche gli strozzapreti. 

Una delle leggende che spiega l’origine del nome risale alla tradizione delle donne romagnole di preparare questo tipo di pasta per offrirla al prete del paese. I mariti – laicisti – gli auguravano di “strozzarsi” mentre se ne abbuffava. Storico bizzarro anticlericalismo creatosi fra la popolazione di Romagna, gravata dalla lunga dominazione dello Stato Pontificio.

Salumi e formaggi di qualità

La tradizione dei salumi e dei formaggi è profondamente radicata nella cultura gastronomica romagnola. Tra i salumi romagnoli troviamo la Ciccia, una sorta di pancetta stagionata e speziata, ingrediente tipico essenziale di molti piatti tipici.

Il salame romagnolo ha grande tradizione ed è preparato con carne di maiale, sale, pepe, aglio e vino. Altra squisitezza è la salsiccia passita (passa). Insieme all’Emilia, questa regione italiana è un tripudio di prosciutti, coppe, pancetta, culatello, mortadella.

Nascono da antica tradizione: quando il maiale veniva lavorato in casa una parte veniva consumata fresca, cotta sul fuoco, gli insaccati posti sotto sale, le restanti parti servivano per la salsiccia o stagionate e consumate appena appassite.

E poi c’è lo Squacquerone di Romagna Dop, un formaggio fresco e cremoso immancabile nelle piadine.

Altro mito della terra di Romagna è il formaggio di fossa, re della nostra tavola, dal gusto e profumo particolare, con venature amarognole e fragranze di sottobosco. Viene fatto stagionare appunto nelle “fosse”, secondo una tradizione che risale al 1400 e si classifica come formaggio da meditazione.

Leggi anche: Parmigiano Reggiano, viaggio alla corte del re dei formaggi

Il brodetto romagnolo

Tra i piatti tipici romagnoli ci sono quelli a base di pesce, grazie alle coste bagnate dal mare Adriatico. Per esempio il brodetto, una zuppa preparata con pesce locale, pomodoro, aglio, pepe nero e olio d’oliva.

Il pescato dell’Adriatico è ricchissimo e permette di portare in tavola tantissimi piatti di pesce: canocchie, calamari, sogliole, rombi, vongole, triglie e e’pés turchin, come qui chiamano il pesce azzurro. Ottimo cotto in graticola per preparare una rustida con la sua bella panatura dorata, da mangiare con le mani, ancora bollente.

L’olio extravergine d’oliva

Le caratteristiche note aromatiche di mandorla verde e foglia fresca ci portano ad assaporare un olio d’oliva che è una passione: il Colline di Romagna Dop, lavorato con le macine in pietra per la spremitura a freddo delle olive, le quali vengono anche utilizzate con maestria in cucina: in padella con le salsicce oppure marinate con aglio, finocchi selvatico, scorza di arancia.

Nella cucina romagnola ritroviamo l’olio non solo nei primi piatti e nelle pietanze, ma anche nella preparazione di antichi dolci come il miacetto e il bustrengo.

Cosa vedere in Romagna

Ravenna
Ravenna

Difficile dire quale sia il più seducente ed accattivante mito di Romagna. Di primo acchito Il pensiero corre al ponte romano di Savignano sul Rubicone. La storia ci riporta a Giulio Cesare, il grande condottiero che nel 49 a.C. determinò il destino dell’impero romano quando decise di attraversarlo pronunciando la fatidica frase “Alea iacta est”, frase che  ancora ci coinvolge e impone riflessioni.

Ravenna

Ravenna, patrimonio dell’Umanità, è la città più grande e storicamente più importante della Romagna. Parlare della bellezza di Ravenna è arduo, per capire la sua ricchezza artistica bisogna vederla.

È stata capitale tre volte: dell’Impero Romano dell’Occidente (402-476); del Regno degli Ostrogoti (493-553) e dell’Esarcato Bizantino (568-751). Passò in seguito allo Stato Pontificio e nel 1861 venne annessa al Regno d’Italia.

A Ravenna si trova la tomba di Dante Alighieri. La lampada votiva è alimentata dall’olio dei colli toscani. In fondo al giardinetto dietro il tempietto, si trova un campanile con una campana donata dalle città italiane in omaggio al sommo poeta, padre della nostra lingua.

Dal sacro al profano: non si può lasciare Ravenna senza assaggiare i passatelli fatti in casa.

Le Valli di Comacchio, tra ristoranti e trattorie

Comacchio

Le Valli di Comacchio, che rappresentano uno dei più straordinari ecosistemi europei, sono in Romagna e ci fanno apprezzare la tradizione di un popolo che da sempre vive in simbiosi con l’acqua. Una  natura incontaminata a due passi dal mare.
Lungo la costa l’aria salsa di mare si mescola ai profumi intensi provenienti dalle cucine di ristoranti e trattorie.

Da queste parti, a Forlimpopoli,  scopriamo un altro mito: Casa Artusi che gestisce la Biblioteca civica ed artusiana, la Scuola di cucina artusiana, il Centro di ristorazione e gli eventi dedicati all’attività del grande Pellegrino Artusi. E’ uno strumento di promozione e marketing culturale ed enogastronomico nato per diffondere in ambito nazionale e internazionale l’intramontabile cultura artusiana.

Artigianato locale

Perché non considerare un mito anche le teglie d’argilla usate per cuocere la piada? Un’attività storica nata a Montetiffi, come testimoniato da un documento datato 1525, firmato da Sigismondo Malatesta, signore di Rimini. Un’artigianalità che si è inserita nella cultura gastronomica, la piadina, tanto famosa da sostituire il pane.

Oltre ai prodotti tipici, come artigianato, tra i manufatti regionali un posto di rilievo spetta alle tele stampate a ruggine. Ci sono ancora parecchi artigiani che stampano a mano tovaglie, tende, grembiuli seguendo gesti antichi. Tralci di vite, spighe di grano, grappoli d’uva, galli e colombe sono i disegni tradizionali dei manufatti. Il colore più antico è il ruggine al quale, nei secoli, è seguito il blu cobalto e il verde.

Condividi L'Articolo

L'Autore

collaboratore