Latte di mucca, la crisi continua. Al mercato piace “alternativo” - InformaCibo

Latte di mucca, la crisi continua. Al mercato piace “alternativo”

Fallisce il colosso americano Den Foods per effetto di un cambio radicale dei gusti dei consumatori statunitensi verso bevande meno zuccherate e vegetali. Il trend ormai è consolidato anche in Italia: in 5 anni consumi di latte vaccino ridotti di 250 milioni di litri

di Vito de Ceglia

Ultima Modifica: 18/11/2019

In quasi tutti i paesi occidentali i consumi di latte vaccino si stanno riducendo, e ora i nodi vengono al pettine. E’ della scorsa settimana la notizia del fallimento dell’americana Dean Foods, il numero uno del settore negli Usa, che ha portato i libri in tribunale travolta da un indebitamento superiore al miliardo di dollari. Il 2019 si è rivelato fatale per l’azienda: le vendite sono crollate del 7% nel corso della prima metà dell’anno e gli utili sono diminuiti del 14%. Il che ha causato un crollo delle azioni dell’80%. Il principale motivo del fallimento è dovuto al fatto che gli americani bevono sempre meno latte di mucca, preferendo rivolgersi ad alternative meno zuccherate o vegetali. Da quattro anni a questa parte, le vendite di latte vaccino sono in costante calo. E tale calo riguarda tutti i tipi di latte vaccino, incluso quello scremato e senza grassi. Per contro sono aumentate le vendite di latte vegetale, fra cui il latte d’avena.

I numeri di Assolatte

Il fenomeno si è consolidato ormai da tempo anche in Italia, dove – secondo le stime di Assolatte – in 5 anni il consumo di latte alimentare si è ridotto di 250 milioni di litri. La flessione ha riguardato principalmente il fresco, ma non solo. I motivi? Tradizioni e strutture familiari che cambiano, le crescenti o presunte allergie al lattosio, la diffusione di fake news e gli attacchi continui degli ambientalisti. Tutti questi fattori hanno messo in ginocchio il consumo di latte vaccino. I numeri di Assolatte dicono che ogni anno in Italia si producono 11 milioni di tonnellate di latte vaccino, 500 mila tonnellate di latte di pecora, oltre 200 mila di latte di bufala e 60 mila di latte caprino. Nonostante queste cifre il consumo nel nostro Paese cala: solo nel 2018, nonostante la piramide alimentare preveda un consumo di 2-3 porzioni al giorno, si registra una flessione nei consumi di latte alimentare del 3,8% in volume.

I numeri di Eurimonitor

Per contro, sono sempre più numerose le analisi di settore che confermano la crescita delle vendite del latte “vegetale” in Italia e nel mondo come avenasoiamandorla o cocco, che stanno suscitando un sempre maggiore interesse. Uno studio promosso dall’Università di Oxford prevede che l’intero settore raggiungerà i 34 miliardi di dollari entro il 2024. Il consumo del latte vegetale è in continuo aumento e le vendite crescono in modo esponenziale, nonostante il prezzo al litro superi nettamente quello del latte vaccino. Il vegetale piace sempre di più anche in Italia, tanto che entro il 2021 il nostro sarà il settimo al mondo fra i paesi che consumano maggiormente tipi di latte alternativo, secondo una ricerca condotta da Euromonitor International, società leader mondiale nelle indagini di mercato. Fino a non molto tempo fa, a farla da padrone era il latte di soia, forse perché più conosciuto, ma ora sta perdendo il suo primato e sta rallentando le vendite (con un trend a volume del +2%, secondo un’indagine di Nielsen, altra società leader nelle ricerche di mercato). In compenso ci sono altri prodotti, quelli di cereali e alle noci, che stanno conquistando il mercato (+75,1% secondo Nielsen), tant’è che anche le aziende produttrici di latte vaccino (come Parmalat e Granarolo, che hanno lanciato linee di prodotti alternativi) si stanno prendendo una fetta di questo allettante mercato, nel quale le aziende italiane sono protagoniste fin dagli albori.

Condividi L'Articolo

L'Autore

giornalista Osservaitalia