Tour nelle Langhe alla scoperta del Moscato docg, e i grandi rossi - InformaCibo

Tour nelle Langhe alla scoperta del Moscato docg, e i grandi rossi

di Informacibo

Ultima Modifica: 11/04/2019

Qualche inverno fa, assieme ad alcuni giornalisti del settore enogastronomico, abbiamo raggiunto il Piemonte, per un bellissimo viaggio nelle Langhe organizzato dal collega Luciano Scarzello.
Questi territori sanno sempre regalare grandi emozioni, sia per i suoi paesaggi, sia per il suo cibo ma principalmente per il Nebbiolo che ci apprestiamo ad approfondire.

Due giorni sono pochi, ma è da considerarsi come una piccola introduzione per viaggi futuri.

Tra Langhe e Roero: idee per un weekend da wine lovers

Il viaggio

vigne moscato asti saracco

Da Parma partiamo in due, la nebbia sembra prenderci per mano sin dallo svincolo dell’autostrada direzione Piemonte, con un po’ di sconforto, a causa del timore che possa precluderci in qualche modo la bellezza del paesaggio. Intanto l’automobile si arrampica sulle stradine tortuose di montagna, e come per incanto il monotono paesaggio spianato che ci aveva accompagnato sinora, non c’è più, dissolto come la foschia.

Lo scenario attuale è alquanto diverso, sono apparse tante colline rotondeggianti, sommerse da un mare di foglie di vite colorate, con tinte tenui, morbidi, che virano dall’arancio al rosso, sembra di essere davanti ad un quadro impressionista dove filari di nebbiolo oramai in letargo, sembrano aggrapparsi da tutte le parti per risalire sulle colline, discendere sino alle valli circostanti e attorcigliarsi sino a lambire la stradina che stiamo percorrendo. Qui tutto è vite.

Nelle Langhe


Finalmente eccoci a Castiglione Tinella, un ridente centro abitato di 850 anime circa, tra l’astigiano e il cuneese. Una piazza, una chiesa e da uno dei tanti vicoletti che dal centro del paese conducono verso le pendici della collina, ci dirigiamo per visitare la mostra allestita da Lorella Morando, ad attenderci anche Bruno Penna sindaco di Castiglione. La mostra verte sulla figura di una celebre eroina risorgimentale, La Contessa di Castiglione, al secolo, Virginia Oldoini, nata Firenze il 23 marzo 1837, andata in sposa a Francesco Verais Asinari, conte di Costiglione d’Asti e di Castiglione Tinella, la quale, grazie a questo matrimonio ha l’opportunità di frequentare la corte di Torino.

Personaggio eccentrico, vanitoso, dotata di grande bellezza e potere seduttivo, unito alle sue abilità diplomatiche viene è inviata alla corte di Francia, dove riesce ad avere garanzie da Napoleone III circa un suo intervento a favore delle truppe francesi in caso di guerra dell’Italia contro l’Austria evento che sarà determinante per la vittoria dell’Italia nella II guerra d’Indipendenza.

Siamo ospiti nell’albergo Castiglione, dispone anche di una storica cantina risalente al ‘400 e poi ristrutturata alla fine dell’800. Dal 2001 ne è proprietaria la  stessa famiglia Saracco (tel. 0141-855410). dimora comoda ed elegante, dalla finestra della camera s’intravede la piscina ancora piena d’acqua collocata ai bordi della valle che guarda sui vigneti colorati di rosso. Immaginiamo i fortunati ospiti delle stagioni estive, in ammollo nelle sue acque degustando un buon bicchiere di moscato sotto la calura estiva. Si, perché qui siamo in terra di Moscato!

Vigneti e terroir


A noi ci resta comunque la bella consolazione di una passeggiata tra la vigne, osservando ancora una volta questo paesaggio reso ancora più suggestivo dalla leggera foschia a condurci tra i filari Paolo Saracco, proprietario, vignaiolo ed enologo, alla quarta generazione, Paolo esordisce così: Faccio quello che viene meglio nel mio territorio, e quello che viene meglio in questo territorio è  produrre uve di Moscato d’Asti.
L’azienda risale al 1800 circa, i vigneti sono distribuiti su una superficie di 50 ettari. Un po’ di storia su questo vitigno: le uve bianche di Canelli, furono portate dai crociati circa dieci secoli fa di ritorno dalla Terra Santa, si sono particolarmente adattate in queste zone in circa un millennio, grazie ad un terroir unico, il suolo è formato dal ritiro del Mare Padano (16 milioni di anni fa) compatto e solido, ha avuto origine nel Miocene (15 milioni di anni fa) e si compone in parti uguali di sabbia e limo ricchissimo di sedimenti calcarei

Il microclima: un altitudine di 400 m s.l.m, un esposizione solare che varia da nord a sud, da est a ovest, concorrono a conferire al Moscato prodotto da questa azienda un equilibrio tra acidità e zuccheri unico. Sistema di allevamento contro spalliera con potatura a Guyot, densità d’impianto 6000 ceppi per Ha. Per conferire questa qualità si vendemmia nella prima decade di settembre, le uve raccolte in giornata mediante pressatura soffice per estrarre soltanto gli aromi, il mosto ottenuto viene subito immesso in tini d’acciaio termoregolati e fatto decantare alla temperatura di 7 gradi per fermare la fermentazione.

Alla fine della vendemmia, vengono inoculati lieviti selezionati neutri, per fare proseguire la fermentazione per circa 4 – 7 giorni alla temperatura di 20°C , per poi eseguire la stabilizzazione tartarica, dopo la filtrazione sterile il vino viene messo in bottiglia dove si affina per circa 30gg.
Alla vista è giallo paglierino, al naso i profumi sono intensi,  fiori di pesco, bergamotto e frutta esotica, in bocca si prevale la pera, la mela, importante spalla acida che lo rende fresco e piacevolissimo, finale di note balsamiche di anice stellato, mai stucchevole e invita a berne un altro sorso. La cosa che stupisce di questo vino è l’eleganza e l’equilibrio.

Cosa bere, cosa mangiare

Per la cena l’appuntamento è a “Cà del Lupo” di Montelupo Albese diretto con molta cortesia e ospitalità da Stefano Drocco.
Qui l’immancabile battuta di Fassona con tartufo d’Alba è d’obbligo, accompagnata da un “insalata russa”, seguono tagliarini alla piemontese alla quale abbiniamo un delizioso nebbiolo della cantina Giribaldi.

Stefano Drocco, patron Ristorante "ca' del lupo" Montelupo Albese (Cuneo)
Stefano Drocco, patron Ristorante “ca’ del lupo” Montelupo Albese (Cuneo)

Proprio ottimi i vini della Cantina“Mario Giribaldi” che si trova a Rodello.
E’ un’azienda moderna ed affermata le cui origini risalgono ai primi del novecento, l’attuale titolare Mario Giribaldi alla terza generazione. I vini sono quelli classici delle Langhe albesi a partire dal Barolo seguito da  Nebbiolo d’Alba doc, Dolcetto d’Alba doc, Barbera d’Alba doc, Langhe Arneis doc e Langhe Favorita doc. Altra pregiata produzione è quella del Gavi docg mentre ultimo nato nel 2013  è lo spumante metodo classico doc ottenuto da uve Pinot nero e Chardonnay.

In questa zona dell’Albese il Pinot nero dà infatti ottimi risultati. “La filosofia che ispira l’azienda- spiega Mario Giribaldi – è quello di produrre vini adatti ad un consumo alimentare quotidiano e migliorare costantemente gli stessi vini attraverso un’attenta  selezione dei cloni delle viti”.  Buona parte delle bottiglie viene esportata ma in questi ultimi anni l’azienda ha puntato molto anche sul mercato italiano con buoni risultati.  A favorire le vendite dei vini è anche un corretto rapporto tra la qualità il prezzo. (Azienda Agricola “Mario Giribaldi” tel. 0173-617000).
Il giorno volge oramai al desio e con quello nuovo si cambia prospettiva.

Nel nuovo giorno da Castiglione attraversiamo il Tanaro, il paesaggio è diverso e sembra un anfiteatro dai contorni molli e rosseggianti, arriviamo a Canale d’Alba (Cn), capoluogo del Roero, qui in località Madonna dei Cavalli visitiamo la cantina Malabaila, nota per la produzione di Nebbiolo Roero, ci accoglie Valerio Falletti, socio ed enologo. Dopo averci accompagnato in cantina, scavata a piccozza nella roccia durante gli intervalli di lavoro da parte degli operai per ricavarne spazi più temperati, raggiungiamo la sala degustazione. Ad attenderci un magnum di Arneis metodo classico, poche bottiglie, il metodo classico è Pas dosè, intrigante con i suoi profumi di mela verde e le leggere speziature che ricordano la frutta esotica, non è di meno il Nebbiolo.

L’Alta Langa

Ritorniamo a Castiglione Tinella percorriamo – dopo aver attraversato Alba – un altra zona collinare nota come Alta Langa. Di ritorno non si smette mai di guardare il suggestivo paesaggio che cambia fisionomia con le diverse ore del giorno. Su ogni cucuzzolo predomina una torre, a ricordare antichi casati, che non pacificamente si sono succeduti nei secoli, arabi e franchi che complice la debolezza dell’impero romano ristabiliranno l’ordine, ogni secolo un invasore. Tutto ciò ha influenzato il carattere di queste genti, come narrato dagli scrittori molto amati in questi luoghi Beppe Fenoglio e Cesare Pavese, popolo che mira all’auto sufficienza affidandosi alla forza delle proprie braccia per plasmare il terreno e renderlo adatto alla coltivazione della vite.

Conosciamoli meglio: Alta Langa DOCG, lo spumante brut del Piemonte

Di ritorno a Castiglione Tinella è l’ora della cena prima del commiato, scegliamo: l’Osteria Verderame, (tel. 0141-855806) situata in uno dei tanti vicoletti che dal centro del paese conduce verso i pendici della collina. Caldo e accogliente, nell’androne alcuni contadini chiacchierano con un bicchiere di rosso in mano e ci scrutano mentre ci avviamo verso il nostro tavolo, dove ci accoglie la cameriera, ci propone un tortino di ricotta e spinaci al quale abbiniamo uno Chardonnay delle Langhe DOC, “la morandina” intrigante al naso con le tipiche note varietali, in bocca si presenta con bouquet ampio ed ricco di fiori di pesco, acacia, in bocca prevale la frutta esotica, sulla crema di ravioli del plin, per stare nelle specialità del territorio abbiniamo un Barbera, mentre sul brasato col gustiamo con un pinot nero sempre della Cantina Saracco, sulle “Contessine” dolcetti di pasta secca a base di nocciole, abbiniamo un moscato di Saracco e tutto torna.

Credits testi e foto: Raffaele D’Angelo

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Capo Redattore