Carne spaziale? No grazie, meglio una vera bistecca Dop - InformaCibo

Carne spaziale? No grazie, meglio una vera bistecca Dop

di Alessandra Favaro

Ultima Modifica: 09/10/2019

La carne spaziale non convince, almeno gli italiani, che continuano a preferire la bistecca “in carne e ossa”, magari pure Dop o Igp.  Tre italiani sui quattro (75%) infatti giudicano negativamente la carne ottenuta in laboratorio. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dell’indagine Ixe’ in riferimento alla prima bistecca spaziale stampata in 3D sulla Stazione Spaziale Internazionale.

La carne spaziale

La carne spaziale è una carne artificiale che è stata prodotta per la prima volta a 339 chilometri di distanza dal Pianeta Terra, su  una stazione spaziale a 339 chilometri di distanza dalla Terra. Si tratta di un esperimento svolto nella sezione russa della Stazione per conto dell’azienda israeliana Aleph Farms, in collaborazione con l’azienda russa 3D Bioprinting Solutions.

Per produrre la carne è stata usata una stampante 3D in grado di “stampare” materiale biologico, in questo caso di mucca, partendo da alcune cellule, portate dalla Terra, combinate con fattori di crescita e sostanze compatibili con i tessuti biologici chiamate ‘bio-inchiostri’ e finora utilizzate nelle stampanti 3D per ottenere organi in miniatura.

Ovviamente non è in commercio e si è trattato di un esperimento, ma in futuro è ipotizzabile che una tecnica del genere si possa usare per nutrire gli astronauti. Ad oggi è impensabile produrre un alimento simile nello spazio, anche solo per portare l’acqua necessaria per produrla.

Gli italiani amano la carne, ma locale, Dop o Igp

Gli italiani – sottolinea la Coldiretti – guardano con diffidenza l’applicazione di queste nuove tecnologie ai prodotti alimentari.

La notizia arriva in occasione di una storica inversione di tendenza con l’aumento di spesa delle famiglie italiane per la carne in crescita del 6% nel 2018, il valore più alto degli ultimi sei anni che avevano fatto registrare un brusco calo dei consumi, sulla base dei dati Ismea.

Nel Belpaese peraltro, si assiste a una decisa svolta verso la qualità con il 45% degli italiani che privilegia quella proveniente da allevamenti italiani, il 29% sceglie carni locali e il 20% quella con marchio Dop, Igp o con altre certificazioni di origine secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Vola, infatti, il consumo di bistecca “Doc” con un balzo del 20% nel numero di animali di razze storiche italiane allevati negli ultimi 20 anni sulla base delle iscrizioni al libro genealogico. La domanda di qualità e di garanzia dell’origine ha portato a un vero boom nell’allevamento delle razze storiche italiane da carne che, dopo aver rischiato l’estinzione, sono tornate a ripopolare le campagne dagli Appennini alle Alpi. L’attività di allevamento ha un ruolo fondamentale nel preservare paesaggi, territori, tradizioni e culture poiché – conclude la Coldiretti – quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni.

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